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La persistenza della violenza maschile
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Ecco la newsletter settimanale di Giulia Blasi servizio a domicilio:
https://servizioadomicilio.substack.com/E qui alcuni dei suoi libri:
Cose mai successe (Rizzoli, 2024)
Scintilla nel buio (Il battello a vapore, 2023)
Brutta (Rizzoli, 2021)
Rivoluzione Z (Rizzoli, 2020)
Manuale per ragazze rivoluzionarie (Rizzoli, 2018)Vi avevo avvertitə: gli incontri per me stimolanti si traducono in k&v per voi… e così oggi vi rendo partecipə di una chiacchierata intensa con Giulia Blasi, scrittrice, formatrice, conduttrice italiana, specializzata in temi relativi alla condizione femminile e al femminismo. Le ho posto una domanda che mi pongo spesso. Si tratta della questione della persistenza della violenza contro le donne. Ecco la riflessione di Giulia:
“Nelle nostre società non c'è un vero contrasto ai femminicidi e nemmeno una vera ridiscussione del maschile, perché il discorso è inevitabilmente antisistema. Se quindi il nostro ministro dell'istruzione interviene al lancio della Fondazione Giulia Cecchettin dicendo che il patriarcato non esiste, lo fa perché bisogna negare che esiste un problema di sistema. Mentre ogni femminicidio è la dimostrazione lampante che il problema di sistema c’è.
Ma la violenza sociale viene politicamente usata come strumento di controllo, ce n’è bisogno per mantenere il potere, e quindi fa comodo. Fa comodo che le donne continuino a stare sotto la minaccia della violenza costante non necessariamente agita, basta che sappiano che esiste. Perché così limitano le loro azioni per limitare la possibilità che gli uomini le aggrediscano: sono premurose, sono compiacenti, sono accoglienti, sono gentili perché non sanno mai come potrebbe reagire l'uomo che hanno davanti.
Gli uomini (e molte donne) si prestano a fare da guardiani per il mantenimento di questo ordine sociale da un lato, dall’altro si compiacciono di vedersi come protettori delle donne, riprendendosi "il loro ruolo sociale”, come se gli fosse mai stato tolto. E se gli domandi: protettori da chi? O non sanno rispondere, oppure dicono: dagli altri uomini. Quindi, intanto, questo dimostra che a) non riescono a mettere in discussione il modello maschile e b) hanno bisogno di quella violenza. Hanno bisogno che continui a esistere, perché se tu togli quella violenza, allora da chi ti proteggono? Viene messo in discussione un loro ruolo importante. E, allo stesso modo, se tu ti emancipi e non hai bisogno di protettori, vivi libera nel mondo e non rispondi a nessuno, ma togli loro oltre alla proprietà anche questo ruolo. Nella protezione c'è comunque dominanza.
Sarebbe ora che gli uomini si interroghino su quello che li rende davvero uomini e sulla funzione della violenza nella loro vita. Perché non prendono in mano questo lavoro di decostruzione? Perché non si organizzano. È ora che comincino a parlarne e a organizzarsi politicamente per ridefinire una mascolinità non più tossica ma accogliente, elastica e capace di cambiare, di evolversi. È ora per gli uomini di smettere con l’affermazione di sé, la sopraffazione e la dominanza.”