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A cosa servono le proibizioni

Carnevale, a Merano 20 ragazzi in ospedale perché avevano bevuto troppo. La proposta di Schir: un gruppo di lavoro di giovani per i giovani. “I divieti non funzionano”.
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Foto: upi

L’argine posto da Andrea Rossi ha apparentemente funzionato. Il vicesindaco di Merano aveva vietato, tramite ordinanza, la vendita di alcolici ai minorenni nel raggio di 300 metri dal luogo in cui si sarebbe tenuto il WIGWAM Festival, evento che ha portato nella città del Passirio, lo scorso 28 febbraio, oltre 2mila persone. Importante il dispiegamento di forze: 150 vigilantes, 25 operatori di un’agenzia di security oltre che polizia, vigili del fuoco, Croce rossa e Croce bianca.

Altra storia per la zona della stazione centrale dove molti ragazzi si sono riversati durante e dopo la manifestazione: 20 di loro sono stati trasportati in ospedale, tutti intossicati da alcol, altri anche da sostanze stupefacenti, altri vittime di pestaggi. Le statistiche Astat non fanno che confermare un quadro preoccupante, avverte la consigliera comunale Francesca Schir (gruppo misto).

Fino ad ora le soluzioni proposte a questa problematica, che qualcuno vorrebbe normalizzare, sono state proposte dagli adulti, si sono concentrate su divieti (mai rispettati) e spesso sono state interpretate dai ragazzi come una criminalizzazione e un costante giudizio negativo degli adulti nei loro confronti. Io ritengo invece che i giovani stessi possano dare una lettura interessante alla tematica e, soprattutto, possano fornire risposte e alternative valide

Il fenomeno del binge-drinking, ad esempio, ossia l’assunzione di cinque-dieci alcolici-superalcolici in una sola volta in un breve lasso di tempo, è particolarmente minaccioso e la percentuale, fra i giovani, è quasi tripla rispetto alla media nazionale. “Fino ad ora le soluzioni proposte a questa problematica, che qualcuno vorrebbe normalizzare, sono state proposte dagli adulti, si sono concentrate su divieti (mai rispettati) e spesso sono state interpretate dai ragazzi come una criminalizzazione e un costante giudizio negativo degli adulti nei loro confronti. Io ritengo invece che i giovani stessi possano dare una lettura interessante alla tematica e, soprattutto, possano fornire risposte e alternative valide”, afferma Schir. 

 

La proposta

 

Dato che le proibizioni non sembrano evidentemente essere efficaci la consigliera meranese propone dunque, in una mozione indirizzata al sindaco Paul Rösch, di istituire un gruppo di lavoro composto da un rappresentante dell’assessorato ai giovani, uno di ogni scuola superiore del territorio, uno della consulta dei giovani, uno di ogni centro giovanile o associazione che si occupi di giovani. I ragazzi dovrebbero “lavorare insieme per immaginare, proporre e realizzare, con il sostegno del Comune, offerte e iniziative alternative che non abbiano come scopo finale il consumo di alcol e lo sballo a tutti i costi, ma che si concentrino sulla comunicazione, lo scambio personale, le relazioni sociali e le amicizie” sostiene Schir che aggiunge: “Il consumo di alcol e droghe è l’espressione di un malessere giovanile che la città e la società devono prendere sul serio”.

 

 

La mozione prevede, inoltre, da parte del comune, maggiori controlli sulla vendita e somministrazione ai minori, serate informative per la cittadinanza con il coinvolgimento delle forze dell’ordine e del personale sanitario, nonché un concorso di idee con il coinvolgimento di tutte le scuole e le associazioni che si occupano di giovani sul tema del rapporto con l’alcol e con le droghe con lo scopo di realizzare una campagna mediatica o di sensibilizzazione, entro la scadenza di questa legislatura. 

 

Due pesi e due misure

 

Lo stesso WIGWAM non è esente da critiche. In un’interrogazione l’esponente del gruppo misto in consiglio comunale chiede all’amministrazione se la legge sia davvero uguale per tutti, dato che per il festival è stata fatta una deroga sugli orari (le 2.00 di notte) che, invece, per altre manifestazioni, come ad esempio la festa di Emergency, ma anche per i martedì lunghi, non è stata fatta: “Ricordiamo che per la festa di Emergency nei tre giorni consentiti (di solito erano 5), è stato concesso solo un giorno di proroga fino alle 23.30, diversamente l’orario di silenzio era previsto per le ore 23.00”. Nell’interrogazione si chiede, inoltre, quali siano state le spese a carico dell’amministrazione per tale evento, organizzato da privati, quali le facilitazioni concesse (utilizzo gratuito del terreno, transenne ecc.) e se fosse noto all’amministrazione – vista la pubblicizzazione dell’evento come festa senza alcol e il divieto della somministrazione di alcolici nei bar e nei ristoranti situati entro 300 metri dal luogo del festival – che all’interno del tendone venissero invece vendute bevande alcooliche. “Ancora due pesi e due misure?” chiede infine Schir.