“Tutti possono scegliere la bontà”
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"Ho ricostruito in forma narrativa la storia di un'amicizia nata nel lontano 2005". A parlare è Francesco Comina, scrittore, giornalista e insegnante bolzanino, già autore del libro sui cattolici che si opposero ad Adolf Hitler. Proprio questa settimana, con Edizioni San Paolo, Comina ha pubblicato la sua ultima fatica letteraria: In viaggio con Ágnes Heller - L'Italia, l'Europa, il male, il bene, l'amore, la giustizia, Dio... Al centro del racconto non c'è solo la vita di Heller, ma la nascita di un'amicizia, la bellezza di viaggiare, conoscere, costruire relazioni, visitare città e fermarsi a contemplare i paesaggi naturali. Ágnes Heller ha vissuto durante gli anni del nazismo. Da ebrea quindicenne venne confinata con la madre nel ghetto di Budapest, suo padre invece venne ammazzato in una camera a gas ad Auschwitz. Dopo gli studi filosofici all’Università di Budapest sotto la guida di György Lukács, di cui era divenuta l’assistente, e in seguito alla persecuzione nell’Ungheria sotto l’influenza sovietica, fuggì in Australia prima e poi a New York, dove continuò a insegnare all'Università.
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SALTO: Francesco Comina, da dove nasce il suo nuovo libro?
Francesco Comina: Nasce nel 2005, grazie a un dialogo con Arturo Paoli, storico missionario in America Latina. Lui è stato uno dei grandi testimoni di quella terra e, al tempo, aveva 100 anni. Fu proprio Paoli a parlarmi di Ágnes Heller. Qualche anno dopo, nel 2008, quando coordinavo il Centro Pace di Bolzano, io riuscì a incontrare personalmente Heller al Festival della Letteratura di Mantova. Lei era tra le più importanti filosofe a livello mondiale. Così organizzai un incontro presso l'Università di Bolzano. Da lì nacque la nostra amicizia, molto profonda.
Che vita è stata quella di Ágnes Heller?
Circa un mese prima della sua morte, avvenuta il 19 luglio 2019 durante una nuotata nel lago Balaton, nella sua Ungheria, Ágnes tenne un incontro pubblico in Germania, in occasione degli 80 anni dalla morte di Anne Frank. La considerava come una sorella, perchè sua coetanea, ebrea, e vittima della persecuzione nazista. Quella di Heller è una vita fatta di scelte consapevoli. Prima con la decisione di studiare filosofia - scelta un po' per caso dopo aver assistito a una lezione di Lukács -, poi con la scelta di vivere nella bontà. Ágnes mi raccontò che padre fu arrestato e gli fu proposto di convertirsi al cristianesimo, ma rifiutò. Mentre si trovava sul treno verso il campo di sterminio gettò una lettera indirizzata alla figlia. Un altro uomo "buono" la raccolse e la spedì. C'era scritto di scegliere la strada della bontà. E così è stato. La domanda "da che parte è giusto stare?" possono porsela tutti e chiunque può scegliere la bontà, non serve avere specifiche qualità. Così, anche Ágnes costruì il suo pensiero filosofico. Desiderò ricostruire il marxismo partendo dai bisogni umani: una terza via tra il socialismo e il capitalismo.
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“Ágnes pensava di poter vivere una vita tranquilla in seguito alla caduta del muro di Berlino. Invece, da lì a poco, arrivò Viktor Orban che, nel 1998, divenne per la prima volta capo del governo”
Nel libro, inoltre, lei racconta di una Heller che amava viaggiare, più che del suo pensiero filosofico su cui si è già scritto molto...
Esattamente. Sulla sua filosofia si è già riflettuto molto ed è stata definita una "filosofia della vita quotidiana". Molto concreta insomma. D'altronde ha riflettuto sull'amore, l'amicizia, i diritti e la giustizia, sui bisogni fondamentali dell'essere umano. Io, invece, ho provato a raccontare Ágnes partendo dall'aspetto umano, dei nostri lunghi dialoghi fatti nei viaggi insieme in macchina lungo l'Italia e la Germania.
Però, tra le pagine del suo nuovo libro, ci sono anche spunti di riflessione sull'attualità, specie la politica europea. In particolare la filosofa ungherese fa riferimento al Primo ministro dell'Ungheria nonché, ad oggi, Presidente del Consiglio dell'Unione europea, Viktor Orbán...
Esatto. Ágnes pensava di poter vivere una vita tranquilla in seguito alla caduta del muro di Berlino. Invece, da lì a poco, arrivò Viktor Orban che, nel 1998, divenne per la prima volta capo del governo. Heller si preoccupò immediatamente: pensava potessero ritornare quelli che lei chiamava etnonazionalismi, ovvero i fenomeni che portarono alla seconda guerra mondiale. Quindi decise fin da subito di criticare pesantemente il governo del suo Paese, mettendosi ancora una volta all'opposizione. Prima di morire scrisse il libro “Orbanismo: Il caso dell’Ungheria: dalla democrazia liberale alla tirannia”. Qui Ágnes spiega come secondo lei si sviluppa un sistema politico in cui il popolo delega al cosiddetto uomo forte il potere di decidere.
Insieme a Heller, lei si è confrontato anche sulla situazione migratoria in Europa. Cosa ne pensava la filosofa?
Ágnes cercava di ragionare su un aspetto duplice: da una parte i diritti umani delle persone, che vanno salvaguardati. Dall'altra il tema del diritto alla cittadinanza, e quindi dell'accoglienza di un Paese nei confronti dei migranti. Sono due sistemi che spesso si scontrano e non coesistono. Entrambi sono fondamentali, quindi andrebbero conciliati.
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Presentazione del libro
Si terrà questo venerdì - 18 ottobre - alle ore 19.00 presso lo Studio Teologico Accademico Bressanone. L'autore del libro, Francesco Comina, dialogherà con il prof. Martin Lintner, Preside dello STA-PTH di Bressanone.
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