
Pensando a Depardieu…
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Forse ve ne siete accortə, ho fatto una piccola pausa con k&v. Non certo perché manchino gli argomenti, purtroppo ce ne sono fin troppi da trattare in una rubrica femminista. Piuttosto, perché anche alle più agguerrite capita di trovarsi con meno energie. Ma poi, per fortuna, succedono delle cose positive che ti ricordano perché stai militando e perché ne vale la pena. Ti fanno capire quanto sia necessario impegnarsi in prima persona per un cambiamento culturale. Così almeno è stato per me, leggendo della sentenza emessa nel caso di Gerard Depardieu, condannato dal tribunale di Parigi a 18 mesi di carcere e alla menzione nel registro dei perpetratori di crimini sessuali.
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Cambiamento radicale in Francia
Chiaramente mi dispiace profondamente per le aggressioni subite dalle donne che lo hanno denunciato: aggressioni che sono parte integrante e prevedibile in una cultura dello stupro di una società patriarcale. Ciò che mi ha rafforzata, è il fatto che almeno in Francia pare essere in atto un cambiamento radicale. Ne parla l’esito del processo, ma forse ancora di più la condanna inflitta a Depardieu per il comportamento processuale del suo avvocato che ne ha fatto un’apologia al sessismo. Mi piace pensare che in Francia non sia più lecito sminuire il trauma delle vittime, chiamarle ‘bugiarde’ e ‘isteriche’ e farle vivere nel processo la cosiddetta vittimizzazione secondaria; considerata tale dal Consiglio d'Europa perché non si verifica come diretta conseguenza dell'atto criminale, ma attraverso la risposta di istituzioni e individui alla vittima.
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Vittimizzazione secondaria in Italia
Certo, in Italia la vittimizzazione secondaria è ancora all’ordine del giorno come hanno rilevato la Commissione Femminicidio della precedente legislatura, la Corte europea dei diritti dell’uomo e il GREVIO (organismo che monitora l’applicazione della Convenzione di Istanbul). L’uso di pregiudizi misogini per difendere gli autori di violenza continua, infatti, ad essere ammessa in Italia, così come domande volte a screditare la testimonianza delle vittime di violenza. In Italia e preciso, anche a Bolzano.
Mi risulta da casi locali che l’aver vissuto in passato violenza domestica possa indicare di essersela cercata anche nella relazione attuale. Come pare che l’essersi fidata di accettare una bevanda possa indicare di essersi cercata lo stupro. O come pare che indossare vestiti succinti possa indicare di essersi cercata la morte per mano del compagno di vita. Sono insinuazioni queste che ho personalmente raccolto nel Tribunale di Bolzano nel corso degli anni. La prossima volta penserò intensamente a Depardieu e non perderò la speranza che prima poi il vento del cambiamento francese arriverà anche fino a qui.