Ambiente | Inquinamento

Ci sono PFAS nell'acqua di Bolzano?

La campagna di monitoraggio di Greenpeace Italia sulla contaminazione dell’acqua potabile da PFAS fa tappa nel capoluogo. Il campaigner Ungherese: “Pesticidi possibile origine”.
Federica Del Carlo, Greenpeace
Foto: SALTO/Val
  • Dopo Trento e Riva del Garda, tappa bolzanina per la campagna di monitoraggio di Greenpeace Italia “Acque senza veleni”, la prima mappatura nazionale indipendente dello stato di contaminazione dell’acqua potabile da PFAS, ovvero composti perfluorurati e polifluorurati. In piazzetta Rauzi nel quartiere Europa-Novacella a Bolzano una delegazione dell’ONG ambientalista composta da Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia, e dalla volontaria Federica Del Carlo ha prelevato stamane (2 ottobre) un campione d’acqua da una fontanella pubblica. “Andiamo a verificare se ci sono PFAS anche nell’acqua potabile di Bolzano”, spiega Ungherese, “alcuni di questi PFAS vengono utilizzati come principi attivi di pesticidi. E in questa tornata di campionamenti cercheremo anche quei PFAS che derivano proprio dalla degradazione dei pesticidi, che stanno emergendo solo ora”.

  • Cosa sono i PFAS

    I PFAS rappresentano un amplissimo gruppo di molecole di sintesi, circa diecimila, che non esistono in natura, create dalle attività umane e in particolare da una moltitudine di produzioni industriali nonché caratterizzate da un legame chimico carbonio-fluoro con particolari proprietà: “Sono sostanze ancora poco regolamentare, in uso dalla fine degli anni Trenta — prosegue il campaigner di Greenpeace — di cui abbiamo imparato a conoscere gli effetti una volta riversate nell’ambiente. Le loro proprietà si trasformano in una sorta di boomerang, perché resistono al calore fino a mille gradi, all'attacco degli acidi, alla degradazione, oltre a essere idro- e olio-repellenti”.

  • (da sx) Giuseppe Ungherese e Federica Del Carlo: la delegazione di Greenpeace Italia in piazza Rauzi a Bolzano. Foto: SALTO/Val
  • Sono, in altre parole, persistenti: “Nell’ambiente sono destinate a restarci per decenni, se non per secoli”, sottolinea Ungherese, secondo cui “tali sostanze si accumulano nel nostro corpo e generano una serie di effetti negativi sulla salute umana anche a bassissime dosi, tra cui alcune forme tumorali certificate dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’OMS. Alcune di queste sono interferenti endocrini, ovvero una volta entrate nel nostro corpo vanno a simulare l'effetto degli ormoni  alterandone i processi metabolici, con conseguenze sulla fertilità, la tiroide, il metabolismo degli acidi grassi, il fegato e una lunga casistica di patologie”.

  • Risultati a inizio 2025

    Ma qual è la situazione in Sudtirolo? “La regione Trentino Alto Adige è tra quelle con meno problemi in Italia  — fa sapere ancora Ungherese —  I dati ambientali ci dicono che in fiumi, laghi, acque sotterrane, c’è una contaminazione nel 6% dei casi nell'intervallo temporale 2019-2022. La media nazionale è il 17-18%. Però qualche dato problematico c’è: ci sono criticità in alcuni fiumi, nelle fosse di bonifica dell'Adige, e contaminazioni nella falda acquifera dell'area di Borgochiese-Storo, in Trentino”.

     

    Sulla contaminazione da PFAS il Trentino-Alto Adige è sotto la media nazionale.

  • Il campione d'acqua etichettato: sarà analizzato da un laboratorio indipendente entro fine anno. Foto: SALTO/Val
  • I campioni saranno recapitati a un laboratorio indipendente e certificato che eseguirà le analisi entro fine anno. “Toccheremo oltre 220 comuni in tutta Italia, le analisi impiegheranno alcuni mesi e saremo pronti a diffondere i risultati ad inizio del 2025. Nel caso dovessimo imbatterci in contaminazioni particolarmente elevate nelle acque potabili che creano un rischio per la salute umana segnaleremo il tutto prontamente alle ASL e ai comuni di riferimento in modo che possano adottare i provvedimenti adeguati per difendere la salute civica”, conclude il responsabile inquinamento di Greenpeace.