Torri
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SALTO: Come è nato il tuo progetto "Militanza Grafica”?
Militanza Grafica: Il progetto è nato dalla necessità di raccontare ciò che i movimenti italiani vivono, ma che spesso resta privo di narrazione. Per "movimenti" intendo quelle collettività che si muovono oltre l'individualismo, cercando di costruire un futuro più accessibile a tutti.
Dopo esperienze nel mondo della radio e della musica, ho percepito una forte mancanza di una narrativa di storie locali e periferiche. Ho deciso di mettere le mie competenze grafiche al servizio di queste comunità, trasformandole in strumenti di informazione. Così, nel 2019, è iniziata questa sorta di galoppata.
Io stesso provengo dalla generazione del G8 di Genova: eventi che mi hanno profondamente segnato e hanno formato il mio percorso come militante.
Il progetto ha preso (purtroppo, in un certo senso) slancio durante eventi tragici, come il primo omicidio legato all’alternanza scuola-lavoro, quello di Giuseppe Lenoci. La vignetta su di lui ha avuto un forte impatto e, da lì, ho continuato a esplorare tematiche come la repressione e l'assenza di prospettive, parlando del "mondo di plastica" in cui viviamo. Attraverso i miei personaggi racconto ciò che accade là fuori, in particolare all’interno del movimento studentesco. Io stesso provengo dalla generazione del G8 di Genova: eventi che mi hanno profondamente segnato e hanno formato il mio percorso come militante. -
È uscito il tuo secondo fumetto, Torri. Ci racconti un po’ di cosa parla e quali temi affronta?
Torri è un viaggio simbolico nel luogo in cui sono cresciuto: le torri delle case popolari. Sono immense, soffocanti, così alte che, se sbagli prospettiva, non riesci nemmeno a vedere il cielo. Questo ambiente mi ha ispirato a immaginare un percorso dantesco che parte dalla periferia e arriva a una scuola.
Nel fumetto, invece di salire i piani, si scende nelle fondamenta, che si trasformano in gironi infernali. Lì affronto temi cruciali per la scuola italiana: la violenza di genere, il precariato, l’abilismo e le diverse psicologie, mettendo in luce come la scuola spesso non accetti le diversità né se ne prenda realmente cura. È una discesa nel cuore dei problemi. E nel mio immaginario, aspetto il momento in cui queste torri crolleranno. Basterà quello.Qual è il tuo approccio creativo per unire arte, grafica e messaggio politico in un fumetto?
Tutto parte dall’osservazione della realtà che mi circonda. Ho iniziato realizzando manifesti grafici politici, strumenti diretti e immediati per veicolare messaggi. Col tempo però ho sentito il bisogno di andare oltre quella forma espressiva, muovendomi verso alla narrazione. Anche Torri nasce da esperienze quotidiane: luoghi reali e storie vere, rielaborate in chiave narrativa. I fumetti mi permettono di approfondire, di raccontare emozioni e vicende complesse, condividendo lotte e speranze attraverso il potere della narrazione.
Non mi identifico con l’attivismo politico online degli influencer, non mi piace quel mondo.
Secondo te, quali sono le urgenze sociali del nostro tempo?
Viviamo in un’epoca in cui il futuro sembra essere “precotto”: preconfezionato, artificiale, repressivo. Questo soffoca i sogni e genera isolamento, sia fisico che mentale. Ci troviamo davanti a una repressione feroce e a una società che sembra offrire solo "decoro" e "controllo" come soluzioni.
Questo sistema alimenta depressione e rabbia. Chi riesce a costruire un minimo di privilegio tende a proteggerlo gelosamente, perché tutto è incerto e difficile. Siamo come in un ring dove ogni angolo potrebbe rappresentare un polo creativo, ma la società ci trascina verso la velocità e superficialità, svalutando gli altri poli: tecnica, contenuto e approfondimento. Non vediamo il futuro.I social media come strumento politico e rivoluzionario…
Non mi identifico con l’attivismo politico online degli influencer, non mi piace quel mondo. I social per me sono uno strumento, nulla di più. Sono utili per diffondere contenuti e, in qualche caso, per autosostentarsi e per sostenere i propri progetti artistici, ma quando diventano un mezzo per guadagnare o fare attivismo spiccio, il rischio è di trasformarsi in marchette. L’attivismo, o meglio, la militanza dei movimenti, vive nelle strade, non sugli schermi.
Quali artisti hanno influenzato il tuo percorso?
Tra le influenze più importanti sicuramente ci sono AKAB e Zerocalcare. Entrambi hanno una capacità unica di raccontare storie con una forte impronta personale e politica.
...ognuno contribuisce secondo le proprie possibilità.
Per concludere, come ti immagini l’evoluzione di Militanza Grafica nei prossimi anni?Più che immaginare l’evoluzione del progetto, mi piace immaginare il mio futuro: dopo anni di battaglie e rabbia, spero di trovare una sorta di pace personale. Per me, la rivoluzione sta nel sapere che ci sono altre persone pronte a raccogliere il testimone, a fare la loro parte all'interno del movimento. È questa idea di collettività che dà senso al cambiamento: ognuno contribuisce secondo le proprie possibilità. Io voglio fare la mia parte, lasciare qualcosa di significativo e poi trovare quella pace che inseguo da tempo. Sono anarchico, sì, ma non disilluso. Continuo a guardare avanti, con lo sguardo fisso sull’orizzonte.
Oggi alle 18.30 presso lo Spazio 77 in via Dalmazia (Bolzano), "Militanza Grafica" presenta il suo nuovo fumetto Torri: un viaggio tra periferie, scuola e resistenza sociale.
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