Sempre più fame
Nel 2018 oltre 821 milioni di persone non hanno avuto cibo a sufficienza. L’anno scorso erano 811 milioni, ed è il terzo anno consecutivo che il dato registra un aumento. L’obiettivo di sviluppo sostenibile Fame zero entro il 2030 si allontana, secondo la nuova edizione del rapporto annuale Stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo 2019 pubblicato oggi dalla Fao, l’organizzazione per il cibo e l’agricoltura delle Nazioni unite da poco affidata alla direzione generale del cinese Qu Dongyu.
Gli affamati sono oltre mezzo miliardo in Asia, 256 milioni in Africa e poco più di 42,5 milioni in America Latina e nei Caraibi. Il rapporto misura anche quanti vivano invece una condizione di insicurezza alimentare moderata o grave: sono 2 miliardi di persone, il 26,4% del totale. L’altra faccia di questa medaglia, riguarda il numero di bambini e adulti in sovrappeso o obesi: sono oltre un miliardo, 338 milioni tra i bambini in età scolare e adolescenti, 672 milioni tra gli adulti (1 persona su 8).
Focus sull’Africa
In Africa - spiega il rapporto - la situazione è estremamente allarmante perché ha i più alti tassi di fame nel mondo, che continuano ad aumentare lentamente ma costantemente in quasi tutte le sotto-regioni. In particolare in Africa orientale quasi un terzo della popolazione (30,8%) è denutrita. Oltre al clima e ai conflitti, l’aumento è favorito dal rallentamento della crescita e dalle crisi economiche: dal 2011 quasi la metà dei Paesi in cui l’aumento della fame si è verificato in seguito a crisi o stagnazione economica erano africani.
Il maggior numero di persone denutrite, come abbiamo visto, vive in Asia, per lo più in Asia meridionale. Insieme, Africa e Asia detengono la quota maggiore di tutte le forme di malnutrizione nel mondo, pari a oltre nove bambini rachitici su dieci e oltre nove bambini deperiti su dieci. In Asia meridionale e nell’Africa subsahariana, un bambino su tre è affetto da rachitismo. Oltre alle sfide del rachitismo e del deperimento, in Asia e Africa vivono anche quasi tre quarti di tutti i bambini sovrappeso del mondo, prevalentemente a causa di un’alimentazione scorretta.
L’insicurezza alimentare anche nel Nord del mondo
Secondo il rapporto, oltre 2 miliardi di persone - soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito - non hanno accesso regolare ad alimenti salubri, nutrienti e sufficienti: l’accesso irregolare è però anche una sfida per i Paesi ad alto reddito, compreso l’8% della popolazione in Nord America ed Europa.
“Ciò richiede - spiega un comunicato della FAO - una profonda trasformazione dei sistemi alimentari affinché forniscano diete sane e prodotte in modo sostenibile alla popolazione mondiale in aumento”.
I commenti di Oxfam e Slow Food
Una trasformazione che non è in corso, secondo due organizzazioni impegnate da anni sui temi della riduzione delle disuguaglianze e dell’accesso al cibo, Oxfam e Slow Food.
“Il tema della sicurezza alimentare è vergognosamente scomparso dall’agenda politica globale - ha commentato Giorgia Ceccarelli, policy advisor per la sicurezza alimentare di Oxfam Italia –. Sono passati ben dieci anni dalle due consecutive crisi alimentari, che hanno avuto impatti devastanti sulle persone più povere del mondo e sulla loro capacità di nutrirsi adeguatamente, eppure nulla è cambiato. I dati di oggi ci confermano che fin quando non si affronteranno le cause strutturali, fame e povertà continueranno ad aumentare”. “La fame non è un fenomeno casuale - aggiunge - ma è figlia di un sistema alimentare globale che mette sempre di più gli interessi commerciali, davanti ai bisogni delle comunità più povere e vulnerabili”.
È d’accordo Carlin Petrini, fondatore di Slow Food: “Il rapporto ci dice anche che il problema non è la quantità di cibo globalmente a disposizione, come sostengono le multinazionali dell’agro-industria, ma la sua disponibilità per chi è in condizioni economiche e sociali svantaggiate. È un tema di diritti negati e non di incremento della produzione. Servono quindi politiche coraggiose dei governi di tutto il Pianeta, per il contrasto alla povertà, alle disuguaglianze e all’emarginazione, che adottino e promuovano un modello di produzione alimentare agro-ecologico, inclusivo e socialmente equo”.