La fabbrica dei sogni
Torna, puntuale come ogni anno, la festa del cinema di Venezia, serbatoio di mondanità esibita e bei film, molti dei quali condannati a non raggiungere il buio confortante delle sale cinematografiche perché giudicati commercialmente poco redditizi. La 73esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, che andrà in scena quest’anno dal 31 agosto al 10 settembre, ha sottobraccio un programma luculliano: dall’atteso La La Land di Damien Chazelle a The Light Between Oceans di Derek Cianfrance, da Arrival di Denis Villeneuve, regista di alcune pregevoli pellicole come La donna che canta, Prisoners ed Enemy, a On The Milky Road di e con il celebre regista serbo Emir Kusturica e Shabhaye Zayandeh – Rood, di Mohsen Makhmalbaf. Da segnalare anche il film fuori concorso Monte, diretto da Amir Naderi, che ha ricevuto il sostegno in fase di produzione dalla IDM Film Commission dell’Alto Adige, girato quasi interamente sul gruppo montano del Latemar, a oltre 2.500 mt d’altezza, e in Friuli Venezia Giulia.
Uno sguardo indietro: il festival lagunare, il più antico della sua ”specie”, nasce nel 1932, in epoca fascista, e solo con la seconda edizione, nel 1934 (all’inizio la kermesse seguiva la cadenza della Biennale), diventa competitivo con l’istituzione della Coppa Mussolini come premio al miglior film. Nel 1935 la manifestazione diventa annuale e viene introdotta la Coppa Volpi per il migliore attore; nel ’36 arriva la giuria internazionale, nel ’37 viene inaugurato il Palazzo del Cinema, come sede principale del festival. Negli anni ’40 la Mostra subirà un’interruzione a causa della Seconda guerra mondiale, per poi riprendere a pieno regime nel ’46. Nel’ 49 fa la sua comparsa il Leone d'Oro (prima denominato Premio Leone di San Marco per il miglior film). Curiosità: nel ’51 Akira Kurosawa vince il riconscimento per il miglior film grazie al sostegno di un’insegnante di italiano a Tokyo che aiuta il regista a inviare Rashōmon – snobbato in patria – in Italia per partecipare alla Mostra. Gli anni’ 50 saranno caratterizzati anche dalla luminosa apparizione di registi come Federico Fellini e Michelangelo Antonioni. Poi sarà la volta della Nouvelle Vague e del Free Cinema inglese.
Michelangelo Antonioni e Federico Fellini
Il ’68 è l’anno delle contestazioni anche per il festival e dal ’69 al ’72 non vennero assegnati i premi così come volevano i “ribelli” che puntavano a una (irrealizzabile) uguaglianza culturale. Nel ’71, nel corso della 32esima edizione, viene proiettato il controverso capolavoro di Stanley Kubrick Arancia meccanica, ma bisognerà attendere 36 anni per il primo passaggio in televisione. Per tre anni (1973, 1977 e 1978) la Mostra fu cancellata e sostituita da omaggi, convegni e retrospettive. Nell’84 nasce la Settimana Internazionale della Critica, iniziativa spontanea del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, mentre nel 1988 vengono inaugurate le sezioni Orizzonti, Notte ed Eventi speciali. Agli inizi del nuovo decennio il Leone d’argento si sdoppia in Gran premio della giuria e Premio speciale per la regia, quest’ultimo inaugurato da Martin Scorsese nel 1990 con Quei bravi ragazzi.
Nel nuovo millennio si inaugura la sezione Controcorrente (2002) e l’attenzione si sposta verso “nuovi lidi”: il cinema emergente e quello orientale, dai già noti Zhang Yimou e Takeshi Kitano ad autori come l'iraniano Jafar Panahi, l’indiana Mira Nair e il coreano Kim Ki-duk. Dal 2009 si aggiunge un’altra sezione competitiva: quella del Controcampo italiano, dedicata alle opere nostrane. Oggi, come detto, il festival festeggia i suoi 73 anni smentendo, fortunatamente, un pronostico infausto. Leggenda vuole, infatti, che Antoine Lumière, padre dei fondatori della Settima arte Auguste e Louis, nel 1895, con scarsa lungimiranza, disse: “Le cinéma est une invention sans avenir (il cinema è un'invenzione senza futuro)”.