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Il ritorno di Joseph

La Nave di Teseo pubblica due romanzi di Zoderer. Una nuova edizione di “Die Walsche” e, finalmente, la versione in italiano di “L’inganno della felicità"
Joseph Zoderer
Foto: Lorena Munforti

La notizia è doppia, dunque (almeno) due volte meravigliosa e spiazzante. Stanno per approdare in libreria due romanzi di Joseph Zoderer, entrambi editi da La Nave di Teseo diretta da Elisabetta Sgarbi. Uno è il nuovissimo (in italiano) “L’inganno della felicità”, tradotto da Francesca Agabio, la grande professionista che era stata già autrice della versione dall’italiano in tedesco di “I colori della crudeltà”, uscito nel 2015 da Bompiani, allora guidata da Elisabetta Sgarbi, dunque prima della nascita della sua nuova casa editrice. L’altra uscita in libreria è una nuova edizione di “L’italiana\ die Walsche”, traduzione di Umberto Gandini e, curiosità non casuale, con la stessa copertina in brossura in campo bianco con una foglia verde che non è però quella delle numerose edizioni passate e che dobbiamo invece alla Einaudi. Un cambio di foglia, dunque di albero: perché?

Possiamo poi dire subito che consigliamo l’esercizio, anche fisico, di cercare nelle librerie (e speriamo presto nelle biblioteche pubbliche) di questa nostra regione il primo e il secondo titolo zoderiano di questo novembre, di questo inverno. Un inverno che ci auguriamo potrà aiutarci a ripercorrere la forza e i respiri della letteratura di uno scrittore coraggioso, geniale e decisamente fuori dal coro.

Joseph Zoderer, molti lo ricorderanno, è morto lo scorso primo giugno di questo 2022 nell’ospedale di Brunico dopo un banale incidente domestico avvenuto qualche ora prima nel maso di famiglia di Terento, dove ancora vive la moglie Sandra Morello, architetta, pittrice. E moderna e vitale “Penelope” di uno Zoderer spesso unterwegs, anche in mari procellosi e non solo metaforicamente.

E mentre da lunedì 21 novembre 2022, ci dovremmo sentire tutti un po’ zoderiani nelle librerie e magari in qualche nostra serata a parlar di libri (senza citarne Fragmente: lo fanno i poveri e poverissimi di spirito), proviamo a dire di questo “L’inganno della felicità”, con in copertina la foto di una barchetta vista dall’alto. Intorno, il blu di un mare ma anche, secondo una persona da sempre molto vicina allo scrittore, “lo stesso blu del lago di Braies, non lontano da dove lui abitava. Eravamo lì, giorni fa, quando un amico di famiglia ci ha avvertito che il romanzo in versione italiana era già negli scatoloni pronti per le librerie…”.

Nella storia raccontata da Zoderer, muore uno dei due amici fraterni (entrambi giornalisti a Vienna al tempo di oggi) e accade che quello sopravvissuto erediti una intera biblioteca. Compreso un manoscritto dedicato a una struggente e devastante storia d’amore. Zoderer irrompe nel suo romanzo attraverso i fuochi più recenti e maturi della sua letteratura: declinando cioè l’amore, la vecchiaia, la morte. Lo fa con una forza, con una fierezza e insieme soavità di scrittura che, naturalmente, sono l’architettura della versione originale di “L’inganno della felicità”. Giovanna Agabio, vi ha lavorato nel 2019 e ne è sortita una versione in italiano molto zoderiana ma non fedele come un testo tradotto da qualche sito, bensì fedele come uno specchio, come un calco, come un magma narrativo che non puoi tradurre solo conoscendo un’altra lingua. Agabio e Zoderer sono stati a lungo anche amici e lei se lo ricorda perfettamente e con un affetto non convenzionale.

Amici sono stati anche Joseph e Umberto Gandini, un giornalista prestato anche al teatro, alle traduzioni di alto livello interpretativo. Un giornalista al quale non era mai andato giù che dalle nostre parti sudtirolesi si iniziasse a praticare anni fa quello squilibrio della informazione giornalistica tendente quasi verso un regime di monopolio.  Di Gandini, la Nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi propone una nuova edizione di “Die Walsche”, considerato per ora il romanzo zoderiano più conosciuto e letto in Italia. Un “unicum” frastornante e molto inquieto dedicato alla per nulla facile convivenza tra “tedeschi” e “italiani” in Sudtirolo. “Unicum” perché quei due o tre tentativi letterari (anzi, sub-letterari) di imitazione sono falliti miseramente.

 

Questi giorni di novembre sono allora dedicati – anche – a questi due libri di Joseph Zoderer. Con la speranza di non assistere a qualche goffa pantomima di chi sosterrà “io lo conoscevo bene” ma coltivando allo stesso tempo anche l’intenzione e la volontà di tornare a parlare anche in pubblico di questi libri e di almeno una parte della ricca produzione zoderiana. Anche poetica, anche drammaturgica.

Una condizione “necessaria” che vorremmo condividere con più lettrici e lettori possibile. In attesa che il Brenner Archive di Innsbruck continui il proprio progetto conservativo e di catalogazione. A patto, naturalmente, che la famiglia di Joseph resti protagonista e garante di tutto questo. E a patto che si rispetti (e si supporti) non solo questa istituzione nord-tirolese ma anche la Haymon Verlag di Innsbruck e Monaco impegnata da alcuni anni nella ristampa e ricostruzione, addirittura, dell’opera omnia di Zoderer. Anche qui con gli eredi dello scrittore in prima linea.

Nel frattempo, inevitabilmente ma troppo in fretta, si assottiglia il numero dei luoghi zoderiani. La villa dove scriveva, assegnata in comodato anni fa è stata liberata da libri e mobili in pochissimi giorni per volontà dei proprietari che ne faranno probabilmente un ristorante: no comment… Lo stesso vale per l’appartamento in affitto, con tanto di nome e cognome sul campanello, che si affaccia sul centro di Brunico.

Restano l’edicola sulla stessa strada principale, dove Joseph ritirava i quotidiani ogni mattina e un paio di Kneipe. Poi, lungo la strada da Brunico a Terento, due o tre ristoranti. Infine, finalmente, il maso di famiglia con gli scatoloni di libri ed altro riempiti per sgomberare villino e appartamento. Con le pareti che ospitano ancora i fogli scritti di alcuni romanzi e di qualche antologia poetica. La voce di “Pepin” che si avverte ancora ogni tanto e non è il vento, non sono gli alberi intorno ma è proprio la sua voce.

E l’isola greca di Lesbo, per anni luogo di vacanza e di scritture, Zoderer ci confidò di avere rinunciato ad ambientarvi l’ultimo romanzo dopo aver assistito ad alcuni sbarchi di migranti. “Questa storia è più grande e intensa di qualsiasi cosa che io avrei potuto scrivere - ci disse – dunque rinuncio”. Ma sei mesi fa aveva ripreso un po’ in mano il progetto, pur dando la precedenza alle sue antologie poetiche.

Che strano (o forse no). Ma potrebbe essere la prima volta che l’uscita contemporanea di due romanzi dello stesso autore (e solo uno inedito in italiano) funga da moltiplicatore di interesse e curiosità non solo per altri suoi titoli, ma soprattutto per il suo modo di scrivere romanzi  oppure per il teatro (“Das Haus der Mutter” è andato in scena nel 2017).

Eccone un frammento. Ciao, Joseph.

Quando le mie orecchie suonano, il mio cuore batte forte.
Questo non è un fruscio tra le foglie più alte degli alberi del lungomare.
Può anche essere in una fetta di torta Linzer.
Quasi ci soffoco.
Ma come dovrei spiegarlo a Florian?
Poi mi ha bloccato nell'istituto più vicino.