Cultura | Bookfestival

Aldo Cazzullo e "la guerra dei nostri nonni"

Memoria e identità nel primo incontro del TrentinoBookfestival di Caldonazzo. Tante storie del conflitto armato fra il 1914 ed il 1918.

Nella fu imperialregia Caldonazzo la quinta edizione del TrentinoBookFestival comincia all'insegna delle penne nere degli alpini. La manifestazione dedicata ai libri ed alla letteratura ha avuto il via venerdì pomeriggio con la presentazione de “La guerra dei nostri nonni” di Aldo Cazzullo, editorialista del Corriere della sera, in un incontro guidato da Enrico Franco, direttore del Corriere dell'Alto Adige. Un festival, nato per idea di Pino Loperfido al quale collaborano decine di volontari in polo blu, che dal prossimo anno potrebbe coinvolgere anche altri luoghi della Valsugana e presentare anche delle “pillole” in altre manifestazioni trentine.

Estate in Valsugana che così verrebbe ad arricchirsi di un terzo appuntamento culturale di alto livello, dopo Arte Sella e Pergine Spettacolo Aperto. Oggi la guerra è storia e letteratura, ma cento anni fa «per molti nostri concittadini – così Giorgio Schmidt, sindaco di Caldonazzo – voleva dire esodo verso la Moravia e l'Alta Austria e tornare a casa trovando il proprio paese distrutto».

Il TrentinoBookFestival nel 2015 ha ricevuto anche il patrocinio del Ministero dei beni e le attività culturali, con Daniele Ravenna del Ministero che ha voluto ricordare come «la legge 78 del 2001 abbia voluto istituire una memoria storica della Prima guerra mondiale, una memoria che rischiava di svanire».

Il Coro La Tor di Caldonazzo ha presentato tre interpretazioni di “Ortigara”, “Io resto qui”, “La preghiera dell'alpino”. Cazzullo nella sua presentazione ha dato toni più volte tricolori ad una guerra europea. «L'Italia è un paese che ha molto bisogno di identità, di ricostruzione, di riprenderci proprio un'identità». Al di là delle visioni più o meno nazionali del conflitto, l'aspetto molto interessante è quello che riguarda le singole storie narrate nel suo libro. «Di persone mandate a combattere per prendere montagne e città che non avevano nemmeno mai visto».

Da Adolfo Ferrero, che cadde nel 1917 sull'Ortigara e la sua lettera alla sorella Nina venne trovata solo nel 1958. Poi tra i duemila fra trentini e triestini che andarono a combattere con gli italiani contro gli austroungarici vi era anche Antonio Bergamas. E dopo il flagello della guerra quello della “Spagnola”, 380mila morti solo nell'ottobre del 1918.

Storie curiose come quella della trentina Luisa Zeni, spia che riuscì ad arrivare a Innsbruck in modo rocambolesco e quindi tornò a casa travestendosi da uomo.

La Prima guerra mondiale portò con sé anche una rivoluzione sociale. Le donne cominciarono a fare anche lavori considerati al tempo “maschili”, come guidare un tram o portare la posta. Ben 2mila donne in Italia si iscrissero all'università. Vi fu anche una piccola rivoluzione sessuale, con molti bimbi concepiti al di fuori del matrimonio e ben 350 sacerdoti sospesi a divinis.

Infine all'interno delle tante storie della guerra vi erano anche quelle dei grandissimi della cultura italiana del Novecento: come Giuseppe Ungaretti che divenne il grande poeta che conosciamo perché un tenente durante il conflitto pubblicò le sue liriche ermetiche scritte su foglietti.