Society | Gastbeitrag

“Una scuola migliore, da ora”

Tornare sui banchi ai tempi del Covid. Riflessioni e proposte per la scuola in Alto Adige in 10 punti.
Scuola
Foto: Pixabay

Nel repertorio degli incubi notturni ricorrenti, uno, noto agli studenti, ma anche a molti adulti, è quello di dover risostenere esami. Non si è mai preparati abbastanza.
L’incubo del Covid-19 non ha riguardato solo gli studenti o gli ex studenti. È stato un esame per tutta la società, per ognuno, con le sue responsabilità. E poi è successo, dall’inizio di marzo, che molte persone hanno messo in gioco tutte le loro capacità, le loro energie umane e professionali, in perfetta sintonia, affrontando e spesso risolvendo problemi sanitari nuovi e drammatici. L’incredibile impegno di scienziati, medici, infermieri, personale socio-sanitario ci ha commosso. Una bellissima sorpresa: così gli umani potrebbero agire, sempre! Dunque quel mondo migliore a cui aspiravamo era arrivato. Ed anche senza di noi. Quel momento di paura, emozione, sorpresa, gratitudine è stato prezioso. L’importante ora è non dimenticarlo, trasformandolo in nuovo impegno per tutti, in energia conoscitiva, in azioni coordinate.

  1. Una prima domanda: ma allora che cos’è la conoscenza in sé, la prevedibilità /imprevedibilità? Perché gli allarmi, ad esempio, sulla correlazione tra distruzione dell’ambiente naturale ed epidemie, sono ignorati? Sulla ricerca scientifica la politica ha operato tagli di ogni tipo e la scienza è spesso condizionata da interessi economici. Ora sempre più quel momento prezioso di cui abbiamo parlato viene di nuovo sommerso da interessi personali e conflitti politici.
  2. Nel periodo di confinamento anche la scuola ha agito in modo apprezzabile e tempestivo. Trattata come servizio di custodia tipo “dada-bambinaia” ha cercato una certa continuità con le relazioni sociali e l’apprendimento. I bambini, di solito abituati a rimbrotti per la loro eccessiva attività sugli schermi, si sono ritrovati sugli schermi per la didattica a distanza (“dad”). Questa “dad” è stata anche fonte di amarissime sorprese: almeno un terzo dei bambini non ha potuto accedervi, altri sono stati aiutati da adulti improvvisati insegnanti, con il rischio di trovarsi valutati “appena sufficienti”. Nella rete c’è finito di tutto, sia l’inventiva di splendidi docenti (ad esempio il gruppo dei maestri di strada di Cesare Moreno a Scampia), che la didattica tradizionale più crudele: la lezione esclusivamente frontale, compiti, voti, giudizi negativi ecc. A volte neanche una lezione, solo compiti e voti. E la rivelazione delle tecnologie imperfette, delle connessioni carenti. Alcuni politici si sperticavano in lodi per la scuola, non avendo in alcuni casi molto da dire, forse. Ora c’è da fare per tutti, a partire dall’accettazione di una realtà complessa, ancora non sempre prevedibile. Nel guaio, uno stimolo per la conoscenza e la responsabilità individuale. In che modo? Ci vuole molta intelligenza umana per salvaguardare la salute e insieme la vita interpersonale e il lavoro. Occorre un’azione multidisciplinare, collaborativa. Aver capito che la scuola è amata dai ragazzi è stata una bella consolante sorpresa, per molti. Non bastano le regole corrette sulla “distanza” (che è solo spaziale, c’è da recuperare la “vicinanza” sociale, personale). Far tornare la scuola “normale”? Rivoluzionarla con la digitalizzazione? Né l’una, né l’altra. Riprendere alcuni rituali, con garbo, rispetto (orari, regole), può essere importante, ma per riavviare l’avventura dell’apprendimento. Applicare ricette, e pacchetti tecnologici pronti? Certamente no. Attenzione a chi nelle disgrazie fa affari, ci avvisa Naomi Klein. Le soluzioni pratiche vengono offerte a pagamento, contando sull’ansia delle persone, sui bisogni di soluzioni magiche, alchemiche. Questi pacchetti hanno talvolta riferimenti molto superficiali alle neuroscienze.
  3. In Alto Adige abbiamo risorse, potenziali, esperienze per diventare “scuola modello”. Possibile che ciò non stimoli l’orgoglio di insegnanti, dirigenti, cittadini? Le domande, a tutti livelli, andrebbero curate più di quanto possiamo fare qui. Ogni giorno se ne aggiungono. Insieme, prestissimo occorrono risposte (possibilmente non riduttive o banali). Ogni giorno cambia l’orizzonte degli scenari futuri e di ciò che ignoriamo. “So di non sapere, ma alcuni non sanno nemmeno quello” diremo con il nostro amico Heinz von Foerster (che cita Socrate).
  4. Ci avvieremo nella zona delle risposte possibili, con modestia e senso dell’avventura insieme. Ma dov’è da noi il luogo di elaborazione di idee, confronto di esperienze, proposte, progetti? Non l’abbiamo ancora capito. Ci sia risparmiata la bellica espressione “task force”. Vorremmo vedere tutti portare le loro riflessioni sull’esperienza di questi tempi (e altri) prima che decidano pochi esperti, a volte nominati “dall’alto”, ma non sempre all’altezza. La scuola in Alto Adige ha settant’anni di buone esperienze, ma anche di pedagogie e pratiche autoritarie. Nel XX secolo (e prima) ci sono state anche pedagogie “nere”. C’è del buono oggi. Ed anche negli ultimi 2500 anni. E c’è sicuramente una didattica multimediale da valorizzare, reinventare, insieme ad una bella ricerca su intelligenza artificiale, intelligenza umana e coscienza. Creiamo uno spazio, oltre a quelli che vediamo già (piattaforme, siti, incontri), coinvolgendo le istituzioni.
  5. Attenzione dunque al patrimonio su cui può contare la scuola, anche a livello locale. Tra i tesori ne citiamo solo alcuni: il pensiero e le azioni di Maria Teresa d’Austria, di Maria Montessori, di Don Lorenzo Milani, di Alexander Langer, e inoltre la Costituzione (specialmente gli articoli 2, 3,9, 33,34) e lo Statuto di autonomia. Questi cenni disegnano la possibilità di una scuola di qualità, per tutti, multiculturale, un ambiente giusto, adatto allo sviluppo di quel miracolo e mistero che è l’intelligenza umana. La Costituzione, nata dopo il grande shock della seconda guerra mondiale, s’impegna per una scuola di qualità per tutti. Altri in Europa (quasi tutti al di là delle Alpi) selezionano i bambini a nove anni programmando percorsi diversi, fino alle scuole “speciali”. La Costituzione prevede e promuove le autonomie. Lo Statuto d’autonomia valorizza le culture, non ne promuove i conflitti. Quindi, senza modifiche dello Statuto, la scuola potrebbe essere migliore e realizzare anche il bilinguismo, valorizzando e potenziando ciò che c’è già (scambi e collaborazioni tra le scuole). Si può pensare ad un’unica Sovrintendenza, con tre scuole autonome, molto creative, con una base sicura in una lingua ed attività particolarmente avvincenti in lingua seconda o terza. Le esperienze di scuole all’aperto sono state numerose nei decenni. Ci sono tante possibilità. Dunque una scuola aperta e molto “all’aperto”.
  6. Dopo un anno: un grande evento (Covid permettendo) darebbe un panorama delle esperienze realizzate. Un’idea potrebbe essere quella di individuare un tema (attuale ed antico insieme) scientifico e umano. Ad esempio quello dello SPAZIO-TEMPO.
  7. Gestire l’apprendimento in piccoli gruppi è facile, se insegnanti e studenti ne sperimentano le possibilità positive. Senza prediche, raccomandazioni, lamenti. L’intelligenza umana è una scoperta in/per ogni bambino. Il suo sviluppo avviene da 0 fino a circa 18 anni. Noi ne percepiamo una parte, non tutto. Occorre un orecchio “sinfonico” per capirci qualcosa, sia di ogni ragazzo che d un gruppo. Il compito dei docenti, ma anche, ovviamente, dei genitori, sta ora nell’essere rassicuranti, positivi, coinvolgenti, ma anche quello di presentare, con garbo, gli aspetti dei pericoli, degli eventi inattesi e come superarli. La bambina che, anni fa, aveva imparato cos’è lo tsunami ed aveva lanciato l’allarme per gli adulti, salvandoli, lo aveva imparato a scuola. Il ragazzino che, incontrato l’orso in Trentino, si è comportato adeguatamente l’aveva imparato da un video. I bambini imparano e sanno essere responsabili. L’apprendimento non c’entra se la funzione esclusiva dei docenti è quella di valutatori, misuratori, giudici.
  8. Secondo Franco Lorenzoni (su Internazionale, numero 1356, maggio 2020)  le uniche riforme vere in Italia sono state quelle del 1962 (la scuola media unica) e del 1977 (apertura delle classi ai ragazzi con disabilità). In realtà molti docenti e molte scuole hanno realizzato sperimentazioni significative, che andrebbero evidenziate, narrate. Invece una serie ininterrotta di ordini e contrordini ha danneggiato la scuola, anche con modelli assurdi (la scuola azienda, supermercato, la competizione fra scuole, la confusione su programmi, voti sì, voti no, classifiche fra scuole) e tagli, tagli, tagli, come per la sanità, con la rinuncia alla qualificazione della scuola pubblica a favore di delega a privati.
  9. Qualcuno potrebbe avviare una pratica per il riconoscimento di quanto servizio è stato negato a quel terzo di alunni che non ha avuto ciò che, per legge, spettava loro? Un risarcimento? Se non economico, morale, con almeno una scuola migliore, da ora? Questa scuola non può partire senza una progettazione comune, un’autoformazione, un sostegno ai nuovi insegnanti di cui ci sarà bisogno.
  10. Le linee educative per la scuola da settembre andrebbero disegnate ora. O quando? C’è pochissimo tempo. Nello stendere questo contributo ho provato ad eliminare quel lessico da fabbrica capitalista ancora in uso (rendimento, profitto, crediti, debiti, prestazioni, ma anche competenze, clienti, utenti ecc.). Si può parlare e agire in modo diverso. Mi sono sforzata di non usare quell’armamentario di parole in inglese e pseudoinglese di cui tanti non possono fare a meno, esibendo un’appartenenza che forse fa effetto. Mi concedo, invece, un’espressione preziosa che c’è in ladino da consegnare anche ai ragazzi di questa insolita maturità 2020. È l’augurio di essere ora scatenati nel desiderio di conoscenza e di diventare insieme persone “da fundamënt” cioè sagge, solide, capaci anche di sostenere una civiltà nuova, migliore.
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Fabio Marcotto Sat, 08/01/2020 - 18:13

Tra le molte buone considerazioni ne manca una fondamentale: la retribuzione assolutamente inadeguata degli insegnanti. Achhammer e Tommasini che dicono no ai 500 euro ai docenti. Iniziamo da questo. Senza ruote nessuna bicicletta avanza.

Sat, 08/01/2020 - 18:13 Permalink
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Hans Drumbl Sun, 08/02/2020 - 17:57

Ein denkwürdiger Satz: In Alto Adige abbiamo risorse, potenziali, esperienze per diventare “scuola modello”. Possibile che ciò non stimoli l’orgoglio di insegnanti, dirigenti, cittadini? - „In Südtirol haben wir die Ressourcen, das Potential und die Erfahrungen für eine Schule, die als Vorbild dienen kann“. Wer fühlt sich von der Wahrheit dieses Satzes herausgefordert? Wer fühlt sich von der Wahrheit dieses Satzes nicht herausgefordert?

Sun, 08/02/2020 - 17:57 Permalink