"Un Barbiere di qualità"
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Un regista che usa con disinvoltura linguaggi contemporanei, senza cadere nel tranello di voler attualizzare quello che appartiene alla tradizione, e una direzione musicale che si affida puntualmente alla partitura originale del capolavoro di Gioacchino Rossini, restituendo nei dettagli l'andamento, i tempi e l'orchestrazione indicati dal compositore.
La lettura del Barbiere di Siviglia, nell'allestimento firmato dal regista Fabio Cherstich e con l'Orchestra Haydn diretta dal maestro Alessandro Bonato, convince per la qualità delle scelte registiche e musicali che ne fanno uno spettacolo ben godibile. L'opera è andata in scena al Teatro sociale di Trento nel secondo appuntamento della stagione lirica della Fondazione Haydn di Bolzano e Trento. Entrambi, regista e direttore d'orchestra, rendono una visione paradossalmente sobria ed essenziale, che nasce dal totale rispetto dell'opera, nonostante l'irresistibile divertimento sprigionato dalla celebre composizione e la vivacità di scene e costumi.
A uscirne esaltata, se ce ne fosse bisogno, è in primis la musica stessa del geniale compositore pesarese, eseguita con perizia dall'Orchestra Haydn. Le arie e cavatine, gli accompagnamenti e incisi strumentali si susseguono incalzanti, nei due atti dell'opera buffa che portano al lieto fine, col matrimonio dei due amorosi, Almaviva e Rosina, tra inganni, sospetti, fortuiti malintesi e, naturalmente, generose elargizioni di denaro, mezzo magnificato apertamente più volte nel libretto. I singoli personaggi ben delineati dalle voci dei cantanti emergono nel trambusto della trama.
Impegnativa la parte del Conte d'Almaviva/ Lindoro interpretato con fedeltà dal tenore Pietro Adaini, affiancato da Mara Gaudenzi (Rosina), da Gurgen Baveyan nel ruolo di Figaro, da Fabio Capitanucci (il gabbato Don Bartolo), dal basso potente di Nicola Ulivieri nei panni di Don Basilio, da Francesca Maionchi (Berta, la governante) e Gianni Giuga che si alterna nella parte del servitore Fiorello e di un ufficiale.
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Alla figura di Figaro, il regista riserva un ruolo da superstar, con tanto di scritte luminose in stile Broadway e uno stuolo di fotografi e fans al seguito, ammiccando alla vasta fama del personaggio. E indubbiamente non c'è barbiere più conosciuto al mondo di Figaro, a 200 anni e più dalla prima rappresentazione dell'opera, avvenuta nel 1816 a Roma al Teatro di Torre Argentina e da allora ininterrottamente in repertorio in tutto il mondo.
Altri accorgimenti scenici fanno del palcoscenico una 'macchina della visione', nell'intenzione del regista. In un angolo, un'insegna con un occhio stilizzato ricorda anche il logo del Grande fratello, forse alludendo al voyeurismo dei sentimenti alla base del meccanismo dell'opera lirica. Nell'insieme il risultato è volutamente spiazzante. Tutto è movibile, un elevatore crea delle gerarchie tra i personaggi e una piattaforma sospesa, completa di clavicembalo, permette una parentesi musicale e sentimentale tra i due amanti. È un mondo oscillante, inafferrabile, come in fondo le note immortali della partitura. Elementi stilizzati giocano con i codici con cui decifriamo l'opera. Un carrarmato basculante su cui si erge a spada tratta il conte travestito da soldato ubriaco, rende visivamente eroici i suoi gorgheggi, per dirne uno. Una truppa di soldati in divisa color fucsia attutisce in un sorriso l'impatto drammatico della scena che si trasforma subito in una farsa. Altri requisiti, come il banco di scuola sovradimensionato e la sagoma della casa, simile a un disegno infantile, a rappresentare il palazzo di Don Bartolo, relegano la protagonista femminile Rosina, ivi reclusa priva di diritti, in un mondo dai tratti puerili in cui vorrebbe tenerla imprigionata il vecchio e avido tutore. Il prete Don Basilio recita il suo elogio alla calunnia, nella famosa aria dedicata, con il trucco scarlatto del viso che, abbinato all'abito talare nero e ai guanti dello stesso colore rosso, gli dà piuttosto un aspetto demoniaco, consono alla sua anima. Nelle une e altre stilizzazioni sceniche si condensano appigli di senso che accompagnano e sottolineano la musica, assoluta protagonista. Accanto ai cantanti emergono con forza anche le voci del coro, affidate all'ensemble vocale Continuum diretto da Luigi Azzolini. Completano il quadro e meritano anche un elogio il gruppo di mimi che si muovono tra le scene, montandole e smontandole con movenze veloci e funambulesche, e in testa Julien Lambert, che recita la parte di Ambrogio, il servitore muto di don Bartolo. Applausi meritati.
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Il barbiere di Siviglia, opera buffa in due atti di Gioacchino Rossini sul libretto di Cesare Sterbini
Rappresentazione di domenica 2 febbraio 2025 al Teatro sociale di TrentoLa locandina
Conte d'Almaviva
Pietro AdainiDon Bartolo
Fabio CapitanucciRosina
Mara GaudenziFigaro
Gurgen BaveyanDon Basilio
Nicola UlivieriBerta
Francesca MaionchiFiorello Ufficiale
Gianni GiugaAmbrogio
Julien LambertDirettore d'orchestra
Alessandro BonatoRegia
Fabio Cherstich
Scenografie
Nicolas BoveyCostumi
Arthur ArbesserLuci
Marco GiustiMaestro del Coro
Luigi AzzoliniBasso continuo
Gianluca Montaruli (violoncello)
Richard Barker (clavicembalo)
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
Ensemble Vocale Continuum