Società | Fasce deboli

Un 'altro Alto Adige' sempre più povero

Oltre all’emergenza profughi nel bilancio della Caritas emerge la crescente preoccupazione per le difficoltà economiche di migliaia di famiglie ‘normali’.

La crisi dei profughi nel 2015 è stata una delle più grandi sfide affrontate dalla Caritas altoatesina nella sua storia. L’ente diocesano ha risposto aprendo sette nuove case per i profughi in aggiunta alle tre già esistenti ed aumentando l’offerta di consulenza e altre forme di accoglienza in favore dei migranti. 
Ma non per questo la Caritas ha sospeso le altre 30 tipologie di servizi che vengono offerte dall’ente. Sotto questo punto di vista un significativo aumento di impegno e lavoro è stato riscontrato in particolare presso le mense ed i servizi dedicati ai senzatetto e alle persone con dipendenze. Un capitolo a parte riguarda le crescenti difficoltà economiche di migliaia di famiglie 'normali'.


L’emergenza profughi

Il bilancio degli interventi messi in atto da Caritas per quanto riguarda l’afflusso di profughi è stato stilato da Franz Kripp, uno dei due direttori dell’ente. Kripp ha evidenziato che in Alto Adige l’emergenza profughi ha avuto una dimensione minore rispetto al Nord Tirolo, ma che è stato comunque importante anche in provincia di Bolzano rispondere bene e rapidamente alla nuova domanda di aiuto. 
Durante lo scorso anno e strutture per richiedenti asilo si sono subito rivelate insufficienti. Per questo sono stati preparati nuov alloggi, ricercati collaboratori e predisposti programmi di sostegno e assistenza. La Caritas si è dunque trovata a gestire 10 strutture per conto della Provincia su tutto il territorio, dove al momento trovano ospitalità 430 persone tra donne, uomini e bambini. 
Tra i servizi attivati ci sono stati i percorsi di accompagnamento nelle procedure per la richiesta d’asilo, l’offerta di corsi di lingua ed il tentativo di integrare gradualmente i profughi nella nostra società grazie al supporto fondamentale dei volontari ed a piccole attività lavorative svolte dai rifugiati. “I profughi non possono rimanere per sempre nelle case d’accoglienza, per questo è necessario per loro implementare misure che favoriscano l’integrazione lavorativa e abitativa” ha precisato in merito Franz Kripp. 


La povertà degli altoatesini

"Anche qui, nella nostra terra, c'è la povertà. Più di quanto possiamo immaginare. E’ quello che chiamiamo ‘l’altro Alto Adige’”

Non ci sono solo i profughi. Anzi. 
Quello lanciato da direttore della Caritas Franz Kripp è stato un messaggio forte, chiaro e soprattutto contrastante con l’idea di un Sudtirolo terra di eterno benessere. A lui ha fatto eco il collega Paolo Valente: “la crisi economica non morde più come prima e il mercato del lavoro faticosamente si sta riprendendo, tuttavia questo non vale allo stesso modo per tutte le fasce della popolazione”. Aggiungendo alla sua argomentazione delle cifre che parlano da sole, mettendo automaticamente in discussione il ’sistema’ Alto Adige.

“In provincia di Bolzano, da circa 12 anni, più di 30.000 famiglie sono a rischio povertà, come rivela l’ultimo studio ASTAT. Ciò è indicativo del fatto che nulla è cambiato e tutto questo ci deve far riflettere seriamente. E’ come se avessimo accettato, come società, questo squilibrio economico e sociale."

Ma secondo i direttori della Caritas le cifre non bastano per comprendere quella che è la vera dimensione della povertà in Alto Adige. 

"L’incertezza finanziaria provoca anche disagi emotivi e problemi psichici: stress e tensione, così come paura nel futuro e angoscia esistenziale.  Disperazione, isolamento e altri disagi mentali contribuiscono a emarginare ulteriormente le persone colpite dalla povertà. Questo è ciò che vediamo sempre più in numerosi nostri servizi.”


I nodi principali

La Caritas ha percepito chiaramente l’aggravarsi e lo sclerotizzarsi della società altoatesina attraverso l’incremento della frequentazione da parte della popolazione locale dei cosiddetti ‘servizi a bassa soglia’ (strutture per senzatetto, tossicodipendenti e mense). 
Bisogni primari come mangiare, dormire e lavarsi dunque non sono più un qualcosa di scontato per migliaia di altoatesini. Lo dimostra il fatto che tra Bolzano e Bressanone nel 2015 la Caritas ha distribuito ben 46.500 pasti caldi, registrando un aumento della richiesta rispetto al 2013 pari al 38%. Analoghi incrementi di domanda sono stati registrati anche nelle strutture per senza tetto e nei servizi rivolti a persone con dipendenze. In merito alla situazione di tossicodipendenti e senzatetto il responsabile di area Danilo Tucconi ha tracciato un bilancio tutt’altro che rassicurante. 

"Tossicodipendenti e senzatetto sono spesso ai margini della società altoatesina. La loro età media è in costante aumento, non hanno quasi nessuna possibilità di trovare lavoro o un’abitazione dove vivere, soffrono spesso di gravi problemi psichici e di salute e hanno, purtroppo, scarse prospettive di tornare ad essere indipendenti."


Le famiglie ‘normali’ in difficoltà economiche

Stilando il suo bilancio annuale la Caritas ha messo in luce che ad avere difficoltà crescenti non sono soltanto le ‘classiche’ categorie di persone che vivono ai margini della società. Lo ha confermato Petra Priller, collaboratrice del servizio Consulenza Debitori. 

"Da noi arrivano e vengono assistiti uomini e donne che, nonostante percepiscano un reddito regolare, non riescono ad arrivare a fine mese in modo dignitoso. 1.300 tra persone e famiglie si sono rivolte nel 2015 alla Consulenza Debitori, 644 di loro per la prima volta. Quasi due terzi delle nuove famiglie colpite hanno un reddito mensile inferiore ai 1.500 euro, un terzo di loro può contare su meno di 1.000 euro al mese. Con questi soldi devono pagare l'affitto, le utenze, le bollette dell'elettricità, del gas e far fronte alle esigenze primarie. E’ comprensibile che qualsiasi spesa imprevista diventi per loro un grosso problema.”

Per questo la Caritas diocesana oggi percepisce di essere diventata sempre più indispensabile “per rispondere alle esigenze primarie di sostentamento e per fare in modo che le famiglie non finiscano in strada ed i bambini possano studiare e fare i compiti al caldo”. 


Volontari ed offerte

Il bilancio annuale della Caritas diocesana - decisamente sconfortante per il quadro delineato - si conclude fortunatamente con un accento positivo. Per l’ente ecclesiastico un forte motivo di speranza è rappresentato dai 1000 volontari che prestano servizio regolarmente presso le strutture e i servizi di Caritas. E Caritas manifesta anche tutta la sua riconoscenza a proposito del grande sostegno finanziario che riceve dagli altoatesini. Nel 2015 infatti sono stati quasi 10mila i donatori che hanno sostenuto Cartias con 3,4 milioni di euro di offerte.