Politics | Quirinale

Mattarella eletto Presidente della Repubblica

Il politico e giudice siciliano è il nuovo Capo dello Stato. Ha ottenuto 665 voti, con un ampio margine di voti in più rispetto a 505 necessari.

Il nuovo Presidente della Repubblica italiana non è solo 'una persona per bene', un 'galantuomo', come abbiamo sentito ripetere più volte in questi giorni, talvolta con sufficienza. Sergio Mattarella è una figura di lunga esperienza e di alto profilo politico, un fine e competente costituzionalista, una persona rigorosa e poco incline ai compromessi.

I  665 voti con cui è stato eletto testimoniano della profonda stima di cui gode negli ambienti politici e istituzionali, al di là del 'capolavoro' politico di cui - almeno fino a prova contraria - è stato protagonista Matteo Renzi, capace, al contempo, di ricompattare il PD, congelare Alfano e spiegare a Berlusconi chi comanda davvero.

Sergio Mattarella è cresciuto a Roma dove il padre Bernardo ha svolto per anni il suo mandato politico e parlamentare, ma è siciliano nel profondo. E’ siciliano nel  modo di parlare e di riflettere a lungo prima di assumere una posizione; è siciliano nella ironia discreta, ma pungente; è siciliano nella sua lealtà di fondo e nella testarda coerenza; è siciliano nel sangue, quel sangue che lo ha letteralmente ricoperto quando, il 6 gennaio del 1980, ha soccorso il fratello Piersanti, appena colpito a morte dalla mafia palermitana. Piersanti era Presidente della Regione Sicilia ed aveva un programma concreto e dichiarato: rinnovare profondamente sistemi e metodi  troppo condizionati da mafia e oscuri interessi. Sapeva di rischiare la vita e purtroppo aveva ragione. Sergio decise di raccoglierne il testimone e lasciò la cattedra universitaria per la politica.

Se quel 6 gennaio è stato un giorno che gli ha cambiato la vita, un altro giorno, il 27 luglio del 1990,  ha caratterizzato il suo impegno politico. Il sesto governo Andreotti stava per porre la fiducia sulla Legge Mammì - dal nome dell’allora ministro delle Poste - che sanciva il via libera alle televisioni private di Silvio Berlusconi, nonostante i molti dubbi costituzionali e in contrasto con le direttive comunitarie del momento. 
Mattarella, ministro della Pubblica Istruzione, comprese che quel provvedimento avrebbe modificato profondamente il carattere stesso degli italiani e snaturato le regole del sistema democratico e della libera concorrenza nel delicatissimo sistema della comunicazione. Si dimise, insieme ad altri quattro ministri della sinistra democristiana.  Andreotti non si scompose e li sostituì nel giro di una notte: la più breve 'crisi di governo' della storia repubblicana. Berlusconi, sorridente, ringraziò.

Sergio Mattarella, come molti cattolici democratici, aveva già vissuto profondamente  il dramma dell’uccisione del suo amico e maestro Aldo Moro e i terribili anni del terrorismo. Condivise la scelta dolorosa della non trattativa. Condivise altre scelte difficili, come quando, da ministro della Difesa del governo D’Alema, diede il via all’intervento militare in Kosovo. Ma fu quello stesso ministro a cancellare definitivamente la leva militare obbligatoria: molti trentenni di oggi gliene sono profondamente grati.

Sergio Mattarella, ci conosce bene: nel 2001 è stato eletto nelle liste del Trentino Alto Adige. Qualcuno, più a Trento che a Bolzano, non gradì e tentò di opporsi con vigore a quella scelta romana, vissuta come un’imposizione centralista, ma poi tutto si riassorbì rapidamente. Oggi, con l’aria che tira, sapere che 'lassù qualcuno ci ama', perché conosce profondamente, ragioni, storia, luci ed ombre della nostra autonomia, è confortante. 

Come tutti politici di rilievo fu sfiorato dalle 'tangentopoli' che hanno punteggiato gli ultimi anni della  prima repubblica, ma ne è uscito sempre assolto e pulito. 

Oggi Sergio Mattarella è un giudice della Corte Costituzionale.  Vive in una   foresteria sul colle Quirinale. Dovrà fare pochi passi per entrare nella stanze presidenziali, ma sono passi pesanti, che lasceranno il segno sul nostro futuro. Non sappiamo ancora come, quando e quanto. Certo è che oggi qualcosa è successo e che nulla sarà come prima. Chi lo stima e lo conosce sa che il suo contributo, la sua guida, le sue doti di equilibrio e mediazione potranno essere determinanti per il cambiamento del Paese  Il resto dovrà farlo una classe dirigente che deve ancora dimostrare di essere all’altezza di questa sfida.