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“Sottovalutate le conseguenze della DAD”

Il 28% degli adolescenti ha un compagno di classe che ha smesso di frequentare la scuola. Un progetto dell'Università di Bolzano aiuta a prevenire l’abbandono scolastico.
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Foto: Pixabay

Sono oltre due milioni e mezzo le ragazze e i ragazzi delle scuole superiori di secondo grado che hanno sperimentato la didattica a distanza. Il bilancio di questi ultimi mesi segnati dalla pandemia è stato stilato da Save the Children, grazie all'indagine condotta da Ipsos, che ne ha fatto emergere uno scenario piuttosto allarmante. Secondo l’organizzazione, il funzionamento a singhiozzo dell’ultimo anno di scuola potrebbe aver aggiunto oltre 34 mila studenti alla già drammatica quota dei dispersi della scuola.

Il report I giovani ai tempi del Coronavirus è stato presentato ieri, 30 marzo, in occasione della pubblicazione dei risultati di Last Round, il progetto messo a punto dalla Libera Università di Bolzano per prevenire gli insuccessi e la dispersione scolastica.

 

Il quadro

 

Su un campione di adolescenti tra i 14 e i 18 anni che sono stati intervistati, il 28% di loro ha dichiarato che almeno un loro compagno di classe a partire dal lockdown della scorsa primavera ha smesso di frequentare le lezioni (un quarto di questi ritiene che siano più di 3 i compagni che non partecipano più alla didattica). Uno studente su tre ha lamentato maggiore impreparazione rispetto alla scuola in presenza e 4 su 10 hanno denunciato ripercussioni sulle loro capacità di studiare, con il risultato che oltre il 35% di loro ha dichiarato di dover recuperare più materie rispetto all’anno pre-pandemia. Conseguenze che si ripercuotono inevitabilmente anche sull’umore e sulla sfera emotiva: le studentesse e gli studenti sono stanchi (31%), irritabili (16%), ansiosi (15%), disorientati (14%), apatici (13%) e scoraggiati (13%).

Come paese abbiamo sottovalutato le conseguenze che la didattica a distanza e il segregamento nelle nostre case hanno avuto sugli adolescenti.  Ai nostri ragazzi è stato imposto un compito troppo arduo (Antonella Inverno)

“Come paese abbiamo sottovalutato le conseguenze che la didattica a distanza e il segregamento nelle nostre case hanno avuto sugli adolescenti - ha detto Antonella Inverno, responsabile delle politiche per l’infanzia e l’adolescenza di Save the Children Italia, durante il suo intervento -. Ai nostri ragazzi è stato imposto un compito troppo arduo: più della metà afferma di pagare in prima persona l’incapacità degli adulti di gestire la pandemia e allo stesso tempo da loro i giovani si sentono accusati continuamente. Questo secondo lockdown è diverso, non ci sono controlli, con il risultato che gli adulti sono fuori per strada e i bambini e gli adolescenti restano chiusi in casa, esclusi dagli edifici scolastici e dai centri di aggregazione”.


“La prevenzione è fondamentale”

 

Promosso dalla Libera Università di Bolzano e testato su quattro istituti comprensivi del territorio (Istituto Comprensivo Bolzano 1, Istituto Comprensivo Bolzano II Don Bosco, Istituto Comprensivo Bolzano Europa 2 e Istituto Comprensivo della Bassa Atesina) il progetto “Last Round”, concluso a febbraio, ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per aiutare docenti e alunni a scongiurare il rischio di dispersione, sviluppatosi per rispondere all’esigenza di offrire agli studenti altoatesini nuove opportunità formative. 48 studenti a rischio insuccesso o abbandono precoce del percorso di istruzione e frequentanti l’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado sono stati così accompagnati verso una conclusione positiva del loro ciclo di istruzione (Last Round, appunto) attraverso percorsi individuali e personalizzati, finalizzati a potenziare e recuperare conoscenze e competenze determinanti per il passo successivo e la scelta del nuovo percorso di studi.

“Ciascun studente e ciascuna studentessa ha i propri bisogni specifici, non si tratta di generalizzare - ha sottolineato Eleonora Pedron, pedagogista e formatrice del progetto -, ma risulta chiaro come gli studenti manifestino la necessità di essere presi sul serio. Durante gli incontri emerge il loro desiderio di riscatto rispetto a come venivano visti e giudicati da insegnanti, familiari e propri pari. C’è bisogno di una guida, di qualcuno che creda in loro, li motivi e stimoli la voglia e la capacità di apprendere. La prevenzione è fondamentale”.

Gli studenti hanno bisogno di trovare i propri punti di riferimento e questa dimensione si ottiene solo se vengono presi sul serio e valutati per ciò che sono

“Noi abbiamo avuto il compito di portare nuove energie e nuovi stimoli, prendere i ragazzi sul serio e lavorare sulla loro autostima - ha invece aggiunto Erjon Zeqo (Eurac) -. La mia percezione è che siamo stati visti come figure ‘altre’ e questo ha favorito il dialogo, la fiducia e l’apertura di questi ragazzi che hanno pagato e stanno tuttora pagando le conseguenze di numerose carenze strutturali. Gli studenti hanno bisogno di trovare i propri punti di riferimento e questa dimensione si ottiene solo se vengono presi sul serio e valutati per ciò che sono”.