Renato Ballardini
Foto: Renato Stedile youtube
Politica | Accadde domani

In ricordo di Renato Ballardini

L’ex partigiano, avvocato e politico di Riva del Garda si è spento a 97 anni. Il suo profuso impegno per l’autonomia sudtirolese portò all'approvazione dello Statuto.
  • Quando chiesi a Renato Ballardini, partigiano e pugile dilettante di buon livello, grintoso avvocato penalista con la toga sulle spalle anche in alcuni processi a sfondo politico, parlamentare di lungo corso nelle file del Partito Socialista da cui si allontanò nell’era Craxi, di scrivere una prefazione al secondo dei due volumi che ho dedicato alla storia parlamentare della questione altoatesina avevo in mente tuttavia un altro importante ruolo da lui ricoperto. Nell’estate del 1961, mentre in Alto Adige risuonava ancora l’eco del tritolo utilizzato nella “Notte dei fuochi” il deputato socialista Ballardini venne chiamato, dal Ministro dell’interno Scelba a far parte della commissione incaricata di esaminare le possibili soluzioni della grande crisi che la Südtiroler Volkspartei aveva aperto voltando le spalle alla Regione voluta da Alcide Degasperi. Erano in 19 i componenti di quell’organismo in cui lavori costituirono, anche senza raggiungere un accordo unitario, un passaggio fondamentale nel percorso verso l’intesa che si sarebbe raggiunta alla fine del decennio e che avrebbe prodotto l’assetto autonomistico che ancora oggi governa la nostra realtà. È un percorso politico che Ballardini avrebbe proseguito anche negli anni a venire, dai banchi della Camera a quelli del Consiglio Provinciale di Trento.

    Possiamo ben dire quindi che con lui scompare uno dei grandi protagonisti di una stagione che ha prodotto risultati politici sulla cui positiva valutazione convergono ogni persino coloro che all’epoca, parliamo soprattutto della destra estrema italiana, li avversarono in ogni modo. Fu soprattutto con loro che l’avvocato di Riva del Garda si scontrò sempre aspramente, soprattutto in occasione dei dibattiti parlamentari che accompagnarono lo svolgersi delle vicende altoatesine, sia quando fu necessario portare a compimento, battendo l’ostruzionismo, la legge costituzionale di nascita del secondo Statuto sia quando arrivavano in aula gli echi di attentati sempre più sanguinosi, perpetrati ad orologeria per far saltare le intese e gli accordi tra Bolzano, Roma e Vienna che si prospettavano sempre più vicini.

     

    Con la sua scomparsa se ne va uno degli ultimi artefici della nostra realtà politica. È bene che il ricordo resti.

     

    Assieme a quello di altri esponenti politici (citeremo solo come esempio quello di Andrea Mascagni, senatore comunista), il ruolo di Renato Ballardini testimonia anche e soprattutto la posizione autonomista della sinistra italiana. Una posizione non priva di rilievi critici riguardo ad alcune tra le soluzioni individuate ed applicate su richiesta dei sudtirolesi ma decisa e coerente in un giudizio positivo di fondo che trovò espressione concreta ed essenziale del voto, in seconda lettura, sulla legge costituzionale, con una maggioranza che bastò ad evitare lo spettro del referendum già invocato dalla destra.

    Fatti concreti che non bastarono a smussare il muro di ostilità dei sudtirolesi, tanto che, a poca distanza di tempo da quel voto un esponente di rilievo della SVP poteva tranquillamente affermare che l’avvento al potere sulla base di libere elezioni del PCI sarebbe stato elemento sufficiente per autorizzare il Südtirol alla secessione. 

    Erano quei comunisti tra i quali Ballardini approdò, nell’ultima parte del suo percorso politico, dopo un burrascoso divorzio dal socialismo di Craxi cui rimproverava soprattutto di aver soppresso la dialettica interna. Non era uomo che si facesse togliere la parola di bocca Renato Ballardini, abituato da sempre a muoversi e ad operare nelle aule giudiziarie e in quelle della politica con lo stesso piglio del bravo pugilatore: tenace ed aggressivo, ma rispettoso delle regole e degli avversari.

    Con la sua scomparsa se ne va uno degli ultimi artefici della nostra realtà politica. È bene che il ricordo resti.

  • „Ci ha lasciato un grande amico del Sudtirolo“, il ricordo di Oskar Peterlini

    „Era il relatore alla Camera dei Deputati del nuovo Statuto di Autonomia, un convinto oppositore al fascismo, socialista (PSI), a cui dobbiamo molto: La stesura dello Statuto di Autonomia nella Commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati e, per la prima volta nella politica italiana, un resoconto obiettivo sul destino del Sudtirolo. In Parlamento descrisse senza mezzi termini le ingiustizie e le sofferenze inflitte al Sudtirolo. Nei miei libri l'ho citato più volte alla lettera perché dalla sua bocca è ancora più convincente. A proposito della separazione del Sudtirolo dall'Austria, disse davanti al Parlamento riunito: «L'annessione dell'Alto Adige all'Italia non costituiva il coronamento degli ideali risorgimentali, ne rientrava nelle mire dell'irredentismo di cesare Battisti Al contrario, contro di essa si levarono in Italia voci autorevoli per osteggiarla proprio in nome dei principi risorgimentali e patriottici che avevano ispirato la predicazione e l'azione di Cesare Battisti».“

    Foto: Seehauserfoto