La doppia vicepresidenza
Sono anni che si parla di disagio italiano. Un disagio che all'ultima tornata elettorale si è manifestato platealmente. Gli italiani infatti sono stati a casa, segno che hanno perso completamente la fiducia nei partiti e nei movimenti che si propongono di rappresentarli.
Ora il leader disegnato Arno Kompatscher vuole riequilibrarre questo gap e ha promesso correttivi.
Magari rivedendo la proporz o magari dando qualche ruolo strategico a delle personalità di spicco italiane.
Vedremo se rispetterà le promesse oppure no. Durnwalder, certo, grandi concessioni non ne ha mai fatte. Durante i suoi 25 anni di regno incontrastato, il Landeshauptmann uscente ha sempre messo in chiaro che l'italiano sarebbe sempre stato il numero 2. "Io non posso diventare Questore o Commmissario del governo" diceva sempre il buon Durni quando gli si chiedeva perchè non dava la presidenza di qualche società controllata anche agli italiani.
Niet, il massimo a cui un italiano altoatesino può aspirare è una vicepresidenza. E, quando si parla di Giunta provinciale, la vicepresidenza è addirittura di Serie B. Il Landeshauptmann infatti ha sempre avuto due vice: uno tedesco che lo rappresentava in caso di impedimento e uno italiano da sfoggiare alle delegazioni straniere venute a studiare il modello Alto Adige. Manco fosse un domestico esotico.
Alla vigilia dell'inizio delle trattative tra Svp e Pd mi si permetta una provocazione. Invece di battagliare per improbabili secondi assessorati, il Pd potrebbe fare una semplice richiesta. Chieda che il vicepresidente italiano sia effettivamente il vice di Kompatscher e non un vice sulla carta (e nello stipendio) che nei fatti conta come il due di picche quando la briscola è bastoni.
Di due vicepresidenti non sappiamo che farcene. Oltretutto un presidente con due vice non si è mai visto