salto.music | L'intervista

“La musica ha bisogno d’essere politica”

La Rappresentante di Lista debutta a Pergine con un reading musicale su amore e politica. Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina raccontano il loro rapporto con le parole, la letteratura — e la lingua tedesca.
La Rappresentante di Lista
Foto: LRDL
  • Saranno protagonisti domani, mercoledì 10 luglio alle ore 20.45 al Castello di Pergine Valsugana (Trento) con la prima nazionale di “Parole politiche d’amore e disamore”, un reading con musica dal vivo che ripercorre canzoni, poesie e racconti, giocando sulle ambivalenze tra amore e politica. Sono Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina de La Rappresentante di Lista (LRDL), la band “femminile plurale” che in autunno tornerà a suonare nei super club di tutta Italia: la data zero del nuovo tour sarà proprio in Trentino, il 4 novembre al Sanbapolis di Trento. Nell'intervista a salto.music, LRDL ci parla della necessità di una musica “politica” capace di interrogarsi (e giocare) sul nostro corpo, le emozioni, la dimensione ecologica e queer, nonché del loro rapporto con le parole — e con la lingua tedesca.

  • Dario Mangiaracina e Veronica Lucchesi: da 13 anni formano la band La Rappresentante di Lista. Foto: LRDL
  • salto.music: LRDL, state allestendo “Parole politiche d'amore e disamore”, prima nazionale al “Pergine Festival” in Trentino. Da dove nasce l'idea di questo reading?

    Dario Mangiaracina: Abbiamo deciso di dare spazio ai testi delle canzoni del nuovo disco, testi cui siamo particolarmente legati, prima che queste canzoni escano. Quando scriviamo le canzoni che poi finiscono in un disco, infatti, fondamentalmente tendiamo a essere più prolissi nel testo rispetto a quanto ci serva: buttiamo tante parole in questo grande file di testo che condividiamo poi online e andiamo modificando, e poi via via scremando. Da queste pagine emergono poi i testi delle canzoni — ovviamente molto più stringate di quelle buttate giù all’inizio della lavorazione.

    Le canzoni in qualche modo riescono ad ammorbidire i significati, le storie che stanno dietro a quelle parole, mentre ci piaceva l'idea — in un contesto teatrale — di portare appunto l'intimità, anche la crudezza delle parole, “nude e crude” appunto e senza l'aspetto musicale. In questi giorni abbiamo rimesso in piedi questo “grande file”, abbiamo stampato tutti i testi mettendo su un vero e proprio reading. Useremo alcuni dei testi che da sempre fanno parte delle nostre ispirazioni, tra romanzi e poesie, e condiremo tutto con delle canzoni che poi sono il “core” della nostra attività. Per far felice il pubblico e soddisfare le nostre necessità artistiche. 

    C'è chi ha trovato parole che s’incastrano perfettamente tra il mio vuoto e il sentimento che esce inconsapevole. Se un testo diventa una tavola, ci possiamo mettere uno schizzo, un fregio, una parola.

    Per LRDL, potremmo dire, “le parole sono importanti”. Non mancano i riferimenti letterari nei vostri brani, da Nino Gennaro in “Vita” (“Sei felice o sei complice”) a Pessoa in “Amare” (“Ho dentro me, tutti i sogni del mondo”). Quanto è importante, nella scrittura dei vostri brani, il ruolo della letteratura e della poesia in particolare?

    Veronica Lucchesi: I riferimenti sono sempre un aspetto interessante. C'è chi prima di noi l'ha detto meglio e questo in realtà è un grande insegnamento: è come se qualcuno avesse rappresentato esattamente quello che avevi in testa, oppure t’ha aiutato a sentirti meno solo in un ragionamento, ha interpretato un sentimento che avevi, l’ha chiamato e gli ha dato un immaginario. Quello che cerchiamo di fare, a volte citandoli, passa dal mero omaggio a un aspetto divulgativo, se posso dire. Mi piace anche pensare che, magari, “Il Maestro e Margherita” citato in una delle nostre canzoni possa essere interessante per chi ancora non l'ha letto e lo va a riscoprire. E poi un amore per la poesia, per chi ha trovato delle parole che s’incastrano perfettamente tra il mio vuoto e il sentimento che esce fuori inconsapevole. Quindi c'è un aspetto di grande passione e di ricerca, perché magari guardi chi ha già affrontato determinati temi e ti ci rivolgi senza paura di citarli. Quindi, ripeto, non ha senso camuffare, fingere siano tuoi certi pensieri se c’è chi li ha già detti, ha dato un suo punto di vista. Si fa in modo che un testo personalissimo diventi poi una tavola su cui tutti possiamo mettere uno schizzo, un fregio, una parola.

    La Rappresentante di Lista sta nel mondo e per questo ha bisogno di essere politica. Nasce con l'idea di essere un’alternativa, con uno sguardo diverso sull’amore, “queer”.

    Quanto può essere politica la musica — o quanto lo è nel vostro lavoro?

    DM: Quando abbiamo nominato la nostra band  “La Rappresentante di Lista” non sapevamo ancora che effettivamente era questo il motivo per cui c’eravamo mossi in quel modo. Sin dall'inizio “La Rappresentante di Lista” nasce con l'idea di raccontare qualcosa, di essere un’alternativa, di dare uno sguardo diverso sull’amore, di essere “queer”. Parole che oggi ovviamente si mescolano nel linguaggio politico e diventano politiche, perché sono “alternative”, perché non sono scontate. Perché l'amore, le relazioni spesso vengono raccontate in maniera univoca. Raccontarle in maniera diversa può essere un discorso politico. Come è politico parlare di corpi, parlare di femminilità, in definitiva di alternativa e di politica proprio, di “stare al mondo”. La Rappresentante di Lista sta nel mondo e per questo ha bisogno di essere politica. Non è una pretesa, è una considerazione.

    LRDL è “politica” anche con brani di grande successo…

    DM: Lo abbiamo sempre detto: anche quando abbiamo deciso di scrivere brani come “Ciao, ciao” o “Amare” — più che commerciali, “commerciati” — c’è sempre stato quell'aspetto di racconto, d’immersione del nostro linguaggio all’interno di un tessuto sociale. Quindi, ovviamente, si parla sempre di politica. Penso anche a quello che succede in Europa. Mi chiedevo oggi come ci muoveremo rispetto a quello che è successo in Francia, alla grande presa di posizione che c'è stata: mi sembra ci sia, in questo momento, il bisogno di esporsi, di dire quello che si pensa. Mentre il rischio della musica, oggi, è che possa invece rimpicciolire la propria potenza fino a diventare sottofondo. Se c'è una cosa che non vogliamo è diventare musica da sottofondo, musica da supermercato che quando spegni la radio dici “Ah, cos’è questo sollievo che sento”. E per questo bisogna essere politici, perché altrimenti si rischia di essere qualunquisti come è molta musica oggi.

    Se c'è una cosa che non vogliamo è diventare musica da sottofondo. Altrimenti si rischia di essere qualunquisti.

  • Paradiso: la copertina del nuovo singolo de La Rappresentante di Lista. Foto: LRDL
  • Nel vostro primo album, (Per la) Via di Casa, ci sono due canzoni in lingua tedesca, “Klammern an den Zähnen” e “Winter Underwear”. Come mai?

    VL: È una storia divertente. Mia nonna, avendo fatto la guerra, sapeva moltissime frasi e parole in tedesco perché, diciamo così, ebbe spesso a che fare con personaggi provenienti dalla Germania — io sto in Versilia, vicinissimo a Sant'Anna di Stazzema dove ci fu l’eccidio. Questa cosa evidentemente ha continuato ad aleggiare come un'idea nella mia famiglia. Quando ho scelto la scuola, ho deciso di frequentare lo scientifico linguistico di scegliere, invece del francese, il tedesco. Ho studiato il tedesco per cinque anni al liceo e sono rimasta molto colpita e appassionata, perché avevo una professoressa davvero brava. Ho un’ottima capacità di scrivere in tedesco — insomma, vuoi o non vuoi a livello elementare so scrivere delle cose, in quanto ricordo benissimo come si adopera la grammatica. Con Dario, un giorno, non riuscivamo a scrivere delle canzoni che avevamo in testa in italiano, e io proposi di farlo in tedesco. Abbiamo usato questa lingua per gioco e in modo molto semplice, tant’è che forse sembriamo dei bambini delle elementari… ma sono canzoni che a me fanno molta simpatia: una parla d’un apparecchio ortodontico (“Klammern an den Zähnen”), l'altra di una storia d’amore molto sofferta — il cui titolo però è in inglese e si chiama “Winter Underwear”. E poi c’è un’altra cosa.

    Prego.

    VL: Abbiamo studiato teatro e siamo molto appassionati all'Opera da tre soldi di Bertold Brecht, a tutto quel tipo di teatro politico e un po' anche cabarettistico, coi cartelli, le scritte, la coralità, il dichiarare in maniera molto potente alcuni aspetti della società. Per noi sono stati grandi maestri. Questo è un altro motivo per cui abbiamo utilizzato la lingua tedesca. Ad oggi so dire non troppe cose, ma studio e continuo a studiare la grammatica su un'applicazione che si chiama “Duolingo” (ride).

    Siamo appassionati a L'opera da tre soldi di Bertold Brecht, al teatro politico e un po' anche cabarettistico, coi cartelli, le scritte, la coralità, il dichiarare alcuni aspetti della società.

    Siete già arrivat* in Trentino?

    DM: Dalla Toscana arriviamo oggi in Trentino. È una regione meravigliosa, certo, non lo conosciamo benissimo, a volte ci sono cose in Sicilia che pure non conosco…

    VL: In passato ho preparato degli spettacoli teatrali a Trento e Rovereto con il gruppo nomade teatrale “Ortika”, la cui sound e light designer Alice Colla è trentina.

    Anche la “data zero” del vostro tour sarà in Trentino, il 4 novembre al Sanbapolis di Trento. Cosa di diverso ci dobbiamo aspettare dal nuovo album? 

    DM: Stiamo lavorando alle nuove canzoni che porteremo in tour con la nostra band. E sarà l'inizio di un nuovo percorso per LRDL, che sarà tutto completamente diverso. Quando andavo da mia nonna, magari mi vedeva dopo un mese e diceva: “Ah, Dario, ma come sei diverso!”. Spesso quando ci guardiamo allo specchio non ci rendiamo conto di quanto siamo cambiati. In realtà queste canzoni che inizio a sentire — stiamo iniziando a mixare — sono l'evoluzione del nostro sound. Il pubblico “subirà” o meglio, avrà uno scalino dall'ultimo pezzo che è uscito, sentirà delle cose nuove. (Intanto risponde a VM: “Perché sto pulendo? Sto passando la scopa perché mi rilassa”, ndr). A noi suona tutto molto lineare rispetto a "My Mamma”, però sicuramente ci saranno più chitarre. Stiamo cercando di avvicinare il suono che abbiamo dal vivo a quello che registriamo in studio.

  • La Rappresentante di Lista (LRDL) è un progetto con base a Palermo nato nel 2011 dall’incontro tra la cantante, attrice e autrice toscana Veronica Lucchesi e il polistrumentista, autore e produttore siciliano Dario Mangiaracina. I due si conobbero a teatro durante le proteste d'un gruppo di artisti che avevano riaperto il Teatro Garibaldi. Durante l’occupazione, incontrano vari esponenti della scena musicale siciliana tra cui Roberto Cammarata, chitarrista e produttore palermitano. Grazie anche alla collaborazione con questi musicisti nasce nel 2014 il primo album de LRDL, (Per la) Via di Casa, cui seguirà Bu Bu Sad.

    A gennaio 2020 il brano Questo corpo, estratto dal terzo disco Go Go Diva, è inserito all’interno della colonna sonora della serie TV “The New Pope”, sequel di “The Young Pope”, entrambe del regista Premio Oscar Paolo Sorrentino. L’ultimo album in studio de LRDL, My Mamma, risale al 2021 (cui si è aggiunta la Ciao Ciao Edition nel 2022.

    Con quattro album in studio all’attivo e due album live, nei suoi 13 anni di carriera la band è stata più volte presente al Festival di Sanremo, prima come ospite di Rancore nel 2020, poi da concorrente nel 2021 con Amare e nel 2022 con Ciao Ciao, certificata Quarto Disco di Platino. Nel 2023 LRDL torna a Sanremo da ospite, nonché con Veronica e Dario in veste di autori per il brano dei Cugini di Campagna “Lettera 22”. Infine, nell’edizione 2024 del Festival, LRDL è stata ospite di Annalisa durante la serata duetti con il brano Sweet Dreams (are made of this) degli Eurythmics insieme al Coro Artemia.

    Lo scorso 19 aprile, la band ha pubblicato il nuovo brano Paradiso, mentre sono già state annunciate le date del tour che nell’autunno 2024 riporterà La Rappresentante di Lista in giro per l'Italia.