Sport | I mondiali

Il calcio e le nostre culture

Non solo un pallone e 22 calciatori.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Non ho mai visto tante bandiere della Palestina come dopo la vittoria del Marocco sul Portogallo: i giovani tifosi marocchini hanno manifestato in tutto il mondo il loro entusiasmo sventolando la loro bandiera nazionale, ma hanno voluto con l’occasione associarvi anche il sentimento di vicinanza alla causa palestinese. Credo che le bandiere della Palestina sapessero di naftalina, dato che da molto tempo non venivano dispiegate in manifestazioni internazionali, tantomeno davanti ad un pubblico europeo. Ma tant’è, l’orgoglio per la propria squadra di calcio ha stimolato anche tanti altri diversi profondi sentimenti, da quello identitario nazionale, a quello continentale (il riscatto dell’Africa), a quello religioso (Inshallah-se Hallah vuole), a quello storico-politico (le Colonie che battono i Paesi Coloniali), a quello della solidarietà col popolo palestinese. “Tanta roba”, va di moda dire adesso. In pochi giorni, siamo passati dalle semplici e leggere percezioni su questi temi, ad una forte attenzione di una opinione pubblica planetaria. Pensiamo poi che a Bolzano i tifosi marocchini festeggiano proprio in quella stessa Piazza della Vittoria (4 novembre 1918), Piazza-simbolo identitaria, ma anche conflittuale per la popolazione locale italiana e tedesca. Chi avrebbe mai detto che i nuovi concittadini di origine marocchina, avrebbero dato con i loro festeggiamenti un significato così diverso alla parola “Vittoria”, ben lontano dal “tormentone” bolzanino.
Sempre in queste settimane e per rimanere agli effetti del calcio sulle nostre “culture locali”, seguiamo con entusiasmo i successi della nostra squadra nel campionato di serie B. Non ho mai sentito ripetere così frequentemente e con simpatia e convinzione la parola Südtirol: “forza Südtirol !” Pensare che questa denominazione della nostra provincia era fortemente controversa al punto che non compariva né nel primo testo della Costituzione, né nel primo Statuto di Autonomia. E poi c’era quella Umlaut (la dieresi) così difficile da pronunciare. Con la nostra bella squadra di calcio siamo passati oltre: viva il Südtirol!
(www.albertostenico.it)