La contraddizione dei Freiheitlichen
Il 27 ottobre si voterà per il rinnovo dei consigli provinciali di Trento e Bolzano. È dunque cominciato in un certo senso il conto alla rovescia e i giornali usano in questi giorni lo slogan dei “100 giorni” che ci dividono da quell’appuntamento. La campagna elettorale vera e propria, però, non è ancora decollata. Molti leader non sono ancora rientrati dalle vacanze, altri ci andranno a breve. Quello di cui disponiamo, quindi, sono solo i primi abbozzi tematici, sui quali si svilupperà in seguito la discussione, presumibilmente verso la fine d’agosto.
A questo proposito Pius Leitner (Freiheitlichen) ha firmato un comunicato stampa che prefigura, in forma di critica alla Svp, quale sarà la costellazione probabile, nonché, ovviamente dal suo punto di vista, auspicabile: Stella Alpina ampiamente sotto la marca del 50%, perdita della maggioranza dei seggi e impossibilità di governare senza il contributo di un altro partito “tedesco” (che dunque dovrebbe essere rappresentato dagli stessi Freiheitlichen). Solo in questo modo – commenta Leitner – sarebbe possibile spezzare un’egemonia che ha bloccato la democrazia ed alla fine evidenziato più difetti che pregi.
Tra i punti critici sottolineati da Leitner spicca il rapporto che la Svp avrebbe intrattenuto con i suoi partner di lingua italiana: “Um selbst an der Macht zu bleiben, wird man dem italienischen Koalitionspartner gegenüber immer kompromissbereiter und hat den vom Pariser Vertrag und vom Autonomiestatut vorgesehenen Volksgruppenschutz mit einem aufgeweichten Volksgruppenausgleich ersetzt. Der Spitzenkandidat der SVP, Arno Kompatscher, ging jüngst sogar so weit, den ethnischen Proporz insgesamt in Frage zu stellen”. Si tratta di un passo significativo, perché qui è come se Leitner rimproverasse alla Svp di aver trascurato il compito di difendere la minoranza di lingua tedesca e ladina col risultato di equiparare, in modo indebito e troppo compromissorio, i diritti di tutti i gruppi linguistici.
Richiesto al riguardo, Leitner prova a correggere il tiro. “No, non interpreterei quel passo così. La mia critica dice questo: finora la Svp ha potuto governare con gli italiani considerandoli soltanto a titolo etnico, sminuendone dunque il contributo politico. Quello di cui ci sarebbe bisogno, invece, è proprio un coinvolgimento più attivo sul piano politico del gruppo linguistico italiano, e ciò potrebbe ovviamente avvenire se al governo provinciale partecipassero le forze politiche italiane più votate”. Eppure, supponendo una diminuzione del consenso attribuito alla Svp, i partner di lingua italiana assumerebbero già così più peso, anche politico, proprio come auspica Leitner. Per quale motivo, dunque, sarebbe indispensabile avere un ulteriore partner di coalizione “tedesco”? Ancora Leitner: “Beh, perché altrimenti la Svp diventerebbe ricattabile”.
Una posizione che Hans Heiss (Verdi), al quale abbiamo chiesto d’interpretare il medesimo passo, puntualizza così: “Qui a mio avviso si manifesta un’evidente contraddizione da parte dei Freiheitlichen. Il fatto che gli italiani acquisiscano più potere decisionale può essere tollerato soltanto in prospettiva di una diminuzione del potere Svp, ma poi c’è bisogno di un correttivo, in modo che non si spostino troppo gli equilibri etnici”. Forse i Freiheitlichen interpretano se stessi alla stregua di un simile correttivo e, all’apertura di tipo politico da loro richiesta, immaginano debba comunque essere applicato un corsetto etnico in grado di circoscriverne i possibili effetti? Come ciò sia possibile, considerando che, da un lato, il Pd costituisce il partner tradizionalmente più attendibile dal punto di vista di un’eventuale formazione del governo locale e, dall’altro, il variegato universo del centrodestra locale, forse più omogeneo ideologicamente ai Freiheitlichen, rappresenti però un ostacolo alle ambizioni separatiste di quel partito, è un’ulteriore contraddizione posta sul tappeto di una campagna elettorale dai tratti ancora molto incerti.