Società | Merano

“Un piano incompleto”

Francesca Schir, ex consigliera comunale del M5s passata al gruppo misto, su “luci, ombre e grandi assenti” del Piano sociale del Comune. “Mi sarei aspettata di più”.
Francesca Schir
Foto: Francesca Schir

Il parto è stato laborioso ma alla fine la bozza del nuovo Piano sociale del Comune di Merano per il triennio 2019-2021 è stata presentata qualche sera fa nel corso di un’assemblea pubblica sebbene il documento verrà approvato, a quanto pare, non prima della fine dell’anno. Nel Piano trovano spazio temi dedicati a: gli anziani (con proposte che vanno dall’aumento dei posti letto nelle case di riposo all’incremento a 12 ore al giorno dell’assistenza domiciliare e al centro diurno), i giovani (dai cohousing intergenerazionali all’offerta di spazi per eventi, a strumenti che facilitino la creazione di startup in tre giorni,) la famiglia (dall’assistenza all’infanzia 0-3 anni, alla riduzione delle spese per i nuclei famigliari), i migranti e l’integrazione (dalle iniziative per i genitori per imparare le lingue locali al supporto ai giovani con psicologi ed educatori, dal dialogo con i sinti alla sensibilizzazione degli imprenditori affinché assumano richiedenti asilo, al realizzare progetti interetnici nei quartieri). 

 

Familia, familiae

 

Una minuziosa analisi del Piano sociale è stata fatta dalla presidente del consiglio comunale di Merano nonché candidata alle prossime elezioni provinciali con il Team Köllensperger dopo l’uscita dal Movimento 5 stelle, Francesca Schir. Le parole sono importanti diceva Nanni Moretti e il primo appunto è sulla definizione di “famiglia”, “al singolare, dando per scontato che ne esista un solo tipo”, cosa “poco rispondente alla realtà: mi aspetto che il Piano sociale sia lo specchio della nostra società e poiché, ad esempio, la riunione ha avuto inizio con la definizione di un quadro complessivo dello sviluppo demografico e del contesto di riferimento dal quale è emerso che il 41,8% delle ‘famiglie’ è composto da un solo membro, ciò rappresenta la necessità, anche di ordine culturale, di definire con un sostantivo plurale la diversificazione dei nuclei che sono andati componendosi negli ultimi anni”, dice la consigliera comunale che ora fa parte del gruppo misto.

 

Luci e ombre

 

Poche sono inoltre le informazioni date ai cittadini, secondo Schir, nessun documento utile reperibile online su cui lavorare per poter dare un contributo (peraltro richiesto) veramente efficace alla stesura del Piano. E se da una parte la consigliera comunale plaude il capitolo riservato agli anziani che tiene conto dell’esigenza di operare affinché l’autonomia sia conservata e sostenuta il più a lungo possibile, dall’altra sollecita una maggiore concretezza nello sviluppo di iniziative come il cohousing, “il sostegno di nuove forme abitative che favoriscano convivenze fra studenti e anziani, fra famiglie e anziani, insomma, tutte le forme del coabitare che prevedano l’aiuto ed il sostegno reciproco”. Servono inoltre strategie più chiare e concrete per per combattere la dipendenza assistenziale come, ad esempio, il reablement e, data l’esponenziale crescita delle persone anziane, occorre una regolamentazione in materia di badanti, con l’introduzione di un registro apposito, almeno a livello comunale per iniziare. “Per quanto riguarda le case di riposo - prosegue Schir - fra le diverse problematiche da affrontare, dalle urgenze all’incremento di casi di patologie legate alla demenza, rimane ancora aperto il nodo della lista di attesa unica, promessa e promossa dall’assessore Frötscher già tempo fa in consiglio comunale”. 

 

Giovani, osare di più

 

Per quel che riguarda i giovani bene le soluzioni che riguardano le nuove modalità di coabitazione e il cosiddetto “sviluppo di comunità”, ma ciò non basta. È in quest'ambito, infatti, che Schir riscontra le criticità maggiori. “Il problema è che non è stato rilevato in nessun modo ‘il disagio’ dei giovani, non si sono nominate le dipendenze da sostanze o da alcol, quelle ‘nuove’ relative all’abuso delle tecnologie, le alte casistiche di suicidi, seconda causa di morte in Italia fra i giovani fino a 24 anni”. E dunque necessarie sono nuove strategie di prevenzione e di azione a contrasto del disagio giovanile e va previsto il ricorso a figure come gli educatori territoriali.

“Mi sarei aspettata anche, ma così non è stato - conclude la consigliera comunale del gruppo misto - che venisse dato corso ad una mozione presentata nell’ambito della situazione delle scuole (quelle di competenza comunale di ogni grado), sia tedesche che italiane, in ordine alla condizione strutturale delle scuole esistenti (spazi, sicurezza, igiene, mense, cortili, aule speciali, parcheggi per docenti e personale, consumo energetico) e, soprattutto, in relazione al numero degli alunni presenti e futuri (in proiezione per i prossimi 10 anni) che venne respinta con la promessa che tali studi sarebbero rientrati nel Piano Sociale per poter programmare interventi o nuove realizzazioni di scuole”.