Cultura | Novecento e Folk

“...una rivelazione continua.”

Ligeti, Bartok e la musica tradizionale magiara. Un programma “inaudito” di Enrico Bronzi e Muzsikás Folk Ensemble. SALTO intervista il celebre violoncellista parmense.
Enrico Bronzi, violoncellista
Foto: Francesco Fratto
  • SALTO: Affiancare in un programma la musica di due tra i massimi autori del Novecento a quella della tradizione popolare della loro terra è una scelta di rara sensibilità. Ci racconta come è nato questo progetto?

    ENRICO BRONZI: Ho sempre creduto che l’accostamento dei linguaggi della modernità con quelli delle tradizioni più arcaiche sia un veicolo straordinario per creare corti circuiti di grande interesse. Basti pensare alle incredibili realtà museali come la fondazione Beyeler in Svizzera, dove Giacometti e Matisse dialogano con la scultura africana o della Nuova Guinea. Con la musica ciò è perfettamente naturale quando si ritorna alle origini antropologiche di ogni pratica musicale, soprattutto quelle delle avanguardie storiche. 

    In Bartok il legame con la tradizione della sua terra è evidente. In Ligeti, personalmente, ho difficoltà a riconoscerlo. Ci indica alcune composizioni dove si può rintracciare il rapporto, se non il debito, di Ligeti con la tradizione popolare magiara?

    In Ligeti, che a mio avviso è il più grande autore del secondo novecento, si realizza un sincretismo sorprendente di elementi disparati, che vengono dall’oriente, dal jazz, dalla speculazione scientifica. Uno degli ingredienti fondamentali è però proprio nelle tradizioni non scritte dell’Europa dell’est e in particolare delle terre bagnate dal Danubio. È una delle eredità lasciategli in dono da Bartok. Nel programma che suonerò vi sono evidentissimi riferimenti nei due movimenti della Sonata per violoncello solo e nel primo movimento della Sonata per viola. Sono brani che utilizzano il metodo bartokiano: lo studio delle musiche tradizionali come lo Sirató o la Hora e l’invenzione secondo i canoni di questi stili. 

  • Muzsikás Folk Ensemble: la loro produzione discografica è iniziata con il vinile, ora ha all'attivo oltre 20 CD, e numerosi DVD. Foto: Muzsikás Folk Ensemble
  • Cosa la affascina maggiormente della musica di Ligeti e di Bartok?

    Gli ungheresi sono per me ancora oggi il popolo più musicale del mondo. Opere come Musica per archi percussioni e celesta di Bartók o Atmosphères di Ligeti basterebbero da sole a testimoniare la grandezza della loro opera.

    E della tradizione popolare magiara?

    È una musica che trasuda vita vera in ogni momento: il sogno di una musica totalmente inserita nella civiltà. Tralascio poi la questione del ritmo, che ha costituito una sorgente inesauribile per tutta la modernità.

    Muzsikás Folk Ensemble è la formazione di musica popolare ungherese più famosa in tutto il mondo. Sul sito della Filarmonica di Trento leggiamo che, fondato nel 1973 ha svolto un ruolo fondamentale nel rilanciare la musica folcloristica dei villaggi e renderla accessibile al giovane pubblico urbano. Ci presenta con 4 aggettivi la musica di questo quartetto?

    Travolgente, profonda, gioiosa e nostalgica. Cosa si può volere di più? Da questi meravigliosi compagni di viaggio imparo ogni volta qualcosa, soprattutto sull’autenticità e l’onestà del fare musica. Sono una rivelazione continua. 

    Un suo auspicio per il 2025?

    Che il mondo musicale la smetta di inseguire gli eventi patinati, il prestigio delle copertine fashion-style con cui si addobbano i festival internazionali. Per questo il mio incontro con Muszikàs è stato rivelatorio. Ci riporta alla nostra più profonda necessità di musica e al suo legame con la vita.

  • Società Filarmonica di Trento 19.2.25

    10.45 prova aperta (con invito a tutte le scuole)

    20.00 Concerto

    Enrico Bronzi & Muzsikás Folk Ensemble

    Enrico Bronzi, violoncello 

    Muzsikàs Folk Ensemble:
    Mihály Sipos, violino
    László Porteleki, violino e tamboura 
    László Mester, viola
    Daniel Hamar, contrabbasso e”hit-gardon”