“Conservate le castagne in frigo”
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Con ben 400 ettari di terreno coltivati, i castagneti rappresentano la terza frutticoltura più grade dell’Alto Adige, dopo melo e vite. A causa delle piogge e della neve, e del fungo Gnomoniopsis castaneae, quello di quest’anno sarà un ottobre diverso dai precedenti per le circa 1.500 aziende agricole locali che producono castagne. Il raccolto partirà più tardi del solito, intorno a metà ottobre, e si prevede un calo del 20-30% rispetto agli anni passati. Il prezzo medio delle castagne dovrebbe aggirarsi intorno ai 7 euro al chilo.
“A seconda della varietà, i frutti maturano in periodi diversi. In Alto Adige abbiamo delle castagne di ottima qualità, dolci e grandi. Si tratte delle Südtiroler Gelbe, molto simili al Marrone Fiorentino”, dice Giacomo Gatti, studioso di agraria del Centro di Sperimentazione Laimburg e, da 7 anni, specializzato nelle colture di ciliegie e castagne. “Solitamente – continua Gatti – il raccolto avviene a inizio ottobre ma quest’anno, a causa delle nevicate di giugno e di settembre, c’è stata un’estate breve e slitterà tutto di un paio di settimane”.
E sulla quantità di castagne che verrà raccolta, Gatti prevede un calo: “Le continue piogge impediscono una completa e ottimale impollinazione, in quanto, per i castagneti, avviene grazie al vento. Se piove, il polline non riesce a ‘volare’ da una pianta all’altra. Credo che ci sarà un raccolto inferiore del 20 o 30% rispetto agli anni passati. Però, se le castagne dovessero essere più grandi, si andrà a compensare”.
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“Da qualche anno però sono aumentate le castagne marce a causa di un fungo”
Parallelamente, dal 2018 le castagne altoatesine sono attaccate dal fungo Gnomoniopsis castaneae, un fungo presente da sempre ma che negli ultimi anni, anche a causa dell’innalzamento delle temperature, si è manifestato pesantemente. “Al contrario del resto d’Italia, qui da noi non c’è il problema del 'bacato' del castagno, ovvero di piccoli vermi che si nutrono del frutto. Da qualche anno però sono aumentate le castagne marce a causa del fungo” (come quelle nella prima foto Ndr). Il fungo riesce a svilupparsi in modo ottimale a 27 gradi. “Quando vengono raccolte, le castagne non presentano dei danni, ma è sufficiente che trascorrano una settimana in un ambiente domestico o caldo per marcire e non essere più commestibili”.
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E perché, allora, non applicare alle colture dei prodotti fitosanitari? Giacomo Gatti spiega: “I castagneti sono piante che non vengono trattate. Non si può parlare neppure di agricoltura biologica, perché in quel caso sarebbero ammessi determinati principi attivi. Invece, grazie agli equilibri che si sono sviluppati in centinaia di anni, sui castagneti non si deve applicare nessun fungicida. In Alto Adige, si pensi, abbiamo piante di 400 anni ancora produttive. Bisogna quindi agire nelle fasi post-raccolta”. Secondo l’esperto di agraria, serve agire con la catena del freddo, abbattendo la temperatura in celle frigo. “Sia gli agricoltori sia i consumatori non dovrebbero interrompere la catena del freddo, conservando le castagne sempre in frigo. Oppure possono congelare il prodotto, ma attenzione: le castagne dovranno poi essere cotte direttamente da congelate, altrimenti si ‘disfano’”.
“Grazie agli equilibri che si sono sviluppati in centinaia di anni, sui castagneti non si deve applicare nessun fitosanitario”
E Gatti conclude con un appello ai consumatori: “Se si desidera continuare ad avere piante non trattate, e quindi a non utilizzare fungicidi, allora serve cambiare il modo di conservare questo prodotto. Il clima cambia e devono cambiare anche le nostre abitudini. Le castagne sono un simbolo culturale e non sono importanti solo per l’agricoltura e l’economia. I castagneti vanno preservati”.