Vent'anni dopo
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Vent’anni dopo

Le vittorie della destra a Bolzano.
  • Il titolo del sequel di Dumas viene buono per dare sintesi alla prima di una serie di osservazioni sul risultato del ballottaggio di Bolzano.

    Vent’anni fa, infatti, vennero a compimento una serie di risultati elettorali che ci consentono, oggi, di evitare alcuni errori nell’interpretazione del voto di domenica. La prima affermazione sulla quale occorre porre un punto interrogativo è quella secondo la quale il successo del candidato di centrodestra sarebbe un’assoluta novità.

    Nel 2005 la coalizione di centrodestra riuscì a portare al ballottaggio Giovanni Benussi che, sia pur con una maggioranza molto risicata, ebbe la meglio sul sindaco uscente Giovanni Salghetti, appoggiato ufficialmente anche se forse con poco entusiasmo dalla Südtiroler Volkspartei per la conquista del suo terzo mandato consecutivo (allora si poteva).

    Il fatto poi quella vittoria, indubbiamente superiore a quella di oggi come significato politico, sia rimasta senza alcun seguito, lo si deve, come abbiamo già detto più volte, al fatto che il Sindaco eletto non aveva una maggioranza in consiglio e che non bastò l’approdo a Bolzano di un pimpante Silvio Berlusconi, pronto a mostrare in piazza il dito medio agli avversari, per convincere il partito di lingua tedesca a deporre antichi anatemi.

    In quello stesso anno, ma alle soglie dell’inverno, un altro risultato del tutto in controtendenza col primo. Il candidato del centrosinistra Luigi Spagnolli, che la Südtiroler Volkspartei, forse per farsi perdonare il tiepido sostegno a Salghetti, appoggiò addirittura già al primo turno, evitò addirittura di ballottaggio superando in prima battuta l’asticella del 50 per cento.

    La verità è che il quadro politico che si delinea nel capoluogo altoatesino è, storicamente parlando, molto più vicino al risultato di maggio e a quello di oggi che a quello dell’11 novembre.

    La grande svolta politica, a Bolzano, avviene a metà degli anni 80 con un robusto travaso di voti dal centro e anche dalla sinistra nelle urne della destra missina. Questi volti restano separati da quelli del centrodestra collocati in seno ad altri partiti, dalla Democrazia Cristiana ai laici, ma l’insieme consente di affermare che nella città italiana lo schieramento che, sia pur da posizioni diverse, guarda verso destra è divenuto maggioranza rispetto a quello di centro-sinistra.

    È un passaggio che diventerà più chiaro dalla metà degli anni 90 in poi quando il bipolarismo fa la sua comparsa e si impone come metodo di scelta elettorale sia nelle consultazioni politiche sia per la scelta dei sindaci.

    Se a Bolzano, nonostante questo, il timone è rimasto saldamente nelle mani della coalizione tra i centro-sinistra italiano e i verdi interetnici si deve, come gli avvenimenti del 2005 dimostrano, al fatto che la Südtiroler Volkspartei voltando le spalle alla destra italiana, ha garantito quelle maggioranze.

    Il fatto che la destra italiana governi già, senza troppi problemi a quanto pare, con la maggioranza tedesca in Provincia, dovrebbe scongiurare l’ipotesi che a Corrarati possa essere opposto un veto simile a quello che affondò Benussi. A dire il vero i numeri espressi, in seggi, dal primo turno permetterebbero addirittura al neo eletto di far maggioranza anche solo con la civica di Gennaccaro, ma anche solo l’ipotesi di mandare la SVP all’opposizione sembra quanto mai avventurosa in un contesto politico nel quale tutte le leve amministrative più importanti e i cordoni della borsa sono saldamente in mano a Palazzo Widmann.

    La destra italiana si appresta dunque a governare, e questa è effettivamente la novità, e ad entrare in una stanza dei bottoni che le era stata sempre preclusa. Con rischio di scoprire che i bottoni stanno da tutt’altra parte.

    La prima volta

    Un’altra effettiva novità portata da queste elezioni a Bolzano è quella sulla provenienza del nuovo Sindaco. Claudio Corrarati è un imprenditore che ha maturato l’interesse per la politica guidando, a lungo, un’associazione di categoria.

    È la prima volta di una figura di questo genere si affaccia al primo piano dell’edificio asburgico di Piazza Municipio. Da che il primo cittadino viene eletto con voto diretto, a Bolzano il posto è sempre stato occupato da personaggi che sia pure in modo diverso arrivavano dall’interno della struttura amministrativa. Giovanni Salghetti era un alto funzionario della Provincia, ma quando viene eletto Sindaco può vantare anche una precedente esperienza, non breve, come Commissario Straordinario. Il suo posto, in quel fatidico 2005, viene preso da Luigi Spagnolli che in comune, prima di andare a dirigere il Parco dello Stelvio, aveva ricoperto incarichi di rilievo a stretto contatto con Salghetti. Il percorso si completa infine con la figura di Renzo Caramaschi che in Comune ha vissuto tutta la sua carriera arrivando ad occupare la posizione di City Manager.

    Se si risale indietro nel tempo, all’epoca nella quale i sindaci non erano eletti direttamente, ma venivano indicati come capilista dal partito stabilmente titolare della maggioranza relativa (la Democrazia Cristiana) e consacrati dal patto di coalizione con gli altri partiti che andavano a formare la maggioranza, le cose non cambiano di molto. Erano quadri di partito che venivano dai ruoli dell’amministrazione pubblica, dalle libere professioni dalla scuola. Di imprenditori disposti a impegnarsi in politica non se ne sono visti molti. 

    Quella che la destra ha proposto con successo a Bolzano è dunque una figura diversa da quelle del passato. Occorrerà capire quanto di questa novità andrà a scaricarsi sul governo di un centro la cui popolazione, anche in questa tornata di ballottaggio, ha confermato di essere sempre meno interessata alle scelte di chi vuole amministrare la sua vita quotidiana.