Politica | Il conflitto etnico rappresentato

Terrorismo in Alto Adige: scintille tra La Destra e Süd-Tiroler Freiheit

Le armi e le bombe tacciono da tempo. Per fortuna. Adesso la guerra identitaria si combatte con diari ed opuscoli consegnati all'ingresso delle scuole.

In Alto Adige-Südtirol la polemica su certi fatti storici o simbolici è sempre pronta a riaccendersi. Ultimo episodio, la pubblicazione – da parte del movimento “Gioventù italiana” (La Destra) – di un piccolo opuscolo tratto dal libro di Mauro Minniti: “Martiri invisibili. Gli anni del terrorismo in Alto Adige”. In pratica un riassunto degli accadimenti legati alla buia stagione dell'attivismo violento indipendentista che, dagli anni sessanta agli anni ottanta, costò la vita a diciotto persone. Se ne riparla adesso, però, in quanto i 1200 esemplari dell'opuscolo sono stati distribuiti davanti ad alcune scuole di lingua italiana di Bolzano e Merano. Con il dichiarato intento di controbilanciare il fortunato diario sponsorizzato da Süd-Tiroler Freiheit. “Abbiamo voluto solo ribadire le circostanze in cui quelle persone sono morte – spiega Minniti –, citando anche le sentenze di condanna che hanno coinvolto i responsabili. Sentenze che per noi fanno testo”.

Un'operazione di carattere identitario (“vogliamo che la nostra comunità rimanga ancorata a precisi valori”, ancora Minniti), ovviamente resa subito oggetto di aspre critiche da parte degli esponenti di Süd-Tiroler Freiheit. In un comunicato pubblicato sul sito del movimento indipendentista, Rolang Lang scrive: “Nell'opuscolo non compare la parola Südtirol, ma solo Alto Adige. Nessun cenno alle torture e ai morti nelle carceri. Non si parla neppure degli omicidi che furono commissionati ai danni di Luis Amplatz e Jörg Klotz. Infine: Minniti non ha ritenuto rilevante nominare anche le vittime sudtirolesi non ascrivibili al mondo degli attivisti: Josef Locher, Hubert Sprenger, Peter Wieland, Peter Thaler”. Insomma: unilateralità e disinformazione sparse a piene mani, questo in sostanza il giudizio di Lang.

In conclusione viene da chiedersi: da parte di politici così impegnati ad arare le proprie trincee identitarie col costante ricordo di fatti sanguinosi, potrà mai fiorire una visione oggettiva e non unilaterale dei medesimi fatti?