Economia | Covid

La pandemia è anche emergenza lavoro

Il Sure, Support to mitigate Uneployment Risks in an Emergency, è un sostegno per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: Fabio Petrini

Si tratta quindi di uno strumento europeo di sostegno temporaneo per ridurre i rischi di disoccupazione e proteggere i lavoratori e i posti di lavoro che risentono della pandemia da coronavirus.

Insieme ai prestiti del Mes e quelli della Bei, è uno dei tre pilastri varati dall’Unione europea, prima del Recovery Found. Il Sure, che rimane a disposizione fino al 31 dicembre 2022, fornirà un’assistenza finanziaria per un totale di 100 miliardi di euro, sotto forma di prestiti, concessi dalla Ue agli Stati membri a condizioni favorevoli. Tali risorse sono raccolte dalla Commissione europea attraverso l’emissione di obbligazioni sociali.

Tali prestiti concorreranno a coprire, ad esempio in Italia, misure come la Cassa integrazione per l’emergenza Covid 19 o il bonus per autonomi e professionisti. Ma possono essere usati anche per attivare regimi di riduzione dell’orario di lavoro per evitare gli esuberi. Tali misure, se da una parte proteggono i posti di lavoro, dall’altra fanno lievitare la spesa pubblica. Per contenere tale spesa, l’Italia ha fatto richiesta di accedere alle risorse Sure per oltre 28.000 milioni di euro. L’Unione europea con la “decisione di esecuzione”, nel settembre 2020, ha accordato un prestito fino ad un massimo di 27.400 milioni di euro, che verrà erogato in più rate e con una scadenza media massina di 15 anni.

Tali risorse andranno a coprire quanto il Cura Italia e il decreto Rilancio avevano messo in campo in materia di Cig, su indennità per i lavoratori autonomi, congedi parentali, voucher babysitter, credito d’imposta per sanificazione e adeguamento degli ambienti di lavoro.

L’Italia, tra gli Stati membri, è il maggior beneficiario, seguito da Spagna e Polonia. Tale sistema di finanziamento europeo si rivela vantaggioso per le casse dello Stato, nell’arco dei 15 anni. Il Sure, oltre alle altre misure messe in campo in questi mesi a livello europeo, è la prova concreta di quanto l’Unione europea possa intervenire in aiuto agli Stati membri. Le risorse messe in campo intervengono in maniera concreta sul cittadino europeo.

Va ricordato che oltre alla misure già citate è stato costituito il Fondo nuove competenze. Tale fondo ha ricevuto un primo stanziamento economico, per il biennio 2020/2021 pari a 230 milioni di euro a valere sul Programma operativo nazionale Spao e di ulteriori 500 milioni a carico dello Stato.

Il Fondo Nuove Competenze può essere utilizzato dalle aziende per riqualificare i propri dipendenti e valorizzarne il capitale umano, sia in un’ottica di riconversione aziendale, ma anche per dare agli stessi l’opportunità di acquisire nuove e maggiori competenze e di dotarsi degli strumenti per adattarsi alle nuove condizioni del mercato del lavoro.

Tale formazione passa attraverso specifici accordi, tra aziende e organizzazioni sindacali, nei quali si prevede la rimodulazione dell’orario di lavoro per mutate esigenze organizzative e produttive. In sintesi le ore non lavorate, per effetto della riduzione, vengo utilizzate in aula per la formazione. L’accordo e il relativo progetto di formazione devono essere presentati all’Anpal, Agenzia per le politiche attive del lavoro, per l’approvazione definitiva e il conseguente finanziamento economico.

L’utilizzo di tali strumenti e delle risorse economiche, che supportino le politiche del lavoro attive e passive, unite alle attuali e future misure sul lavoro, messe in campo dal legislatore, sono le strade principali per contrastare la perdita di posti di lavoro, legata alla pandemia.

Maurizio Surian