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Unicredit, la scure degli esuberi

Il sindacato teme l’impatto - ancora sconosciuto - del piano sui 60 dipendenti del gruppo in Alto Adige. Vicentini (Cgil): “Il blocco del turnover non basta”.
Unicredit
Foto: InvestmentObserver

Che impatto avranno sull’Alto Adige i tagli a diecimila bancari prospettati per Unicredit? Se lo chiede la Fisac/Kvg, che si dice “estremamente preoccupata” per quanto finora è filtrato solo a livello di indiscrezioni, indirettamente confermate dall’ad Jean Pierre Mustier che ha parlato di futuri “prepensionamenti”. Un programma considerato dai vertici del gruppo internazionale che attende l’ufficialità data dalla presentazione il prossimo 3 dicembre del piano industriale a Londra. 

 

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La Federazione dei lavoratori del credito e delle assicurazioni dell’Alto Adige, che fa capo alla Cgil/Agb, teme in particolare i possibili riflessi in ambito locale. “Ci opponiamo con forza - afferma Romano Vicentini, segretario regionale della sigla - a questo piano esuberi che potrebbe avere impatto anche in provincia di Bolzano dove, a nostro avviso, il personale andrebbe invece incrementato con nuove assunzioni di giovani”. 

Ci opponiamo con forza a questo piano esuberi anche in provincia di Bolzano dove il personale andrebbe invece incrementato con nuove assunzioni di giovani (Romano Vicentini, Fisac-Cgil)

Per Vicentini, in questi ultimi anni la rete di Unicredit in Alto Adige ha già sofferto di una costante carenza di personale e il piano per altri 10mila occupati, dagli attuali 86mila del gruppo presente in 14 Paesi europei, potrebbe dare un colpo aggiuntivo. “Molti colleghi – spiega -, da qualche anno a questa parte, si spostano giornalmente dalla provincia di Trento verso Bolzano per presidiarne le agenzie e gli uffici”.

 

 

Secondo la Fisac/Kvg, proprio in un territorio economicamente dinamico come l’Alto Adige, è fondamentale la presenza non solo delle banche locali, ma anche di istituti a respiro nazionale ed internazionale: “Unicredit ha sempre avuto un ruolo importante nel finanziamento delle imprese e delle famiglie” prosegue Vicentini che a salto.bz aggiunge: “La stessa provincia di Bolzano è un territorio interessante per un gruppo bancario internazionale. Non capiamo quindi le ragioni di un arretramento. Per saperne di più attendiamo di conoscere i dettagli con il piano industriale che sarà ufficializzato il 3 dicembre”. 

L’Alto Adige è un territorio interessante per un gruppo bancario internazionale. Non capiamo quindi le ragioni di un arretramento. Tanto più che l’eventuale blocco del turnover non basterebbe a coprire gli eventuali tagli

Stime al momento non ce ne sono. Si sa che i dipendenti attuali sono circa 60, distribuiti in 15 filiali contando gli sportelli leggeri. Una decina di occupati sono già usciti con l’ultimo piano di riassetto e il ricorso al fondo esuberi: si tratta di coloro, nati tra il 1956 e il 1959, che erano più vicini alla pensione. Il problema da qui in avanti, considera la Fisac-Cgil, è che sebbene in Unicredit a Bolzano e provincia l’età media non sia bassa, il numero di lavoratori vicini ai requisiti della previdenza rimane esiguo. Il blocco del turnover legato alla probabile uscita del prossimo scaglione - le classi di nascita dalla fine degli anni Cinquanta al ’62-63  - non basterebbe per assorbire i tagli.