"Gli italiani non lo sospettavano"
Sala piena ieri 9 novembre per il Teatro Cristallo, che ha ospitato sul suo palcoscenico il primo appuntamento di un un percorso creato dall’Associazione Nazionale Magistrati e Caritas, Le Vie del Sacro. Ospite dell’incontro moderato da Pasquale Profiti, pubblico ministero a Trento, è Piercamillo Davigo, noto per essere stato uno dei protagonisti della stagione di Mani Pulite insieme ad Antonio Di Pietro e Gherardo Colombo nel ruolo di pubblico ministero, fase iniziata nel 1992, anno in cui venne posto sotto ai riflettori quello scandalo che oggi è passato alla storia con il nome di Tangentopoli.
salto.bz: Dal 1992 è effettivamente cambiato qualcosa? Il sistema della corruzione si è complicato, aggrovigliato o si sono scoperchiati vasi che permettono ancora oggi, grazie a Mani Pulite, di capire meglio il sistema?
Piercamillo Davigo: Certo, è emerso quello che prima gli italiani non sospettavano che accadesse, non già di quelle di dimensioni e di sicuro non a quei livelli e questo probabilmente è irreversibile.
Ovvero?
Voglio dire che adesso gli italiani sanno che cos’è in realtà parte della loro classe dirigente.
La corruzione è seriale e diffusiva
Lei ha detto che bisogna far conoscere il più possibile il fenomeno, ha un definizione per circoscriverlo?
Ci sono due termini che adotto per spiegare il fenomeno della corruzione, perché è vero, è di fenomeno che si tratta. Nell'immaginario collettivo si ha ancora l'idea che consista solo nello scambio una tantum di una mazzetta, ma non è così. La corruzione è "seriale". Esattamente come i serial killer uccidono in sequenza, i soggetti che commettono questo delitto, lo commettono in maniera sequenziale, non una volta sola. Il secondo aggettivo è "diffusiva". I corrotti e i corruttori, in primis, cercano sempre di creare un ambiente a loro favorevole affinchè si possa ostacolare ogni tipo di guaio imminente. E' proprio così si creano fenomeni più vasti, come la creazione dei mercati non regolamentati, che quando raggiungono un volume d'affari troppo ingombrante, dalle imprese che di consorziano per gestirlo, si passa a regolatori esterni. E' qui che entra in gioco il crimine organizzato, in qualità di regolatore esterno.
La giustizia e i processi non sono sufficienti a contrastare il fenomeno della corruzione, sembra ormai endemico nel sistema democratico, quali sono le misure accessorie per prevenirla?
Ovvio che non siano sufficienti ma sono, scontato dirlo, necessari. Intanto, per poterla combattere bisogna conoscerla e solo lo strumento giudiziario è idoneo e solo l’autorità giudiziaria può compiere atti invasivi come le intercettazioni, le perquisizioni, i sequestri, che non sono consentiti all’autorità amministrativa. Il vero problema è farla emergere, la corruzione.
La cultura della corruzione è connaturata al sistema politico, non c'è dubbio che ormai la parola corruzione venga associata in prima istanza a quella della parola politica. E' solo percezione o è nella natura delle cose?
Non c’è nulla di irreversibile, sono le regole che determinano i comportamenti, il problema è che in Italia non rispettare la legge è relativamente conveniente rispetto ad altri paesi e quindi questo spiega anche perché c’è questa devianza.
La questione è sempre la stessa, le regole
Cosa non ha funzionato della lotta alla corruzione?
Il problema sta nelle regole, che non sono adatte a fronteggiare questo fenomeno.
Alcuni intellettuali che si occupano di associazioni a delinquere e i loro derivati, compresa quindi la corruzione, come ad esempio Saviano, - per citare uno dei più esposti mediaticamente e non solo - si sono espressi in modo molto pessimistico, non vedono speranza, odiano questa parola che sembra illudere solamente. Secondo lei esiste uno spiraglio per combattere realmente con degli strumenti giudiziari e non solo “culturali” il fenomeno già in atto, quello esistente?
Bisognerebbe fare due cose. La prima è introdurre un diritto premiale molto forte per chi parla e ovviamente proteggere chi parla e soprattutto, per sgretolare i cartelli di imprese che si spartiscono gli appalti, bisognerebbe introdurre operazioni sotto copertura anche in questa materia, che ad oggi non sono consentite. Basterebbero queste due regole per far finire gran parte dei fenomeni che oggi sono in corso. La questione è sempre la stessa, le regole.
Parole chiare e semplici ..ma
Parole chiare e semplici ..ma pochi hanno il coraggio di dire o scrivere, visto che appunto non esiste nè protezione nè sistema premiante! Vorrei che si esaminasse la politica locale attraverso questo occhio attento per capire se e quanto sia radicato anche qui "il sistema".