Oltre il naso del Museion... niente
Le idee migliori mi vengono in mente quando sento della buona musica, ed è cosi che mentre aspettavo l’ascensore ho trovato il mio filo conduttore. Giustappunto: l'ascensore. È da giorni che, per non cadere nelle discussioni futili e infinite riguardo alla scelta della direttrice del Museion di sospendere/spegnere la rete wi-fi, sento e risento la sua intervista in modo tale da capire qualcosa in più tramite la sua voce e il suo linguaggio del corpo, da decodificare il suo disagio presumendo che ci sia un altro messaggio sotto-sotto. Tutto inutile. In seguito ho letto e riletto la sua intervista in forma scritta ma il contenuto forse per colpa della mia stanchezza, mi è parso incomprensibile; come il discorso “ridicolizzato” di Diego Della Valle/Crozza:
- Ci sono delle persone straniere brave che usano il wifi e ci sono altre persone un po' meno brave che fanno delle cose e fanno delle robe. E altri che scrivono sui muri cose contro delle altre persone che fanno altre cose …. Ma non ce l’abbiamo con queste persone straniere che fanno delle cose, ma neanche con gli altri che fanno delle robe….
Sintetizzando forse Ragaglia faceva fatica a dire chiaro e tondo:
- Abbiamo spento (o vogliamo togliere) la rete wi-fi perche non ce la facciamo più a vedere la faccia piu sfigata della città che si apposta di fronte a una delle zone più paradisiache della città. Tra l’altro non è di nostra competenza supportare tutto ciò!
E fin qui ci sto, capisco pur non condividendo la scelta. Cioè, per colpa degli ubriachi e dei razzisti si toglie il wi-fi a chi, non avendo altri mezzi, ne usufruisce gratuitamente. E praticamente chi ci rimette sono gli immigrati. Quella categoria che spera in un letto; che da mesi viene accusata e provocata ai Piani dalle forze più xenofobe di Bolzano. È inutile complicare di più quando invece tutto è cosi semplice. Insomma, quelli che vengono spinti da tutte le parti, i pesi leggeri, fluidi, gli emarginati di sempre. Alla fine, analizzando chi subisce cosa, anche se Ragaglia ribadisce ogni dieci frasi che non è contro gli immigrati, la sua decisione fa gioire, guarda caso, coloro che dopo questo “presunto” provvedimento sfogandosi sul web dicono: “per fortuna, dopo mesi che ci siamo lamentati e abbiamo percorso diversi canali, qualcosa si è mosso”.
Il timore della trasformazione della biblioteca civica o del Museion in un locale di ristoro per i senza fissa dimora (anche se la trovo una affermazione esagerata) in fin dei conti è una conseguenza, un effetto delle alterazioni epocali delle quali dobbiamo prendere atto. Capire che stiamo vivendo una sorta di rivoluzione, una sorta di terremoto lento e perciò, le strutture come musei, teatri, biblioteche, e le istituzioni necessiteranno di mutare alcune delle loro missioni reimpostando responsabilità e precedenze. Sto parlando di qualcosa che va oltre l’ordinario, di uscire a captare i segnali delle dinamiche che stano per sconvolgere la nostra vita con o senza la nostra presa di coscienza. Gli immigrati ci sono, le guerre anche, i poveri stanno aumentando, i senza tetto pure e a nessuno dovrebbe bastare la propria “carica amministrativa” o “istituzionale”. In questo tumulto mondiale, la città di Bolzano non può essere astratta e distratta e neanche le istituzioni di cultura. Non possono pretendere che le stelle che ci tolgono il fiato possano mantenere il loro ruolo ammirandole da giù. Fanno parte di questo mondo. Sì, è possibile che Letizia Ragaglia, da come si vede e si sente, si sia sforzata di fare il suo dovere cercando anche di andare oltre. Evidentemente non è bastato ed evidentemente è stata lasciata sola, ma il suo messaggio è vago e il seme della sua decisione farà fatica a germogliare in frutti sani. L'unica raccolta, al massimo, sarà a beneficio di quelli che hanno deturpato il Museion con frasi razziste.
Ritornando al filo conduttore, un mio caro amico, scrittore albanese di nome Arian Leka, scrisse anni fa un bel saggio intitolato “L’ascensore”, nel quale si parla della società, della gente e delle scelte che fa. Nell’articolo si fa cenno soprattutto a due categorie. Una è quella che sceglie di “salire”/primeggiare senza scorciatoie: l’ascensore, e l’altra la categoria delle scale. Scomode e faticose. A lungo andare la vera cima sarà di coloro che sceglieranno le scale, condividendo la salita con chi è meno potente, piu debole e senza voce. Lo so, è la scelta piu difficile ma è quella con la quale si differenziano gli illuminati dal resto. Sono gli illuminati che cambiano il mondo sconfiggendo delle strutture mentali e regole oramai fuori uso per via delle nuove esigenze. La rete wi-fi è stata spenta/sospesa da parte di chi nell’immediato non riteneva conveniente dialogare con situazioni nuove e disagiate. Forse si tratta di quella fetta della società che, sostenendo in un modo o nell’altro questa struttura ammaliante, come afferma testualmente Ragaglia, vuole solamente: "venire e vedere semplicemente le nostre mostre". E non possiamo dar loro torto. È un struttura èer l'Arte e nessuno è costretto a vedere oltre il suo naso, oltre l’aurora idillica che avvolge il Museion. Nessuno è costretto a vedere altre Mostre e altri Mostri delle nostre realtà. Ma non è forse anche questa esistenza disagiata “Arte contemporanea”? Più contemporaneo di così non si può.
Mi togli le parole di bocca.
Mi togli le parole di bocca. È la mancanza di luce il problema d'oggi. La scarsità di illuminati che facciano strada, una strada luminosa. Senza luce è davvero difficile vedere oltre la punta del proprio naso, così si naviga nell'ombra, cercando di distinguere il buio dal buio. Non aspettiamoci l'arrivo di un illuminato che ci indichi la strada giusta, non arriverà impegnato in altri lidi più remunerativi. Mettiamo insieme invece la poca luce che ognuno ha e come le luminarie di Natale che fatte di piccoli spot luminosi illuminano l'intera strada, anche noi illumineremo il mondo intero.
Sia fatta Luce!
In reply to Mi togli le parole di bocca. by Argante Brancalion
giusto, "la poca luce che
giusto, "la poca luce che ognuno ha" messa insieme...Grazie!
dipende dalla lettura che
dipende dalla lettura che ognuno fa . Dentro la caverna la gente era "bloccata" ovviamente non per scelta loro. le costrizioni "vivere legati nella caverna" sono delle condizioni umane definiti da parte di altri umani...l'ignoranza una delle peggiori peculiarità impedendo la conoscenza della realtà. Povertà ,paura... Ovviamente è sempre meglio nutrire speranze che dubbi per uscire nella luce... punto di vista,nient'altro :)