Del Marocco e di altre storie
Dromedari, tuareg, maioliche e carovane. Parte dalle suggestioni di un viaggio, il recente ciclo di opere con le quali lo Studio d’arte Raffaelli di Trento presenta - per la prima volta in Italia – il lavoro di Andy Ness, artista nato a Minneapolis (dove vive e lavora ancora oggi) che, partendo da una formazione legata alla scultura, ha sviluppato un linguaggio artistico, fatto di accumulazioni e impennate emotive, nel quale pattern psichedelici si mescolano a tessuti e figure ridotte all’essenziale, anzi letteralmente scarnificate, fino al punto da lasciare dietro sé solo scheletri, denti e teschi. Sono Roma e il Nord Africa le mete del viaggio che, l’artista ha compiuto nel 2013 con la curiosità e la smania documentativa tipica di chi qualche secolo fa, intraprendeva il cosiddetto “Grand Tour”, quel viaggio che a partire dal Seicento e divenendo poi imprescindibile per la cultura romantica, ha visto intere generazioni di giovani esponenti dell’alta società europea, completare la propria formazione culturale, tra le rovine del passato antico.
Di ritorno dal suo viaggio tra Marocco e Roma, Ness sfoglia il suo “sketch book”, il quaderno di schizzi nel quale ha raccolto forme , luci e scenari del Mediterraneo, sottoponendo di seguito tutta la serie di istantanee tracciate, ai filtri del tempo, del luogo e del linguaggio. Grazie allo scorrere del primo elemento, Ness sfoca i contorni delle figure, dando origine a fusioni e amalgami che vedono cavalli, cavalieri ed elementi tipici dell’architettura moresca fondersi tra loro, per generare stranianti sdoppiamenti e sovrapposizioni di prospettiva. Attraverso l’elemento “luogo”, l’artista genera una serie di esotiche ibridazioni architettoniche, che prendono forma dall’accostamento tra costruzioni orientali e occidentali. Il terzo elemento, il filtro offerto dal linguaggio, concede invece la possibilità di realizzare la distorsione narrativa che permea tutte le opere in mostra, sottraendosi a schemi di tipo logico o temporale.
Partendo da una formazione come scultore Andy Ness sfrutta al massimo le possibilità offerte dal disegno, trovandosi totalmente libero dalle ferree regole della gravità. Le opere raccolte nella mostra “Del Marocco e di altre storie” ospitata nelle sale di Palazzo Wolkenstein, seguono una struttura narrativa propria, che rifiuta le regole della logica consequenziale per crearne delle nuove, la narrazione si snoda come all’interno di un sogno, con immagini e ricordi che affiorano assieme, sovrapponendosi e fondendosi tra loro. Nella mostra cura di Camilla Nacci, ogni opera racconta una storia diversa, differenti emozioni sono tra loro legate da tracce, segnali di affinità, che tracciano un rapporto reciproco e continuo tra tutti i lavori, che insieme concorrono a formare un grande affresco unitario, nel quale ricordi personali si mescolano al sogno e al pensiero. I due acquarelli di più grandi dimensioni in mostra, usano la metafora del circo come strumento per trarre una conclusione unitaria dell’esperienza del viaggio, in uno scenario nel quale la lo spettacolo della vita si inserisce nella circolarità del tempo. Lavori di Andy Ness sono stati esposti in diversi spazi d’arte contemporanea negli Stati Uniti; tra le residenze d’artista cui ha partecipato ci sono The MacDowell Colony, Vermont Studio Center e Fine Arts Work Center.