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Metamorphosis

Paolo Rossetto è un artista che ama sporcarsi le mani. Numerose le mostre personali e, degna di nota, la sua partecipazione alle ultime edizioni di Unika.
Paolo Rossetto
Foto: Paolo Rossetto
  • Paolo Rossetto è un artista che ama sporcarsi le mani. Per creare i pigmenti naturali che usa si avvale di sassi, rocce e materiale vegetale che, dopo meditata scelta, lava, asciuga, macina e setaccia. Materia antica, ridotta in polvere, mescolata con sapienza a sostanze moderne adatte alla sua tecnica mista. Artista fin da bambino, si diploma nel 1990, all’Istituto d’Arte di Trento. Sceglie di dipingere su laminato multistrato di pioppo. Il pioppo, “l’albero del popolo”, la pianta che nel passato delimitava le strade, presenza costante nel paesaggio rurale e urbano. L’artista predilige questo legno per le sue proprietà di elasticità e per la presenza di una trama ispiratrice da cui trae impulso per creare intrecci arborei che si intersecano con un altro albero caro all’artista bolzanino, il melo. Un’altra pianta anch’essa diffusa e resistente. 

  • Sia in Italia che all’estero: Paolo Rossetto, nella sua lunga carriera artistica, ha partecipato a numerose mostre collettive. Foto: Metamorphosis

    Nel disegno dei rami contorti affiora la ricerca intimista e sofferta di “Metamorphosis” rimandante all’intrigo metafisico che nella pittura surrealista di Rossetto si esprime nella forma donna-natura, donna-mela quale progenitrice, simbolo di prosperità e fecondità, tuttavia frutto proibito. Corpi di donna, visi diafani e teste attorniate da intarsi e ricami di rami e foglie, lunghe braccia avvolgenti e inquietanti che impastano e imprigionano le figure in una ragnatela oscura. Le opere di Rossetto, radicate nell’oscurità della terra, riversano l’inquietudine e il tormento dell’artista. Egli, attraverso la minuziosa raffigurazione dei rami del melo che paiono fuoriuscire dall’opera in una supplica d’aiuto, richiama l’attenzione dell’osservatore al proprio salvataggio estremo, trasposizione simbolica di immagini, mediante la quale egli stesso possa redimersi ed elevarsi, scrollandosi di dosso quella stessa polvere che lo imprigiona e lo rende schiavo di sé stesso. 
     

    Dalle 39 tavole componenti la mostra emerge uno stile definito e costante nel tempo.


    La redenzione passa attraverso lo struggimento che spinge Rossetto a redimersi come lo stesso frutto del melo che nel suo pericarpo custodisce i cinque carpelli disposti a stella che, nella mente dell’artista, lo spronano a sondare l’aspetto onirico dell’esistenza. E’ proprio questo mondo interiore che tracima dalle tavole in esposizione. L’artista insegue una ricerca di speranza contrapposta alla sua inquietudine interiore. Dalle 39 tavole componenti la mostra emerge uno stile definito e costante nel tempo. Una ricerca che affonda le sue radici nei meandri della psiche umana e nelle forme crude della natura. Alcune delle cornici che Rossetto utilizza sono frutto della sua passione di ricerca nei mercatini dell’antiquariato. Egli le acquista e le restaura immaginando già da subito il viso o il corpo femminile che andrà ad occuparle. Cornici di fine Ottocento e inizio Novecento che accolgono le sue opere impreziosendole. Paolo Rossetto, nella sua lunga carriera artistica, ha partecipato a numerose mostre collettive sia in Italia che all’estero riscuotendo molto interesse anche da parte della critica. Numerose le mostre personali e, degna di nota, la sua partecipazione alle ultime edizioni di Unika, nota fiera dell’arte in Val Gardena. 

  • La mostra è visitabile fino al 31 ottobre 2024 presso la filiale della Cassa di Risparmio di Bolzano di pazza Walther