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Memoria tutta al maschile

Se l'orrore dello sterminio e della persecuzione dell'Olocausto sono ben noti, al tempo stesso si dimenticano le violenze subite dalle deportate donne in quanto tali.
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Foto: Archivio

Per due anni ho avuto la fortuna di accompagnare ragazzi e ragazze che aderivano al progetto "Promemoria Auschwitz" nel viaggio della memoria a Cracovia. Non si tratta di un semplice viaggio o di una visita nei luoghi in cui sono state consumate atrocità inimmaginabili. Si tratta soprattutto di comprendere a fondo gli avvenimenti storici e i meccanismi sociali che hanno portato a tanto e di poterne trarre una chiave di lettura del presente. Sono state per me esperienze molto profonde e le testimonianze che ho potuto raccogliere fra ə partecipantə parlavano della necessità di impegnarsi attivamente in prima persona affinché non si ripeta mai più qualcosa di simile.

 

Sappiamo tuttə che l'olocausto è stato un evento storico caratterizzato dallo sterminio di molte persone. Ma persino la via verso la morte e le violenze subite prima sono state diverse a seconda del genere delle vittime. Donne e uomini hanno subito sì forme di persecuzione e violenza simili (discriminazione, ghettizzazione, lavoro forzato, fame, deportazione, umiliazione, morte). Ma le donne, oltre a questo, si sono trovate a gestire mestruazioni, gravidanze, parti, aborti, sperimentazione ginecologica e violenza sessuale da parte dei nazisti e dei loro alleati (collaboratori ungheresi, rumeni, italiani, e dei locali) oltre che da parte di compagni di lager ebrei. Nonostante ciò tocchi direttamente il 60% delle vittime dell'Olocausto, raramente viene affrontato il tema. 

Non voglio nemmeno pensare di creare una classifica di chi sia stato più vittima fra le vittime


Una lettura femminista dell'Olocausto di certo non cambia la portata di questo crimine all'umanità né la sua valenza storica. Non voglio nemmeno pensare di creare una classifica di chi sia stato più vittima fra le vittime. Quello che cerco di fare è semplicemente di cambiare la prospettiva che ci permette di avere una visione approfondita e più completa di questo periodo storico. Mentre lo studio dell'Olocausto fino a poco tempo fa si occupava prevalentemente della storia politica fatta al 95% da uomini, la chiave di lettura femminista permette uno sguardo sociale più ampio.  In questo senso diventa indispensabile prestare maggiore attenzione anche ai casi di violenza e di abusi sessuali che fino a pochi anni fa parevano quasi troppo poco rilevanti rispetto alle altre atrocità compiute. Voglio ricordare quanto sia importante la consapevolezza che è proprio la misoginia uno dei fattori scatenanti la violenza sessuale e questo sia in tempo di guerra che in tempo di pace.

La violenza sessuale ha poco a vedere con l'istinto sessuale ma piuttosto con il potere

La stessa misoginia che è parte integrante dell'ideologia nazista e che legittima lo stupro. Perché la violenza sessuale ha poco a vedere con l'istinto sessuale ma piuttosto con il potere. Lo stupro è LA manifestazione sessuale di potere, anche quando lo stupratore non è nazista. Ecco come anche in una giornata importante come quella del 27.01. non può mancare la prospettiva femminista se vogliamo andare oltre una spesso vuota retorica della memoria, e se vogliamo trarre degli insegnamenti per il nostro futuro.