Politics | Lavoro

Profughi e datori di lavoro si incontrano online

Workeer è una piattaforma digitale per favorire l'incontro tra domanda ed offerta di lavoro e si rivolge a chi fugge verso l'Europa.

Profughi come peso o come risorsa. Persone da accogliere in maniera umana o pericoli per il nostro mercato del lavoro o il nostro welfare. Due universitari tedeschi, David Jacob e Philipp Kühn, hanno cercato di trovare una soluzione più pragmatica e concreta ai vari dilemmi proponendo Workeer, una piattaforma che mette assieme domanda ed offerta di lavoro tra profughi e datori di lavoro che vogliono dare loro una chance.

Secondo Jacob e Kühn ci sono almeno cinque motivi per dare un lavoro ai profughi: perché sono forza lavoro motivata e impegnata, perché un'integrazione riuscita nel mercato del lavoro porta ad una maggiore integrazione anche all'interno della popolazione. Quindi i profughi hanno spesso una storia di vita particolare e possono arricchire le imprese con la loro conoscenza, le loro esperienze e le loro diverse connotazioni culturali. Attraverso un posto di lavoro i profughi possono riuscire a condurre un'esistenza autonoma, riuscendo quindi a non pesare sul sistema di welfare tedesco. Infine molti di loro hanno una formazioni in settori nei quali in Germania manca personale tecnico specializzato. A questo proposito ad esempio il divertente programma serale di Rai3 Gazebo aveva seguito una coppia di giovani siriani dalla Grecia fino ad Amburgo: lei dentista, lui chirurgo.

Die Welt indica qual è lo stato dell'arte sul nuovo social network. Per ora ci sono 21 offerte di lavoro, 25 datori di lavoro interessati e 24 profughi iscritti. Molte professionalità sono richieste nel settore It, altre per attività manuali, pulizia o assistenza anziani. Si parte da tirocini non pagati, attraverso minijobs fino ad assunzioni vere e proprie. Quasi tutti i profughi indicano l'arabo come madrelingua, la maggior parte parla poi anche inglese e/o francese.