Chronicle | La protesta

Se gli infermieri “fuggono” all’estero

Nursing up a muso duro contro l’Asl: “Impreparati a seconda ondata”. Gli infermieri scelgono la Germania: “Condizioni contrattuali migliori”. Il 2 novembre si sciopera.
Infermieri, murales
Foto: upi

La nota, stringata, dell’Azienda sanitaria altoatesina arriva di buon mattino: “Il Comprensorio sanitario di Bolzano comunica che per lunedì 2 novembre 2020 è stato indetto uno sciopero (di 24 ore, ndr) per il personale sanitario non medico del comparto sanità. I servizi essenziali saranno comunque garantiti e ci scusiamo per eventuali disagi, in particolar modo per quelli riguardanti le prenotazioni per i prelievi del sangue”.

Dall’altra parte la rabbia degli infermieri che in Alto Adige come nel resto d’Italia il 2 novembre incroceranno le braccia. “Cosa si è fatto da giugno a ottobre per prepararsi a fronteggiare questa nuova ondata dell’epidemia Covid?” chiede amaramente Massimo Ribetto, referente regionale del sindacato Nursing up che denuncia “l’impreparazione dell‘Azienda Sanitaria”, “nessun piano, nessuna prospettiva, si è vissuto alla giornata dando priorità al recupero delle prestazioni sanitarie saltate nei mesi precedenti spremendo personale sanitario già allo stremo”. E ora lo schema è “costringere i professionisti con un ordine di servizio a lavorare in reparti Covid, senza una preparazione e formazione adeguata, esponendo a rischio professionale sia gli operatori che i pazienti”.

 

Intanto l’Asl corre ai ripari: a Bressanone apre la Terapia intensiva e a breve lo farà anche Silandro, così da allentare la pressione dei ricoveri sull’ospedale di Bolzano, già in grande sofferenza. “Si è fatto e si sta facendo il possibile per reperire il personale che serve - assicura il direttore sanitario Pierpaolo Bertoli dalle pagine del Corriere dell’Alto Adige -. Il vero tema è che per gestire un numero molto consistente di posti letto, è inevitabile una riorganizzazione dei reparti e un ridimensionamento massiccio delle prestazioni ordinarie”.

Il nodo riguardo la carenza di personale, secondo Ribetto, sono i contratti peggiorativi rispetto ad altre nazioni e, talvolta, rispetto ad alcune strutture private locali. “Non solo non riusciamo a trovare infermieri, ma perdiamo anche quelli che avevamo assunto con contratto a tempo determinato. Molti, dopo sei-sette mesi di lavoro nella nostra azienda infatti non hanno rinnovato il contratto”. La conseguenza? Andare a cercare fortuna altrove. “È di dominio pubblico che agenzie del lavoro tedesche stiano facendo numerosi contratti con infermieri italiani per portarli a lavorare negli ospedali della Germania. È quindi lecito pensare che se gli infermieri contattati accettano di lasciare il proprio paese e i propri cari lo facciano perché i contratti siano nettamente migliorativi in confronto a quello locale come migliore è l’organizzazione nelle Aziende germaniche”.

A tutto ciò si aggiunge la spinosa questione dei criteri di assegnazione dei premi Covid, distribuiti “in maniera iniqua”, insiste Nursing up, “tanti sono gli infermieri e operatori sanitari che, lavorando a diretto contatto con i pazienti covid, si sono infettati e ammalati ma a questi oltre al danno la beffa di non vedersi riconosciuta la gratifica”.

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