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Il debole richiamo degli affitti

Sono pochi e secondo i lavoratori dipendenti gli alti prezzi delle abitazioni in Alto Adige si devono soprattutto all’elevato tenore di vita e agli standard edilizi.
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Foto: upi

Gli altoatesini non vengono facilmente persuasi ad affittare, questo è quanto emerge da un’indagine dell’AFI-IPL. “Sarà necessario un grande lavoro di sensibilizzazione se si vuole spingere gli altoatesini a preferire l’affitto alla casa di proprietà - sostiene il direttore IPL Stefan Perini -, il sondaggio ci segnala che l’aspetto finanziario è meno rilevante di quanto prospettato. Ciò che spinge a preferire l’affitto alla casa di proprietà sono piuttosto nuove opportunità professionali e nuove esigenze famigliari”. Per l’89% dei lavoratori dipendenti intervistati se i prezzi delle abitazioni in Alto Adige sono elevati - anche rispetto ad altre realtà dell’arco alpino -, lo si deve all’elevato tenore di vita. Il PIL pro capite in Alto Adige, del resto, è superiore del 30% alla media dell’UE, è macro-economicamente sostenibile che, di riflesso, anche il livello generale dei prezzi sia elevato. L’83% di chi ha partecipato al sondaggio dice che le cause dei costi ingenti sono da riscontrarsi negli elevati standard edilizi richiesti dai residenti. 

L’80% riconosce nel diverso grado di urbanizzazione un fattore determinante a spiegare le differenze nei prezzi immobiliari. Le agevolazioni all’edilizia come fattore che fa lievitare prezzi viene indicato dal 77% degli intervistati. Il turismo e il mercato delle seconde case fa lievitare “molto” o “abbastanza” i prezzi a detta del 74% degli intervistati. La pianificazione territoriale restrittiva e la conseguente scarsità di area edificabile è indicata come rilevante dal 73% degli intervistati. Il persistere di alcune posizioni di mercato dominanti è invece “molto” o “abbastanza” determinante per gli elevati prezzi delle abitazioni secondo il 67% degli intervistati. Alla particolare conformazione del territorio –  ad esempio la presenza di pendii o zone difficilmente edificabili, per la quale messa in sicurezza devono essere sostenuti costi aggiuntivi, il 64% degli intervistati attribuisce un’elevata rilevanza. Che la scarsa offerta di abitazioni sia un fattore “molto” o “abbastanza” rilevante per gli elevati prezzi delle abitazioni in Alto Adige è invece condiviso solo dal 47% dei lavoratori dipendenti. 

Se da un lato le rappresentanze dei datori di lavoro e dei lavoratori, i policy maker e le associazioni sociali nel dibattito in corso sulla nuova legge provinciale territorio e paesaggio auspicano un potenziamento del mercato degli affitti il 10% dei lavoratori di affitto proprio non ne vuole sapere. Ma anche a prescindere dagli “ultrascettici” l’entusiasmo per l’affitto si mantiene nei limiti. Se i lavoratori dipendenti intervistati dovessero decidere tra un’abitazione in affitto o in proprietà, ecco in che misura i seguenti fattori potrebbero spingerli a scegliere l’affitto: la possibilità di cambiare alloggio a secondo di nuove offerte lavorative viene indicato del 49% degli intervistati. Per il 48% potrebbe essere un fattore “molto” o “abbastanza” rilevante il fatto che nuove esigenze famigliari lo richiedano – ad esempio nel caso della nascita di figli o dell’assistenza di parenti. La garanzia di contratti di affitto difficilmente revocabili dal locatario, ossia la prospettiva di poter usufruire dell’abitazione anche nel lungo periodo, è visto come fattore determinante dal 42% degli intervistati. Solo il 40% dei rispondenti vede nel risparmio finanziario il motivo per preferire l’affitto alla casa di proprietà. 

Qualche dettaglio, infine: sono tendenzialmente i lavoratori dipendenti con meno di 30 anni a privilegiare l’affitto alla casa di proprietà. Inoltre ci sono notevoli differenze tra chi già oggi vive in affitto rispetto a chi vive in casa di proprietà. Rispetto ai fattori a favore dell’affitto, i primi li vedono in modo molto più marcato. Sembra invece molto difficile da entusiasmare per l’affitto chi oggi vive in casa di proprietà.

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Faber Simplicius Lun, 04/10/2017 - 15:20

la prima cosa da fare, e ci sarebbe pure il margine di farla, sarebbe quella di correggere l'impostazione dell'attuale disegno di legge urbanistica che continua a privilegiare la realizzazione di prime case anziché per affitto, penalizzando queste ultime anche a livello di terreni dove poterle edificare; per chi non sia residente in Alto Adige i margini di manovra sono strettissimi e questo spinge verso l'alto anche il mercato degli affitti.
Per una manciata di comuni dove è presente un consistente mercato delle seconde case per ferie (dove peraltro i comuni lucrano non poco con le imposte comunali...) scatta su tutto il territorio provinciale la psicosi della temutissima svendita della Heimat (dimenticandosi però che è chi vende che decide di farlo e non chi compera che lo impone) come ultimo passo verso il baratro della perdita d'identità.... Quindi chi costruisce od investe per poi affittare oltre che un soggetto "curioso" nel panorama locale è pure un potenziale "traditore", su cui scaricare tutti i costi ed oneri possibili (contributo sul costo di costruzione, maggiori oneri di urbanizzazione, etc. etc.).
Ma di fondo c'è l'eterno scontro culturale tra periferie, dove vive la popolazione delle case a schiera unifamiliari (dove l'affitto è un concetto avulso dalla realtà e per la quale si forgiano misure urbanistiche ad hoc) e centri urbani, dove il condominio è la prassi e con esso l'affitto è più praticato, dato che anche nel caso di proprietà non è mai estesa dalle fondamenta al tetto.
Speriamo che qualcosa si muova anche se consolidatissimi interessi trasversali puntano all'immobilismo

Lun, 04/10/2017 - 15:20 Collegamento permanente