Società | Il report

Il problema del lavoro per gli immigrati

Dossier statistico immigrazione 2019: in Alto Adige più di 50mila stranieri. Alta la disoccupazione: 10% contro il 3% degli altoatesini. E con l’alloggio non va meglio.
Stranieri
Foto: upi

La promessa si rinnova: “Vogliamo realizzare una politica dell’integrazione che tenga conto dei diritti e dei doveri”, dice l’assessore Philipp Achammer, una volontà che però viaggia a corrente alternata, come alcuni esempi hanno già dimostrato. L’occasione per tornare sulla questione è la presentazione odierna, in contemporanea in varie città d’Italia, Bolzano compresa, del Dossier statistico immigrazione 2019, uno “strumento fondamentale allo scopo di adottare le decisioni politiche più appropriate”, lo definisce Achammer ricordando che a partire dal 2020 per poter accedere ai contributi provinciali “le persone immigrate dovranno dimostrare di conoscere almeno una delle lingue locali, seguire un corso sull’integrazione e garantire l’assolvimento dell’obbligo scolastico da parte dei figli”.

 

I numeri altoatesini

 

I due problemi principali per gli immigrati restano il lavoro e la casa. La disoccupazione è al 10% (per gli altoatesini è al 3%) e quelli che riescono a trovare un impiego finiscono di solito nel circuito del precariato, con stipendi bassi. Troppo proibitivi i costi per l’alloggio senza contare le difficoltà legate alla diffidenza, quando non al razzismo, di certi proprietari. Dal report, illustrato da Fernando Biague e Matthias Oberbacher del Servizio coordinamento per l’integrazione, emerge che all’inizio del 2018, in provincia, i residenti stranieri, provenienti da 138 Paesi diversi, erano 50.333 pari a una percentuale del 9,5% rispetto al totale della popolazione. L’aumento rispetto al 2017 è stato di 2.315 persone pari al +4,4%, nel Tirolo questa percentuale è attualmente del 16%.

 

 

Un terzo degli stranieri presenti in Alto Adige proviene da Paesi dell’Unione Europea, il 19% dall’Asia ed il 14% dall’Africa. La maggior parte degli stranieri presenti in Alto Adige risiede nei 7 Comuni con oltre 10.000 abitanti; a Fortezza, Brennero, Ponte Gardena e Salorno la percentuale di migranti supera il 20%. Altro dato da segnalare è la struttura anagrafica degli stranieri presenti in Alto Adige che è più giovane del resto della popolazione. Il tasso di natalità è di 2,6 a fronte dell’1,6 della media provinciale. Va detto che il numero degli abitanti con background migratorio nati in Alto Adige è ancora piuttosto esiguo ma questo diventerà sicuramente un tema demografico dei prossimi anni. Infine le nazionalità maggiormente presenti in Alto Adige sono Albania 11,4% (5739), Pakistan 7,2% (3621), Marocco 7 % (3507), Romania 6,6% (3323).

 

L’Italia nel mirino

 

Allargando lo sguardo al quadro nazionale il dossier del Centro studi e ricerche Idos si sofferma sulle politiche messe in atto dal primo governo Conte, e volute dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, e le accuse non sono leggere: “Tra le estati 2018 e 2019 è indubbiamente trascorso un annus horribilis per l’immigrazione, con ben due decreti ‘sicurezza’, immediatamente convertiti in legge, che hanno colpito sia gli immigrati già presenti in Italia, il primo, sia quelli diretti verso il paese, il secondo”. Il primo decreto sicurezza nello specifico ha verosimilmente avuto come conseguenza l’aumento sensibile degli irregolari in Italia, scrivono i ricercatori sottolineando che “da un lato ha abolito i permessi per protezione umanitaria, rendendone impossibile rinnovi e nuovi rilasci, dall’altro istituendo permessi ‘speciali’ più labili e difficilmente rinnovabili, ha ridotto e reso più precaria la platea dei beneficiari. Anche a seguito di tali revisioni, dai 530.000 stranieri irregolari stimati a inizio 2018, si è calcolato che entro il 2020 possano arrivare a oltre 670.000: un numero secondo solo a quello emerso nella grande regolarizzazione del 2002”. E c’è di più: “La mancata risoluzione della questione della cittadinanza per chi nasce in Italia, in un paese in cui iniziano ad affacciarsi addirittura le terze generazioni di immigrati, costituisce uno di quei fattori che stanno contribuendo ad avviare processi di disaffezione e - soprattutto tra i più giovani e qualificati - anche di abbandono dell’Italia”. 

Tra le estati 2018 e 2019 è indubbiamente trascorso un annus horribilis per l’immigrazione, con ben due decreti ‘sicurezza’, immediatamente convertiti in legge, che hanno colpito sia gli immigrati già presenti in Italia, il primo, sia quelli diretti verso il paese, il secondo

Fotografia sui flussi

 

Il crollo degli arrivi via mare è stato ottenuto al prezzo di un elevato numero di migranti, o fermati lungo la traversata dalla Guardia costiera libica “(appositamente finanziata, addestrata e rifornita di mezzi dall’Italia e dall’Unione europea) e riportati nei campi di detenzione del paese nordafricano (dove sono tornati a subire sevizie, stupri e torture), oppure annegati lungo la rotta del Mediterraneo centrale, ancora la più letale al mondo con più di 25.000 morti o dispersi accertati dal Duemila ad oggi: oltre la metà di tutti quelli calcolati nelle rotte marittime a livello mondiale”, si legge nel dossier.

Per i ricercatori “se alla drastica riduzione degli arrivi via mare si aggiunge la sostanziale chiusura, da diversi anni, dei canali regolari di ingresso per i non comunitari che intendano venire a lavorare stabilmente in Italia, ben si capisce perché, in realtà, è da almeno 6 anni che la popolazione straniera non è in espansione. Anche nel 2018 essa è cresciuta di appena il 2,2%, arrivando a 5.255.000 residenti, pari all’8,7% di tutta la popolazione. Una tendenza che stride con l’andamento mondiale delle migrazioni, se si pensa che in due anni i migranti nel mondo sono aumentati di oltre 14 milioni, arrivando a un totale di 272 milioni a giugno 2019, pari a più di 1 ogni 30 abitanti della Terra”.