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Saslong, azzurri a caccia del podio

Negli ultimi 17 anni solo Paris è arrivato una volta tra i primi tre in val Gardena. Si comincia giovedì 14. Senoner: "Queste gare sono patrimonio di tutti"
Dominik Paris Saslong
Foto: Fisi
  • La Val Gardena e la sua Saslong, un matrimonio che dura ormai da oltre cinquant’anni e destinato a proseguire per lungo tempo ancora. Era il maggio del 1967, il francese Jean-Claude Killy aveva appena trionfato nell’edizione inaugurale della Coppa del Mondo e la FIS decise di assegnare alla Val Gardena i Mondiali di sci alpino del 1970. Un’investitura importante per questo angolo delle Dolomiti, con l’Italia che per la prima volta avrebbe ospitato la rassegna in una località che non fosse la storica Cortina d’Ampezzo, che aveva già accolto una rassegna iridata, quella del 1941 (annullata sul piano dei risultati per le note vicende belliche), e le Olimpiadi del 1956. Per l’occasione serviva però una pista degna dei migliori sciatori del mondo e Max Schenk, detto Hansl da Doss, allora collaboratore dello Sci Club Gardena, disegnò il tracciato che segnerà la storia di questo sport, nonostante le varie modifiche apportate nel corso degli anni. Il nome ladino di Saslong deriva da "Sasso Lungo", la cima dolomitica simbolo di questa valle. Dopo mezzo secolo il fascino e la popolarità della pista è rimasta immutata. Da queste parti la gara più ambita è la discesa libera, sempre nel programma di Coppa dal 1969, con l’unica eccezione del 1971, l’anno post mondiale. È in questa disciplina che la spettacolarità della pista emerge in tutti i suoi magnifici passaggi.

    Dal 2016 al timone di comando del Comitato organizzatore della Saslong Classic siede come presidente il 56enne Rainer Senoner, un gardenese doc cresciuto a pane e sci. Oltre al ruolo di presidente ricopre anche quello di direttore di gara della tappa ladina e di delegato Fis in altre tappe di coppa del mondo come Kitzbuehel o Sankt Moritz, non ultimo nella sfortunata tappa cancellata della velocità femminile di Zermatt-Cervinia nello scorso novembre.

    SALTO Presidente Senoner, la Saslong è considerata una classica del circo bianco alla stregua di Kitzbuehel o Wengen. Ma non è sempre stato così o sbaglio?

    “Giusto. Pensi che qualcuno inizialmente si lamentò della scarsa complessità tecnica del tracciato. Fu il fuoriclasse austriaco Karl Schranz, oro nello slalom gigante e quarto in discesa libera ai Mondiali del ‘70. Certo, a quei tempi non esistevano ancora i passaggi memorabili che conosciamo oggi: si tirava dritto sul Ciaslat, le Gobbe del Cammello erano una “Cresta de Gialina”, i Muri di Sochers e la zona d’arrivo furono aggiunte negli anni a venire, fino a comporre questo gioiellino. La Saslong oggi è lunga quasi tre chilometri e mezzo per 839 m di dislivello (che si riducono a 2,365 km per 590 m nel Super G). C’è di tutto insomma”.

  • Rainer Senoner: Dal 2016 alla guida del comitato organizzatore delle gare di coppa del mondo in Val Gardena. Foto: Saslong.org

    Ce la la può descrivere questa Saslong?

    “La partenza odierna è posta ai 2249 metri della cima del Ciampinoi. Dal cancelletto c’è subito un tuffo nel vuoto, col salto dello Spinel a richiamare sull’attenti i discesisti con le sue aspre pendenze (56,9%). Fondamentale prenderlo con la giusta direzione in vista della seguente compressione e di un leggero tratto in salita. Poi si torna a volare col salto dl Moro, primo vero salto della pista, e quello del Looping, rimodellato dopo le cadute del passato costate care a diversi atleti. Terminato un tratto a basse pendenze, dove è decisiva la scorrevolezza, si arriva ai Muri di Sochers, dove tra salti e pendii vertiginosi (55%) si toccano i 130 km/h. Qui entra in scena il tratto più celebre della pista: le Gobbe del Cammello. Una terribile serie di salti dove si può stare in aria anche 80 metri. Il primo ad affrontarle saltandole, in precedenza si aggiravano, fu nell’edizione del 1980 l’austriaco Uli Spieß, non vinse la gara (finì solo 5/o), ma lasciò il segno con il suo volo di quasi 60 metri. Le curve ondulate del Ciaslat sono l’ennesima insidia verso il finale del Ruacia dove è posto il traguardo. Si arriva ai 1410 metri di altitudine, dopo una prova lunga quasi 3,5 chilometri e circa 2 minuti di sforzo fisico e mentale, toccando punte di oltre 130 km/h”.

  • Una pista che ha visto nel suo albo d’oro presente il gotha dello sci mondiale.

    “Certo. Il primo ad iscrivere il suo nome nell'albo d’oro nel 1969 fu lo svizzero Jean-Daniel Dätwyler. Da lì in avanti la Saslong ha visto trionfare molti dei più grandi interpreti della velocità. Da Bernhard Russi a Franz Klammer, da Peter Muller a Pirmin Zurbriggen, da Kristian Ghedina a Stephan Eberharter per finire con Aksel Lund Svindal. Una pista, la Saslong, mai amata da mostri sacri com Hermann Maier o Bode Miller, ma che ha regalato anche piacevoli sorprese come lo statunitense Steven Nyman (vincitore qui negli unici tre suoi trionfi in carriera) o il tedesco Josef Ferstl, il più anziano a vincere con i suoi 30 anni, oppure quando il 17 dicembre 1993, Markus Foser, entrò nella storia dello sci internazionale della Saslong conquistando con il pettorale numero 66 una vittoria. Ad oggi il record di questo atleta del Liechtenstein risulta ancora imbattuto: nessuno ha mai vinto una discesa libera di Coppa del Mondo con un numero di pettorale più alto del suo”.

    L’Italia non ha amato mai tanto questa pista. A cavallo tra gli anni Novanta e i primi Duemila c’è qualcuno che però ha scritto pagine importanti per lo sci azzurro?

    “Quello è Kristian Ghedina. Qui ha ottenuto il suo primo podio nel 1989, a soli vent’anni conquistando poi quattro delle sue tredici vittorie nel circo bianco (1996, 1998, 1999, 2001). Qui è salito sette volte sul podio e quando non lo ha fatto è stato protagonista di episodi rimasti negli annali come quando nel 2004, discese gli ultimi metri di pista con un capriolo che correva al suo fianco. Il velocista ampezzano si può dire che ne conosce a memoria ogni salto, ogni curva, ogni asperità del terreno e ogni trabocchetto. Se però per Ghedina questa pista è stata foriera di successi, quasi alla pari con la Streif di Kitzbuehel, lo stesso non si può dire per i colori azzurri del recente passato: un solo podio negli ultimi 17 anni con Dominik Paris nel 2014. Leggermente meglio è andata in superG con la vittoria di Werner Heel nel 2008 e numerose presenze tra i primi tre nelle ultime stagioni, l'ultima nel 2018 con Christof Innerhofer”. 

    Come andrà stavolta? Quest’anno sono in calendario due discese libere, una recupero di quella cancellata a novembre a Zermatt-Cervinia, e un superG. Potremmo ancora rivedere un altro italiano salire sul gradino più alto del podio?

    “Solo il cronometro potrà svelarlo. Noi come organizzatori ce lo auguriamo, ma gli avversari delle altre nazioni saranno quanto mai agguerriti. Negli ultimi anni è stato pascolo di successi soprattutto per la pattuglia dei norvegesi, con Aksel Lund Svindal, padrone assoluto con sette successi, quindi Kjetil Jansrud che ha collezionato nove podi, mentre Aleksander Aamodt Kilde si è scatenato nelle ultime edizioni e sicuramente potrebbe essere uno dei grandi protagonisti anche quest’anno”.

    Queste gare non mi appartengono come presidente, non sono di proprietà del consiglio direttivo o del comitato organizzatore - la Coppa del Mondo in Val Gardena appartiene a tutti. 

    Lei è presidente dal 2016. Il lavoro è stato tanto in questi otto anni, ma molto resta ancora da fare. Il prossimo obiettivo sono l’assegnazione dei Mondiali del 2029?
    “Nella primavera del 2016 sapevo che stavo affrontando una grande sfida e avevo una vaga idea di cosa mi aspettasse. Tuttavia, si sono aggiunti alcuni compiti che sinceramente non mi aspettavo. Per esempio, i bilanci dovevano essere ripuliti, però abbiamo superato anche questa sfida. Quello che ci è riuscito bene è sicuramente stata la gestione dei due grandi eventi - 50 anni di Coppa del Mondo in Val Gardena e il 50° anniversario dei Mondiali di sci del 1970. È stato molto bello avere con noi le tante leggende dello sci e ripensare ai vecchi tempi gloriosi. Nel 2018 abbiamo avuto anche due gare femminili dopo le nostre classiche. Queste due gare ci sono state assegnate praticamente da un giorno all'altro. Quando Val d'Isere ha dovuto annullare, la FIS si è rivolta a noi e in breve tempo abbiamo dovuto accettare o annullare. È stata una grande sfida, anche dal punto di vista finanziario, ma fino alla fine siamo stati in grado di offrire grandi gare. E che la nostra Nicol Delago sia salita sul podio sulla sua pista di casa è stata naturalmente la famosa ciliegina sulla torta”. 

    Nel suo secondo mandato consecutivo si è posto un obiettivo principale?

    “Certamente, quello di riaccendere l'entusiasmo per la Coppa del Mondo di sci in Val Gardena - nella nostra valle e in tutto l'Alto Adige. Queste gare non mi appartengono come presidente, non sono di proprietà del consiglio direttivo o del comitato organizzatore - la Coppa del Mondo in Val Gardena appartiene a tutti. Penso che siamo riusciti molto bene a mandare questo messaggio. L'entusiasmo per la Coppa del Mondo è tornato ad essere molto, molto grande nei singoli comuni della Val Gardena, tra gli operatori turistici, tra i nostri partner e non ultimo tra la popolazione locale”.

    La ciliegina sulla torta potrebbe dunque essere l’assegnazione del secondo mondiale nel 2029, dopo quello del 1970. La vostra candidatura va in questo senso?

    “Innanzitutto mi impegnerò affinché le gare della Val Gardena rimangano nel calendario internazionale della FIS. Molti pensano che sia una cosa ovvia. Ma non è così. Anno dopo anno dobbiamo dare il meglio, rimanere attivi e prudenti, affinché questo avvenga anche in futuro. La candidatura per la rassegna iridata del 2029 fa parte di questo percorso di crescita e  ci vede determinati a raggiungere questo obiettivo. Non sarà facile perché abbiamo due avversari temibili come Narvik (Norvegia) e Soldeu (Andorra), ma abbiamo dalla nostra le capacità e la professionalità che abbiamo sempre dimostrato in questi 56 anni di storia”.

  • Il programma

    Sulla Saslong le gare iniziano giovedì 14 dicembre con la discesa libera, recupero di quella cancellata a novembre a Zermatt-Cervinia. La tappa vera e propria della Val Gardena inizia venerdì con il superG, sabato è in programma la 56/a edizione della discesa libera maschile di Coppa del mondo. (Qui il programma completo)