Culture | Serenate

2 Agosto - Serenate

Ai piedi dell’altare, dietro alla violoncellista biondissima che vedo sorridere ad ogni nota, mi pare di scorgere una figura familiare...
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Dico a gatto n. 1 che siamo in ritardo, che Cortàzar è un grande scrittore e non trovo educato che lui usi il suo libro come un cuscino. Mi guarda sbadigliando, con la lingua rosa a cucchiaino, si rigira su se stesso per un quarto d’ora e poi si aggomitola poggiando il muso su Tanto amore per Glenda. Alle dieci meno dieci mi rendo conto che il programma dice San Giovanni in Villa ore 10 e non 10 e 30. Il mio ritardo perfettamente sotto controllo si tramuta in un ritardo irrecuperabile, ma farò il possibile.

La chiesa minuscola, tutta tonda, pare una sorpresa inaspettata a cavallo tra due mondi; oggi è qui, ma domani potrebbe sparire per farci uno scherzo. La prima Serenade è già iniziata, ma riesco ad intrufolarmi senza disturbare nessuno (so rendermi invisibile).

Sopra di noi la volta blu lapislazzuli punteggiata di stelle e un Cristo impassibile con gli occhi all’ingiù. Davanti, i ragazzi e le ragazze fanno cantare gli strumenti regalandoci serenate d’amore.

Ai piedi dell’altare, dietro alla violoncellista biondissima che vedo sorridere ad ogni nota, mi pare di scorgere una figura familiare: barba lunga, occhi distanti fatti apposta per indagare più mondi, le gambe incrociate a far da giaciglio a gatto n.1.

Anche Cortàzar  ha sentito il bisogno di una serenata così.