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Sì, anche le donne cacciavano

La straordinaria scoperta in grado di stravolgere decenni di narrazione sui ruoli di genere delle società ancestrali. Ma la storia ha riservato anche altre sorprese...
female hunter
Foto: Matthew Verdolivo, UC Davis IET Academic Technology Services

Donne raccoglitrici e dedite alla famiglia, uomini impavidi cacciatori che provvedevano alla sussistenza del branco: dimenticate per sempre questa rigida dicotomia, grazie ad una scoperta archeologica che ci conduce direttamente sull’altopiano andino di Wilamaya Patjxa, in Perù, luogo in cui nel 2018 è stata rinvenuta una sepoltura umana risalente a ben 9000 anni fa. Al suo interno lo scheletro giaceva assieme a un kit per la caccia e ad alcuni utensili per la lavorazione animale: un cacciatore di un certo rilievo che le analisi osteologiche, proteomiche e isotopiche hanno confermato si trattasse di un individuo biologicamente femminile.


Una scoperta che non fa eccezione

 

Uno studio pubblicato sulla rivista accademica Science Advances, conosciuta per essere il primo magazine scientifico totalmente online e sotto licenza Creative Commons, sottolinea come il rinvenimento di Wilamaya Patjxa non si tratti di uno strappo alla regola.
Dopo il recente colpo di scena, i ricercatori sul campo si sono adoperati per analizzare il sesso biologico di altre 27 sepolture attribuite a cacciatori ritrovate nel continente americano, riuscendo a determinare una relativa parità numerica tra individui maschili e femminili.
Alcuni studiosi hanno teorizzato che la divisione del lavoro basata sul sesso biologico di appartenenza sarebbe stata meno pronunciata se non del tutto assente all’interno delle società dei nostri primi antenati. Le prime economie di sussistenza, che si basavano sulla caccia di animali di grossa taglia, avrebbero incoraggiato la partecipazione di tutti gli individui capaci, grazie soprattutto al concetto profondamente radicato dell’alloparenting, che non comprende la cura della prole come prerogativa famigliare bensì della comunità stessa e che conseguentemente ha contribuito a sollervare le donne dagli oneri esclusivi e totalizzanti relativi all'assistenza dei figli.


Non solo caccia: sguainate le spade!

 

Questa volta ci spostiamo in Svezia, qualche migliaia di anni dopo. Ci troviamo sul sito archeologico di Birka all’interno del quale è stata scoperta una delle più importanti e facoltose sepolture risalente all’epoca vichinga. Uno scheletro riposa in compagnia dei resti di due cavalli, circondato da numerose armi. Sulla base di quanto riportato dall’American Journal of Physical Anthropology qualsiasi elemento portava a dedurre che si trattasse di un guerriero assai importante per la società di allora. Sin dagli anni settanta gli studiosi che si sono susseguiti hanno tentato, invano, di suggerire che il famoso guerriero in realtà era una guerriera, sulla base di alcune caratteristiche biologiche inequivocabili. Pareri scientifici rimasti inascoltati sino alla conferma inconfutabile avvenuta pochi anni fa attraverso le analisi genetiche condotte da un team di ricerca coordinato dall’Università di Uppsala.

 

Maschio fino a prova contraria (forse)

 

La cacciatrice di Wilamaya Patjxa e la guerriera di Birka nonostante siano separate da migliaia di anni sono accomunate da un destino comune.
Ognuna di queste tombe è stata catalogata come appartenente ad un uomo, non sulla base di una qualche analisi di laboratorio ma da una presunta equazione, frutto di un mero automatismo che dà per scontato il binomio esclusivo armi-uomo. Gli elementi utili a ricreare una diversa storia del mondo tuttavia non mancano. L’idea di un binarismo di genere segregante, incubatore dello sviluppo del mondo vacilla e non è più sostenuto da prove concrete.