“Nei Cpr solo violenze e abusi nascosti”
All’annuncio dell'imminente apertura di due Centri di permanenza per il rimpatrio nelle province di Trento e Bolzano, le organizzazioni per i diritti delle persone migranti si preparano alla mobilitazione. Mercoledì 20 settembre alle ore 20.00 Bozen Solidale, Spazio Autogestito 77, Collettivo Mamadou CucinaCultura e il Centro sociale Bruno di Trento invitano a partecipare a un’assemblea pubblica presso lo Spazio autogestito 77 di Bolzano, in via Dalmazia 77 F. L'obiettivo è quello di costruire dal basso l’opposizione all’apertura del Cpr.
Le morti all’interno dei CPR sono, ad oggi, più di trenta
“I CPR sono centri in cui qualsiasi diritto viene cancellato – denunciano le organizzazioni –. Dietro quelle mura sono nascosti abusi reiterati che portano le persone ad atti quotidiani di autolesionismo e a tentativi di suicidio. Le morti all’interno dei CPR sono, ad oggi, più di trenta. I CPR sono definiti dei lager per le condizioni di oppressione e non sono altro che luoghi di controllo, segregazione e tortura di essere umani, i quali hanno come unica “colpa” quella di essere privi di un permesso di soggiorno”.
Negli ultimi anni, ricordano i promotori, sono molte le inchieste giornalistiche e i report di organizzazioni che hanno messo in luce che i CPR sono strutturalmente incompatibili con i diritti umani fondamentali. Le stesse relazioni del Garante nazionale dei detenuti, hanno messo in luce gravi violazioni del diritto alla difesa, alla salute, alla dignità, alla libertà di comunicazione con l’esterno. Diversi servizi televisivi e inchieste hanno confermato l’abuso strategico di psicofarmaci.
Risorse per la segregazione, sottratte al welfare
I Cpr rappresentano inoltre un affare ghiotto per enti privati. Secondo il rapporto “L’affare Cpr. Il profitto sulla pelle delle persone migranti” di CILD, nel periodo 2021-2023 le Prefetture hanno bandito gare d’appalto per un costo complessivo di circa 56 milioni di euro finalizzate alla gestione dei 10 CPR presenti in Italia, cui vanno ancora sommati ingenti costi relativi alla manutenzione delle strutture e delle forze dell’ordine. Nel periodo 2018-2021 i costi di gestione – parziali – sono stati di 44 milioni.
“Sono risorse sottratte al welfare e ai progetti di inclusione sociale e di regolarizzazione che sono l’unica vera alternativa all’abbandono e alla segregazione razziale – sostengono le organizzazioni –. La presenza di persone senza documenti e quindi “irregolari” va sanata con politiche volte alla regolarizzazione, abolendo la legge Bossi-Fini e tutti quei decreti “sicurezza” che hanno precarizzato lo status giuridico delle persone migranti, che le hanno rese irregolari e maggiormente a rischio di marginalizzazione".
Per le associazioni e i collettivi che promuovono l'assemblea, l’idea di realizzare un CPR al fine di reprimere episodi di criminalità non solo risulta illogica ma persino fuorviante: "Le persone trattenute sono spesso sottoposte a trasferimenti tra centri, per cui non di rado chi viene fermato senza documenti in una regione si trova ad uscire dal CPR in una regione differente, senza alcun punto di riferimento sul territorio. Anche se buona parte dell’opinione pubblica, condizionata e impaurita da campagne mediatiche mistificatorie, giustifica ed accetta tutto questo, considerandolo come il male minore – ribadiscono – vogliamo continuare a sostenere i valori dell’accoglienza e della solidarietà tra persone e la necessità di ripensare le politiche nazionali ed europee in tema di immigrazione per allargare il diritto fondamentale alla libera circolazione anche ai cittadini non comunitari. Sosteniamo, perciò, l’emersione dal “soggiorno in nero” con un’interpretazione estensiva del diritto e con l’introduzione di un meccanismo di regolarizzazione per ogni singolo cittadino straniero già presente in Italia. Non staremo in silenzio – concludono – di fronte all’apertura di un CPR, né qui né altrove”.