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Previdenza integrativa a favore di chi?

I fondi pensione sono importanti. Resta da capire se possano fornire soluzioni anche a chi ne avrebbe realmente bisogno.
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Caaf previdenze
Foto: CGIL
  • I fondi pensione privati hanno l'obiettivo di raccogliere i contributi dei soggetti che vi aderiscono e di investirli. Al momento della pensione, erogano una rendita che integra l'assegno pensionistico da previdenza obbligatoria oppure, nei casi previsti, un capitale per realizzare progetti personali una volta conclusa l'attività lavorativa. Tuttavia, nell'attuale cornice normativa e considerando l'evoluzione del mercato del lavoro, la scelta di sostenere il pilastro pensionistico integrativo non appare particolarmente efficiente. 
     

    Anche le agevolazioni fiscali tendono a favorire i salari e stipendi più alti


    Soprattutto coloro che avrebbero maggiormente bisogno di un'integrazione pensionistica si trovano ad affrontare oggettive difficoltà nell’accumulare un montante significativo. Oggi, infatti, aderiscono ai fondi pensione principalmente coloro che, in una pura ottica previdenziale, ne avrebbero meno necessità. Anche le agevolazioni fiscali tendono a favorire i salari e stipendi più alti. Questi aspetti meritano una valutazione più attenta, poiché sollevano interrogativi sull’efficienza e sull’equità dei fondi pensione.

     

    Chi ha una vita lavorativa stabile e dignitosa, anche con le attuali regole contributive, riceverà una pensione in rapporto all’ultima retribuzione, simile al sistema retributivo. Per questi lavoratori, la convenienza a investire nella previdenza integrativa si attenua notevolmente, se non per usufruire del contributo aggiuntivo del datore di lavoro e degli sgravi fiscali. Per questo motivo, aderire a un fondo pensione, possibilmente chiuso, risulta vantaggioso.

    Il fatto che i contributi versati siano deducibili dall’imponibile avvantaggia i più abbienti, che beneficiano di un’aliquota marginale più elevata e, pertanto, riducono il proprio carico fiscale in misura relativamente maggiore. Questo profilo di agevolazione fiscale implica una chiara regressività, con un impatto negativo sui conti pubblici.

     

    Chi invece avrebbe realmente bisogno di un'integrazione, come i precari e i lavoratori con bassi salari, trova difficoltà ad aderire, poiché dovrebbe investire le già scarse risorse in un risparmio a lungo termine piuttosto che far fronte alle necessità correnti. 
    Questi lavoratori, se si affideranno esclusivamente al sistema contributivo, non potranno inoltre beneficiare di alcuna integrazione al minimo, dato che le future pensioni saranno costruite in base ai contributi versati durante la carriera lavorativa. 
    L’ammontare delle pensioni dipende direttamente dalla continuità, dalla durata, dal livello salariale, dai periodi di part-time e da tutte le voci che possono influire sugli importi versati nel corso della vita lavorativa.
    Inoltre, spesso i precari non hanno un trattamento di fine rapporto da investire, il che rende la loro situazione ancora più difficile. Questa parte di salario, che di norma non viene utilizzata per le spese quotidiane, è fondamentale per i contributi versati al fondo.
     

    L'unica risposta praticabile oggi potrebbe giungere dal sistema pubblico


    Per questi futuri pensionati l'unica risposta praticabile oggi potrebbe giungere dal sistema pubblico, recuperando almeno in parte la solidarietà che è sempre stato insita nei sistemi di previdenza pubblica.
    Un ulteriore aiuto potrebbe derivare dal recupero delle risorse attualmente destinate agli sgravi fiscali per finanziare, almeno in parte, una pensione di garanzia. Ulteriori agevolazioni alla previdenza integrativa risulterebbero poco utili per chi vive in condizione di precarietà.
     

    Infine, la mano pubblica potrebbe incentivare specificamente queste persone nella costruzione di una pensione integrativa, anticipando così problemi legati alla povertà in età avanzata.


    Pertanto, è fondamentale approfondire e rivedere le norme della previdenza pubblica per ragioni di efficienza ed equità al fine di renderle più adeguate alle esigenze dei giovani e offrire una prospettiva previdenziale anche a chi svolge lavori poveri o discontinui.


    Testo a cura di Adriano Baldessari