Società | Scuola italiana

“Non facciamone uno slogan”

La sovrintendente scolastica Minnei sulla non ammissione alle classi successive nelle scuole elementari, le novità sulle prove d’esame, e la durata accorciata dei licei.
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Foto: upi

Il dibattito sulla sfilacciata riforma della “Buona scuola”, indigesta, come noto, per molti addetti ai lavori, acquista concretezza: sabato 14 gennaio l’esecutivo ha approvato, in prima battuta, infatti, 8 delle 9 deleghe (quello sulla revisione sul Testo unico della scuola sarà oggetto di un disegno di legge apposito) previste dal provvedimento voluto dal governo Renzi.

 

Non chiamatele bocciature

Nell’ambito della discussione sulla valutazione degli studenti il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha chiesto di inserire il divieto di bocciatura degli alunni alle elementari, “un peso - ha detto il Guardasigilli - che resta tutta la vita”. Un divieto al quale tuttavia si è opposta la neo-ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli. Alla fine il compromesso: qualora gli insegnanti delle elementari decidessero di far ripetere un anno scolastico all'alunno dovranno motivarne la decisione in maniera approfondita e articolata. “Per quel che riguarda la scuola primaria la percentuale delle non ammissioni alle classi successive in Alto Adige è irrisoria - commenta Nicoletta Minnei, sovrintendente scolastica - è un provvedimento che si contempla solo in casi eccezionali e mai come 'dispositivo punitivo'”. In ogni caso la non ammissione viene applicata solo dopo essersi confrontati con la famiglia e valutata la presenza di un contesto migliorativo per l’apprendimento dell’alunno, specifica Minnei che aggiunge “è vero che spesso ci sentiamo dire dalla secondaria di primo grado che avremmo dovuto far ripetere l’anno a certi alunni ma nella maggior parte dei casi non troviamo che questa sia la soluzione ideale”. Un altro aspetto da non sottovalutare è il fatto che una non ammissione possa dar luogo ad atti di bullismo da parte dei ripetenti. “Ci sono due questioni che vanno considerate - spiega Minnei - da una parte tutti i processi di apprendimento, la prima alfabetizzazione che va garantita e che è alla base dei prossimi successi formativi del minore; dall’altra quella del comportamento, che non può essere uno dei motivi per contemplare una non ammissione. Detto questo su fenomeni come il bullismo e cyberbullismo a scuola dobbiamo tenere alta la guardia”. 


 

Funziona il liceo “breve”?

Dal prossimo settembre anche in Alto Adige partirà il progetto degli istituti superiori con durata di 4 anni (anziché 5, come già accade in diversi paesi europei), una procedura che riguardava inizialmente undici istituti e che ora si estenderà a più di sessanta. Un’offerta formativa che potrà essere implementata, rispetto ad altri territori, sia a Trento che a Bolzano, in quanto province autonome. Per sapere quanti e quali licei adotteranno questo sistema in Alto Adige occorrerà attendere ancora, date le ultime turbolenze romane e il cambio della guardia al governo. Nel frattempo già da più di un anno è stato messo in atto un percorso di approfondimento sul tema, “un primo passo per essere seri e credibili”, sottolinea Minnei che avverte: “Quello dei 4 anni non deve essere uno slogan, ma piuttosto una chiave di apertura a nuove metodologie didattiche e all’innovazione in genere, guardando agli esempi europei, non dimentichiamoci che da noi l’età media in uscita dall’università è piuttosto elevata e questo costituisce già un ‘handicap’ iniziale, per gli studenti, in merito all’entrata nel mondo del lavoro rispetto ai loro coetanei nel resto d’Europa”. Non lesina tuttavia critiche Claudio Della Ratta, consigliere comunale (Psi) a Bolzano e presidente del Consiglio d’Istituto e del Comitato Genitori al Liceo Pascoli, che definisce “assurdi solo 4 anni per la maturità liceale”. “Mi domando - dice Della Ratta - quale sia il valore aggiunto nel togliere un anno di formazione ai nostri ragazzi. Ragazzi che non sono affatto preparati per rinunciare ad un anno di studi, e chiunque frequenti le nostre aule questo lo sa”. E ancora: “Togliere un anno d’insegnamento non può essere la soluzione per migliorare la situazione, né per anticipare l’ingresso in un mondo del lavoro che non c’è”.

"L’obiettivo non è mai stato quello di risparmiare un anno in termini di risorse umane"

Una logica nient’affatto condivisa dalla sovrintendente scolastica per cui “se il tema è che i giovani fanno fatica a prescindere a trovare lavoro allora prplounghiamo il liceo fino a 6 anni, lo dico provocatoriamente, ma di certo bisogna ragionare in una diversa direzione, senza contare che mi sono confrontata con molti studenti e finora ho ricevuto grande approvazione a questa ipotesi di percorso”. Non ci saranno riduzioni nell’organico, assicura poi Minnei, dal momento che le ore del quinto anno (un migliaio circa) non spariscono ma verranno spalmate nei 4 anni e serviranno anche a potenziare altre attività scolastiche, come quelle online. “Occorrerà solo organizzare il lavoro in modo diverso e poi i nostri docenti, specie nella fase iniziale del progetto, avranno molto da fare, l’obiettivo, insomma, non è mai stato quello di risparmiare un anno in termini di risorse umane”.
 

Cosa cambia negli esami

Una delle deleghe inserite nella “Buona scuola” che riguarderà anche l’Alto Adige (in altri settori la Provincia ha competenze primarie) è quella riguardante la prova Invalsi di Italiano e Matematica, che rientrava nell’esame finale di terza media, e che, dal 2018, verrà spostata in un altro momento dell’anno gli esami di maturità ma che sarà comunque obbligatorio svolgere per essere ammessi all’esame, “vedremo se la prova, che come noto è già stata oggetto di varie critiche, avrà una sua funzionalità anche fuori dell’esame conclusivo del primo ciclo, quello che mi auguro è che con questo cambiamento non si abbassi il livello di attenzione da parte dei nostri studenti”, puntualizza la sovrintendente. Novità anche sulle prove di maturità che verteranno solo su due scritti, Italiano e prova di indirizzo. Eliminata quindi la terza prova scritta. L'Alto Adige continuerà ad avere una prova in più rispetto alle altre realtà locali, ovvero quella della seconda lingua; l’intenzione è quella di renderla compatibile con altre certificazioni internazionali, “un attestato che sia quindi spendibile per i nostri ragazzi non solo a livello locale”, così Minnei.