Ambiente | Spreco alimentare

Mappando le resistenze allo spreco di cibo

In quali modi possiamo organizzarci collettivamente rispetto alla risorsa cibo? Il 12, il 19 e il 27 aprile sarà presentata a Bolzano, nell'ambito del Festival delle Resistenze, una mappa dei luoghi nei quali vengono sprecate le risorse alimentari e si parlerà delle strategie per contrastare questa tendenza.

Sabato 5 aprile 2014, all’interno della Piattaforma delle Resistenze, si è svolto il primo laboratorio di (s)mappatura partecipata dei luoghi dello spreco alimentare e della collettivizzazione del cibo a Bolzano e provincia.

Siamo partiti dal cibo come risorsa primaria e dal cibo come bene comune, dove è insito un problema di fondo: per un gran numero di persone a livello mondiale il cibo non è accessibile per la sussistenza, e sono gli stessi meccanismi politico-economici che lo rendono inaccessibile e a causare nel contempo l'altra faccia inquietante della medaglia, che è lo spreco alimentare.
In questo modo il cibo viene ad essere un nodo sul quale è possibile insistere per organizzare forme di resistenza contro la riduzione di beni primari a delle semplici merci con le quali si effettuano delle dinamiche di profitto che comportano spreco e cattiva distribuzione.

Queste forme di resistenza partono da un'organizzazione collettiva, da una pratica di commoning (termine che usato in forma di verbo indica una condivisione del comune che parte dall'auto-organizzazione), in grado di attuare dei cambiamenti sul piano politico, dei consumi ed ecologico in senso ampio.

Ci siamo chiesti insieme al gruppo dei partecipanti al workshop, per lo più formato da donne migranti, quali sono a Bolzano i luoghi dello spreco alimentare e quali sono le forme di commoning già esistenti, o che sarebbe possibile organizzare, per contrastare lo spreco e offrire alle cittadine e ai cittadini la possibilità di sperimentare pratiche di uscita dall'individualismo, per poter agire maggiormente su un piano collettivo.

Nel territorio del Sudtirolo, lo spreco avviene, per esempio, in strutture del servizio pubblico, quali case di riposo ed ospedali, dove ogni giorno cibo già preparato viene buttato, poiché vi è una difficoltà a calcolare la quantità del suo consumo da parte degli utenti, ma anche un divieto ai dipendenti stessi di recuperare il cibo avanzato, per esempio per portarlo a casa.
Queste situazioni sono possibili poiché nel nostro territorio, come ha constatato una partecipante peruviana, ci troviamo in una situazione di pre-crisi economica: non vi è ancora stata la necessità vera e propria di ripensare, partendo da accorgimenti a livello pubblico e privato, ad un utilizzo più oculato della risorsa cibo.

In Sud America, dove gravi crisi economiche e politiche hanno già avuto luogo, i cittadini e le cittadine si sono organizzati collettivamente rispetto alla risorsa cibo, dando vita alle “ollas comunes” (letteralmente pentole in comune), cucine di quartiere in cui le persone si trovano insieme per cucinare, condividere la risorsa cibo in modo da ridurre gli sprechi e organizzare una sorta di mensa di quartiere organizzata da chi ne beneficia (il modello e’ quindi profondamente diverso da quello assistenzialista a cui siamo qui abituati).

Se in Sudtirolo persistono nei paesi delle pratiche di scambio tra vicini di casa, legate alla possibilità di un più facile accesso alla terra e alla coltivazione per autoproduzione (vengono quindi a innescarsi dei circuiti di dono tra vicini di casa che si scambiano verdure e conserve autoprodotte - una partecipante ha portato l'esempio di Nova Ponente), la situazione è diversa in città, dove l'afflusso di merci e lo spreco alimentare sono più marcati.

Tuttavia sulla mappa della città abbiamo segnato numerosi orti urbani presenti a Bolzano, sia comunitari che privati, ed è stata proposta l'idea di adibire parte dei giardini condominiali al momento lasciati a prato ad orto o frutteto di vicinato.
 
Si e’ anche parlato della presenza in città di numerosi GAS (gruppi d'acquisto solidali), che cercano di innescare rapporti di economia solidale e diretta tra produttori e consumatori. Si è inoltre sottolineata la presenza di numerosi alberi da frutto presenti sul suolo pubblico bolzanino che vengono percepiti come inaccessibili: persiste la sensazione di “rubare a qualcuno”, nel momento in cui si colgono i frutti di tali alberi, sensazione tanto piu’ acuita se il soggetto in questione e’ un migrante. Ci siamo chiesti allora in che modo organizzare collettivamente questa risorsa per evitarne lo spreco, magari organizzando nel quartiere una mappatura degli alberi da frutto, una raccolta della frutta e una produzione di marmellate da ridistribuire nel quartiere stesso (come già avviene in altre città). “Cambio la famiglia, cambio il quartiere, cambio il mondo”, questa frase emersa dalle discussioni nel corso della mattinata esprime in modo semplice e chiaro come, partendo dal micropolitico sia auspicabile agire su un livello macropolitico e creare nuovi modi anche economici di organizzare le risorse.

In quali modi possiamo organizzarci collettivamente rispetto alla risorsa cibo? Continueremo a chiedercelo nei prossimi appuntamenti del 12 e 19 aprile, dalle 10 alle 13 in via Milano 11, all'interno del Cubo di Rubik, spazio adibito all’interazione artistica col quartiere Don Bosco. Concluderemo il percorso il 27 di aprile con una passeggiata alla scoperta dei luoghi mappati condotta assieme ai partecipanti a cui parteciperà come ospite il giornalista Daniel Tarozzi, autore di Viaggio nell'Italia che cambia. Ciò che rimarrà del percorso sarà la produzione di uno strumento per il commoning, una mappa interattiva digitale ospitata su bz.smappamenti.org che visualizza i risultati dei laboratori e che darà la possibilità ai cittadini di continuare a mappare il cibo come bene comune.