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Enrico Hell, Lofoten

Un viaggio fotografico delle isole Lofoten, in Norvegia. Un luogo magico di luce e aringhe essiccate.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
Borkenkäfer
Foto: Pixabay

Un'immensa distesa di ratrelliere nel villaggio di Å i Lofoten piene di merluzzi appesi ad essicare. Questo è tipico delle isole Lofoten del mese di aprile: i merluzzi, pescati in grande quantità vengono esposti al vento e alle basse temperature del periodo. Prendono il nome di stoccafisso (non di baccalà, che è sempre merluzzo, ma conservato sotto sale, cosa abbastanza diversa dal punto di vista organolettico). Ma la distinzione baccalà/stoccafisso, un tempo non controversa, venne messa in discussione, quando un gruppo di Veneziani della caracca Querinia, di Pietro Querini fece naufragio nel canale della Manica. Querini trovò rifugio alle Lofoten, precisamente nell'isola di Rost, che egli stesso cosi' descrive nel 1431 « Per tre mesi all’anno, cioè dal giugno al settembre, non vi tramonta il sole, e nei mesi opposti è quasi sempre notte. Dal 20 novembre al 20 febbraio la notte è continua, durando ventuna ora, sebbene resti sempre visibile la luna; dal 20 maggio al 20 agosto invece si vede sempre il sole o almeno il suo bagliore…gli isolani, un centinaio di pescatori, si dimostrano molto benevoli et servitiali, desiderosi di compiacere più per amore che per sperar alcun servitio o dono all’incontro…vivevano in una dozzina di case rotonde, con aperture circolari in alto, che coprono con pelli di pesce; loro unica risorsa è il pesce che portano a vendere a Bergen. (...) Prendono fra l'anno innumerabili quantità di pesci, e solamente di due specie: l'una, ch'è in maggior anzi incomparabil quantità, sono chiamati stocfisi; l'altra sono passare, ma di mirabile grandezza, dico di peso di libre dugento a grosso l'una. I stocfisi seccano al vento e al sole senza sale, e perché sono pesci di poca umidità grassa, diventano duri come legno. Quando si vogliono mangiare li battono col roverso della mannara, che gli fa diventar sfilati come nervi, poi compongono butiro e specie per darli sapore: ed è grande e inestimabil mercanzia per quel mare d'Alemagna. Le passare, per esser grandissime, partite in pezzi le salano, e cosí sono buone (...). » Querini, in seguito, avvvio l'importazione dello stoccafisso delle Lofoten (via Bergen) verso l'Italia e nel suo Veneto, dove però lo stoccafisso cominciò ad essere impropriamente chiamato baccalà. Insomma il baccalà alla vicentina (cucinato con il latte come la fiskesuppe in Norvegia) non ha nulla a che vedere con il baccalà sotto sale ma è proprio lo stoccafisso delle Lofoten, vale a dire quello delle rastrelliere della foto della copertina del mio diario in facebook. Un'ultima notazione: oggi l'Isola di Rost nelle Lofoten è gemellata con Sandrigo, in provincia di Vicenza, per questa faccenda del Querini e dello stoccafisso/baccala'. Rost in realtà è un arcipelago di isolette e una è stata chiamata da loro in norvegese "Sandrigoya", in onore della vicentina Sandrigo. Corrispondentemente a Sandrigo una piazza è stata intitolata a Rost. La sovrapposizione semantica baccala'/stoccafisso è cosi spiegata.