Società | Sterminio degli ebrei

Ombre su Giovanni Palatucci: eroe o carnefice?

Nuove ricerche storiche condotte dal Centro Primo Levi mettono in discussione l'azione che il funzionario di polizia avrebbe messo in atto per salvare 5000 ebrei dallo sterminio nazista. A Palatucci nel 2006 era stata dedicata la piazza antistante la questura di Bolzano.
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Foto: Helmut Gross

Una interpellanza urgente del consigliere comunale Guido Margheri ha aperto ufficialmente la discussione, anche a livello locale, in merito alla figura e all'operato di Giovanni Palatucci. 
Nativo della provincia di Avellino, Palatucci operò come funzionario di polizia a Fiume a partire dal 1937, svolgendo un ruolo ritenuto determinante nel portare in salvo gli ebrei residenti nella località istriana. Il 13 settembre del 1944 Palatucci venne  arrestato dalla Gestapo e successivamente condannato a morte e deportato a Dachau dove morì il 10 febbraio 1945. 
Fino a pochi mesi fa Palatucci era stato riconosciuto come "giusto" da parte di Israele ed anche la chiesa cattolica aveva aperto a suo favore una causa di beatificazione, ma il rinvenimento e la successiva analisi di un cospicuo numero di documenti dell'epoca avrebbe, invece, messo in discussione ricostruzione storica finora riconosciuta, evidenziando addirittura un ruolo di Palatucci quale collaboratore nazista attivo nella deportazione degli ebrei. 
La ricerca del Centro Primo Levi non avrebbe trovato traccia dei 5000 ebrei salvati da Palatucci ed avrebbe anzi stimato in non più di 500 gli ebrei residenti a Fiume nel periodo delle persecuzioni razziali. I documenti rinvenuti avrebbero anche permesso di accertare che la deportazione di Palatucci a Dachau non fu determinata dalle sue gesta per salvare gli ebrei, ma piuttosto dalle accuse tedesche di appropriazione indebita e tradimento, per aver passato ai britannici i piani per l'indipendenza di Fiume.

La ricerca messa in atto dal Centro Primo Levi è stata già ritenuta attendibile dal museo dell'Olocausto di Washington ed anche lo Yad Vashem di Gerusalemme, l'organismo che rappresenta la massima autorità internazionale sulle vicende legate all'Olocausto, ha avviato una verifica ufficiale. 
A livello nazionale il dibattito ferve, con l'associazione intitolata a Palatucci che lo difende a spada tratta e gli storici che rivendicano il loro ruolo in una vicenda dove forse la frettolosa costruzione di un mito ha preceduto l'accertamento della verità. 

Il consigliere comunale Guido Margheri nella sua interpellanza chiede che venga "dato incarico all'Archivio Storico del Comune di acquisire i materiali elaborati dal Centro Primo Levi per una verifica immediata dei nuovi elementi sul vero ruolo di Giovanni Palatucci e, in caso di conferma, revocare subito la delibera relativa sull'intitolazione alla sua figura della piazza antistante la Questura di Bolzano che merita una denominazione adeguata non macchiata dalla collaborazione con i regimi nazista e fascista."