NARRAMI, O MUSA, LA STORIA DI MARIO

Mario teme il buio: l’attimo prima di dormire, le candele terminate, i blackout, i blind concert, stampare le foto in camera oscura, i compleanni con le torte a candeline spente, quando chiudendo gli occhi gli sembra di precipitare. Ma così di fatto finisce per addormentarsi. E sogna sempre, pensa che così starà lontano dal buio. Sogna di giornate senza fine, interminabili imprese eroiche, danze multietniche, occhi che si riaprono. E con questa immagine pone vita alla sua mattina.
Non ama svegliarsi di notte, ma quella notte fu fatale. Doveva assolutamente bere, dopo la moltitudine di arachidi ingerite. Doveva bere e la collana a lampadina che indossava sempre si era rotta. Fulminata pure la luce sul comodino. Una freccia immaginaria comparì nella sua testa a indicargli l’interruttore della fonte luminosa principale. Mezz’ora dopo prese coraggio e decise di alzarsi. Una luna appena accennata non osava illuminarlo. Barcollando fece quattro o cinque passi verso il muro, tastando lo spazio accanto alla porta in cerca dell’interruttore. Che però non trovò. Non riusciva a percepirlo. Palpava e premeva le mani contro la superficie del muro ma niente. Ogni minimo movimento e rumore lo spaventavano e si intratteneva al suo appoggio. Ricercava con frenesia nel buio il tasto da premere per far cessare il tutto, i suoi pensieri, le storie non sognate che prendevano piega solo tra le tenebre. Ma nulla da fare, appena percepiva di averlo trovato, il tentativo diveniva inutile. Non riusciva più a distaccarsi dalla forma assunta con la sua pesante frenesia mentale. Arrivò persino il mattino e dunque la luce. Mario però teneva gli occhi chiusi: nella sua testa ancora il buio. Continuava a tastare con fatica. Solo il muro liscio e freddo. Umido del suo sudore. Era arrivata la luce accecante e lui ad occhi chiusi nella disperazione iniziava a scoprire i colori generati dallo sfregamento delle pupille. Arancione, fulmini di giallo, rosa immenso, verdeblurosso…
Mai percepiti così intensi. Mario si commuove. Nel piangere si lascia cadere a terra, addosso alla porta. Sbattendoci la apre, nel mentre schiude gli occhi e a testa in giù per terra vede l’interruttore. Dall’altra parte della parete. Si asciuga le lacrime, si rende conto che gli bastava aprire gli occhi, ripensa ai colori appena scoperti e per un attimo, per sbaglio, ama il buio. La sua ombra. Danza ad occhi chiusi nella commozione. Un equilibrio recente entra nella sua vita, si siede sulla scrivania e scrive. Mario scrive e riscrive del buio appena percepito. Passano i giorni e Mario decide di scrivere direttamente con gli occhi chiusi, detta all’amico ciò che vede nel buio. Scrive di viaggi, di amori, di guerre e di eroi. Così come era stato lui un eroe ad avere la forza di vincere quella paura e di raccontarla. Mario, da allora, scrive ad occhi chiusi.
TESTO DI JOANA PREZA
ILLUSTRAZIONE DI VALENTINA STECCHI
ACHTUNG!
Meinungsvielfalt in Gefahr!
Wenn wir die Anforderungen der Medienförderung akzeptieren würden, könntest du die Kommentare ohne
Registrierung nicht sehen.