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“Giustizia per le vittime di abusi”

La lettera aperta di ItalyChurchToo ai vescovi italiani riuniti a Roma la scorsa settimana: “La Chiesa italiana sia orientata a un’operazione senza ombre e senza sconti".
Weihe
Foto: Pixabay

"Chiediamo verità, giustizia e prevenzione". Questo è quanto si legge in una lettera aperta ai vescovi italiani riuniti a Roma la scorsa settimana per la loro assemblea plenaria. 

A firmarla è "ItalyChurchToo", un'associazione di vittime di abusi, laici cattolici, istanze di dialogo interreligioso, cittadini e alcuni media sensibili con l’obiettivo di richiamare l'attenzione dei vescovi e dell'opinione pubblica sui molteplici casi di abusi sessuali - definiti una vera e propria violazione dei diritti umani - da parte di sacerdoti e religiosi in Italia, nonchè di porre fine all'insabbiamento e di chiedere misure concrete per la rielaborazione e il risarcimento, nonché per la prevenzione. 
Per questo, sostengono i firmatari, è urgente e necessaria un'indagine indipendente, condotta da esperti non di parte che siano in grado di avvalersi della piena collaborazione della leadership della Chiesa. Sono pertanto fondamentali l'apertura degli archivi e un'efficace collaborazione con le istituzioni dello Stato italiano, nonché un'adeguata rendicontazione. 

Le persone colpite e le loro famiglie, si legge nell’appello, devono essere risarcite e i responsabili devono assumersi le proprie responsabilità. Attraverso una rigorosa applicazione delle norme ecclesiastiche la prescrizione degli abusi sessuali deve essere abolita, mentre la prevenzione diretta e indiretta degli abusi deve essere attuata in modo coerente.

Abbiamo la necessità di vedere la Chiesa italiana compattamente orientata a un’operazione senza ombre e senza sconti.

La lettera si conclude con un sentito appello: "Come cittadine e cittadini, vittime di abusi, donne e uomini battezzati, madri, padri, educatori, professionisti, abbiamo la necessità di vedere la Chiesa italiana compattamente orientata a un’operazione senza ombre e senza sconti".

Sebbene il nuovo presidente della Conferenza episcopale, il cardinale Zuppi, si sia dichiarato aperto al dialogo, i risultati della Conferenza episcopale lasciano tuttavia a desiderare. Secondo il Katholisches Sonntagsblatt del 5.6.2022, una prima indagine consisterebbe nel raccogliere le misure di prevenzione e i casi di abuso degli ultimi due anni. In una seconda fase, si analizzeranno gli ultimi 20 anni. 
Il cardinale Zuppi ha sottolineato la volontà di assumersi la responsabilità, mentre il presidente della Pontificia Commissione per la Protezione dell'Infanzia, il cardinale Sean O'Malley, ha chiesto una rielaborazione più coraggiosa e passi decisivi. 

“In Alto Adige si spera che in autunno vengano realizzati progetti concreti, come annunciato dalla direzione diocesana - commenta il teologo Robert Hochgruber, dopo aver contribuito alla traduzione in tedesco -. Il vescovo Ivo Muser ha recentemente nominato un nuovo gruppo di esperti composto, tra gli altri, dal Vicario generale e dal responsabile del Servizio diocesano per la tutela dei minori e di persone vulnerabili. Il compito del gruppo - sottolinea il teologo - è quello di esaminare i casi di sacerdoti in servizio con una storia di abusi. Dubito che possono svolgere bene questo compito. Gli esperti  - conclude Hochgruber - dovrebbero essere indipendente e libero da legami con la diocesi.

 

Di seguito il testo integrale.
 

Eminenza,
Eminenze ed Eccellenze,

siamo donne e uomini diversi per sensibilità e appartenenza, credenti e non credenti.

Vi scriviamo prima di tutto come cittadine e cittadini. Perché la Chiesa è parte della società e non fuori di essa.
Ci muove uno spirito di verità, di giustizia, di responsabilità che oggi ci fa stare davanti a voi, in piedi, in coscienza, con franchezza.
Gli abusi perpetrati all’interno della Chiesa colpiscono le persone nei loro corpi, nella loro vita, nella loro coscienza: sono violazioni dei diritti umani. Se la Chiesa non rispetta i diritti umani, non può predicare il Vangelo. Per questo l’obbedienza al Vangelo può spingere alla “disobbedienza” ogni volta che in nome della “prudenza” si rischia di diventare complici dei delitti.
Questa lettera è rivolta a voi, ma resa pubblica perché altri e altre possano sottoscrivere la nostra richiesta e perché pubblicamente voi possiate rispondere ([email protected]). Daremo conto della vostra replica nel corso della conferenza stampa che terremo il 27 maggio prossimo alle ore 11, presso la Sala stampa estera a Roma.

CHIEDIAMO VERITÀ, GIUSTIZIA E PREVENZIONE
Come “Coordinamento contro gli abusi nella Chiesa cattolica – ItalyChurchToo”, espressione delle vittime di abusi, del laicato cattolico, di istanze del dialogo interreligioso, della cittadinanza e di alcuni media sensibili, chiediamo a voi vescovi verità e giustizia per le vittime di abusi – minori, adulti, adulte, persone vulnerabili, religiose – perpetrati da persone a vario titolo impegnate nella Chiesa, nonché misure di prevenzione perché la Chiesa riacquisti credibilità e autorevolezza.
Consapevoli che alcuni aspetti che citeremo saranno oggetto del confronto sinodale, vogliamo focalizzarci, qui e ora, sulla realtà italiana.

A) IN UN’OTTICA DI VERITÀ
1) Chiediamo la piena collaborazione della Chiesa italiana a una indagine indipendente, condotta da professionisti credibili e super partes, che faccia luce sugli abusi compiuti dal clero in Italia, che veda uniti gli sforzi di diverse e altissime professionalità e che utilizzi contemporaneamente metodi qualitativi, quantitativi e documentali; in questa prospettiva, rigettiamo anticipatamente qualsiasi ipotesi di lavoro condotto con strumenti e risorse interne alla Chiesa stessa, che non avrebbe le caratteristiche di terzietà necessarie e risulterebbe non credibile, carente e in ultima analisi inutile, se non dannosa.
2) Chiediamo che siano aperti e resi disponibili gli archivi di diocesi, conventi, monasteri, parrocchie, centri pastorali, istituzioni scolastiche ed educative cattoliche; che siano posti in essere canali di fattiva collaborazione con le istituzioni dello Stato italiano perché i colpevoli di crimini contro i minori vengano perseguiti. Non siamo disposti ad accogliere sinergie con istituzioni statali che non contemplino una seria indagine sul passato, un coinvolgimento diretto delle vittime e una riparazione proporzionata al danno arrecato. È necessario che le responsabilità personali dirette, così come omissioni e indebite coperture, causa di rivittimizzazione delle vittime, siano accertate e rese note, a tutti i livelli, ai fini di una corretta presa in carico delle conseguenze delle proprie azioni, alle quali tutte e tutti siamo chiamati.
3) Chiediamo che si affronti il nodo critico della mancanza di terzietà dei centri diocesani di ascolto esistenti, elaborando una proposta alternativa che offra figure professionali neutrali e competenti, per rendere meno psicologicamente gravosa e più agevole e rigorosa la raccolta di storie e testimonianze.

B) IN UN’OTTICA DI GIUSTIZIA
4) Chiediamo che le vittime e le loro famiglie siano ascoltate, accolte e risarcite, anche finanziariamente, per i danni biologici, psicologici, morali ed economici subiti, pur nella consapevolezza che nulla potrà mai compensare la sofferenza subita. E che siano contestualmente contemplati percorsi di assunzione di responsabilità degli autori di reato davanti alle vittime, in un’ottica di giustizia riparativa.
5) Chiediamo l’applicazione rigorosa delle norme stabilite da papa Francesco, in particolare contenute nel motu proprio Vos estis lux mundi, che sancisce in primo luogo l’obbligo, morale e giuridico, di segnalazione degli abusi ai danni di minori e di persone vulnerabili, o contro qualunque persona con violenza, minaccia o abuso di autorità.
6) Chiediamo che vi facciate promotori dell’eliminazione dei termini di prescrizione per gli abusi, come già sta avvenendo in altri Paesi: la maturazione della coscienza dell’abuso richiede alle vittime, come ormai attestato anche in sede scientifica, tempi molto lunghi che fatalmente, oggi, rendono prescritta la maggior parte delle denunce.

C) IN UN’OTTICA DI PREVENZIONE:
Consapevoli che l’ambito della prevenzione degli abusi, diretta e indiretta, implica questioni di vastissima portata – tra cui la formazione al ministero ordinato, l’educazione psico-affettiva dei seminaristi e dei/delle candidati/e alla vita religiosa, il ripensamento delle dinamiche della cura pastorale – che richiedono tempi di riflessione molto lunghi, nel contesto di questa lettera
7) chiediamo di estendere anche al clero e al volontariato attivo nella Chiesa l’obbligatorietà del certificato antipedofilia, previsto dalla Convenzione di Lanzarote, adottata dal Consiglio d’Europa e ratificata dal Governo italiano, al fine di restituire maggiore trasparenza alle istituzioni ecclesiastiche.
Queste richieste sono intese ad allineare l’operato della Chiesa italiana a quello di altre Conferenze episcopali e singole diocesi, e a spazzare via ogni dubbio relativo alle reticenze che l’episcopato italiano potrebbe avere riguardo all’emersione della reale portata del fenomeno in Italia.
Come cittadine e cittadini, vittime di abusi, battezzate e battezzati, madri, padri, educatori, professionisti, abbiamo la necessità di vedere la Chiesa italiana compattamente orientata a un’operazione senza ombre e senza sconti.