Società | prospettive

L’Alto Adige del futuro

Lo studio di Eurac Research e della Steinbeis-Hochschule di Berlino. Una panoramica audace dei quattro possibili scenari post pandemici per la regione.
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Foto: Suedtirolfoto.com/Helmuth Rier

“Lo scopo della previsione strategica non è quello di prevedere il futuro, ma di affrontare i vari scenari futuri in modo sistematico e scientificamente valido, cogliendo le opportunità e le sfide che ne derivano”. Sono le parole di Heiko von der Gracht, docente di studi sul futuro della School of International Business and Entrepreneurship della Steinbeis Hochschule di Berlino e coordinatore dello studio che ha visto coinvolti venti esperti stranieri e altoatesini.

Il primo step è stato quello di indagare i principali sviluppi internazionali che avranno influenza diretta sulla regione per i prossimi dieci anni, che comprendono cambiamenti climatici, tecnologici e demografici, urbanizzazione e migrazioni, indicando inoltre le sfide a breve termine dettate dalla pandemia. “La lungimiranza strategica ci aiuta a plasmare il futuro che vogliamo agendo nel presente” continua von der Gracht.

Dopo aver preso in considerazione ulteriori dimensioni quali società, salute, economia, ambiente, politica e tecnologia, gli studiosi sono riusciti a delineare quattro scenari - descritti minuziosamente in un rapporto consultabile in lingua tedesca (la versione italiana sarà disponibile prossimamente) - relativi all’Alto Adige che verrà, in una finestra puntata direttamente sul 2030. Il passo successivo sarà invitare gli stakeholder provinciali ad esprimersi sulle strade da intraprendere per rendere l’Alto Adige una regione più sostenibile.

Per ogni scenario è stata valutata la capacità di adempiere ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. “Per la giunta provinciale dell’Alto Adige è stato importante che si applicasse questo metro di valutazione, in modo da poter riconoscere immediatamente gli scenari che meglio si prestano allo sviluppo sostenibile” dichiara il presidente della Provincia autonoma di Bolzano Arno Kompatscher.

 

 “La forza risiede nella tradizione”, il mondo della consapevolezza regionale

 

L’epidemia di Covid-19 ha messo in luce la fragilità di un’economia globalizzata, finendo per generare forti sentimenti di insicurezza. La popolazione rimane così ancorata al pensiero dello Stato-nazione, della separazione con il mondo esterno e del ritorno all’offerta familiare. I governi rimodulano i processi di mercato per garantire la sicurezza sociale dei cittadini. Le tradizioni locali vengono rafforzate, così come la lingua e i dialetti locali. Il mondo globale ne esce frammentato, con restrizioni alla libertà di movimento di persone e merci. La concorrenza tra paesi aumenta, i nazionalismi si rafforzano fino a sfociare in tensioni geopolitiche, conflitti economici e guerre per l'accaparramento delle risorse. Le organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite perdono di importanza e gli accordi multilaterali vengono rescissi.

 

L’Alto Adige gode di una forte identità regionale e anche in questo caso il cambiamento radicale generato dalla pandemia si traduce con un importante ritorno alle tradizioni.

La politica si pone l'obiettivo di investire sull’economia regionale, sulla sicurezza sociale e sulla salute della propria popolazione. Le politiche sociali hanno maggior successo se applicate nel campo dell’assistenza a giovani, anziani e famiglie. Le esigenze dei migranti provenienti da paesi extraeuropei e delle nuove minoranze non vengono invece prese in considerazione, con frequenti tensioni causate dalle mancate misure di integrazione politica, sociale ed economica dei cittadini più emarginati. L’aumento dei risentimenti e dei pregiudizi razziali vengono affrontati con sistemi di controllo, repressione e sorveglianza.

 

“Pensare globale, agire locale”, il mondo del neo-cosmopolitismo

 

Il 2030 sarà l’era di una radicale ristrutturazione socio-ecologica del pianeta. 

La pandemia ha evidenziato l'insostenibilità di un'economia mondiale iper-globalizzata, specie per le conseguenze sociali ed ecologiche. La retorica della crescita economica senza fine viene respinta come un vero obiettivo sociale, mentre le disuguaglianze sociali, la perdita di biodiversità e il cambiamento climatico sono le principali sfide globali che vengono affrontate in maniera coordinata a livello globale, mettendo in secondo piano le competenze decisionali locali e nazionali. Sempre più costituzioni vengono aggiornate con i cosiddetti “diritti della natura”. 

La circolazione globale di beni e merci diminuisce grazie a un ripensamento del ciclo produttivo, che diventa socialmente equo ed ecologicamente sostenibile.

 

La politica di redistribuzione equa delle risorse e dei beni accresce le pari opportunità delle persone, limitando i diritti di proprietà privata a discapito delle grandi imprese e dei privati facoltosi.

La solidarietà globale aumenta e l’Alto Adige rafforza i propri legami con la comunità mondiale, trasformando al contempo i propri stili di vita e produttivi in una direzione sostenibile. Il benessere soggettivo e le relazioni sociali acquistano importanza, all’interno di un processo sostenuto da una cultura politica di stampo localista e partecipativo, in cui le esigenze e i desideri dei diversi gruppi sociali sono presi in considerazione nel processo decisionale politico. 

La diversità sociale è accettata e percepita come un punto di forza. Viene favorita l'edilizia popolare, l’educazione nelle scuole e la creazione di nuove prospettive per i cosiddetti NEETs, i giovani adulti che non studiano né lavorano, ridefinendo al contempo il rapporto vita-lavoro con una diminuzione degli orari e un miglioramento delle condizioni lavorative.

 

“Ognuno è artefice del proprio destino”, il mondo della libertà individuale

 

Il 2030 è l’anno della concorrenza. Gli altoatesini sono fortemente legati al concetto di libertà individuale. La pandemia di Covid-19 ha portato a cambiamenti e riforme selettive che mettono al centro le prestazioni e la responsabilità individuale, schiacciando bruscamente il pedale dell’acceleratore sociale. Una corsa continua che vede i governi in continua competizione e un aumento della fiducia nei meccanismi di mercato, regolati dal principio della concorrenza. I mercati nazionali finiscono deregolamentati e le istituzioni pubbliche in gran parte privatizzate. Lo spirito imprenditoriale si fa forza della riduzione degli ostacoli burocratici. La mancanza di un intervento statale ha provocato una concentrazione asimmetrica di potere e un consistente aumento delle disuguaglianze economiche e sociali. Le normative ambientali vengono gradualmente smantellate per non ostacolare il progresso. In Alto Adige, le aziende locali traggono maggiori profitta e la società che si delinea risulta sempre più individualizzata. I giovani ne pagano le conseguenze, soffocati dallo spettro competitivo e dal perfezionismo, con un aumento dei casi di depressione. Lo stato sociale sta capitolando e la salute viene trattata come mero settore economico, con una drastica riduzione degli investimenti pubblici e una sempre maggiore privatizzazione dei servizi medici e ospedalieri.

 

L’utilizzo dei combustibili fossili è ancora predominante e sempre più attenzione viene rivolta all’energia nucleare. L’inquinamento ambientale, come il consumo di risorse, è aumentato e i costi sociali ed ecologici continuano ad essere esternalizzati verso gli altri paesi, le generazioni future e la natura non umana. Le conseguenze dell'incombente cambiamento climatico sono chiaramente evidenti anche in Alto Adige. Gli eventi meteorologici estremi stanno diventando più frequenti e gravi del solito. A causa della ridotta disponibilità di acqua, dovuta al ritiro dei ghiacciai e alla minore quantità di neve, si verificano conflitti sia interni sia con le regioni limitrofe, in particolare con la Pianura Padana.
 

“Esiste una soluzione (tecnologica) a tutto”, il mondo delle innovazioni verdi

 

Il 2030 fa rima con solidarietà internazionale. Gli altoatesini si sentono legati al mondo come fosse una sorta di villaggio globale. La pandemia ha condotto a una serie di riforme che guardano all'innovazione tecnologica e all'aumento dell'efficienza.

Il mondo (e l’Alto Adige) sono convinti che crescita economica e sostenibilità possano andare di pari passo. 

Dopo la pandemia la comunità internazionale è cresciuta, gli stati sono caratterizzati da una stretta collaborazione, con un rafforzamento degli accordi multilaterali finalizzati all'obiettivo della “crescita verde”. Le istituzioni nazionali ed europee investono in tecnologie a basse emissioni, mentre i processi di digitalizzazione e automazione stanno diventando il motore di una nuova integrazione globale, con effetti diretti sulla convivenza sociale, politica e culturale.

 

La maggior parte dell'energia consumata in Europa viene prodotta da fonti rinnovabili con una conseguente diminuzione delle emissioni di gas serra nell’aria. Aumentano gli scambi globali in termini di informazioni, tecnologie, merci e persone ma paradossalmente anche il consumo stesso di risorse ed energia.

La società altoatesina è caratterizzata da un'identità europea e da una profonda fiducia nel progresso tecnologico, con corposi investimenti nei settori della ricerca, dell'innovazione, dell'istruzione, della cultura e dell'arte. 

La Provincia Autonoma di Bolzano ha aderito ad una rete internazionale di formazione e ricerca che si concentra sulla formazione pratica dei giovani: una crescente offerta di "apprendimento permanente" che apre a nuove importanti prospettive anche per le donne, che in uno spirito di pari opportunità vede la politica sforzarsi per sostenerle nel loro sviluppo professionale. Tuttavia i ruoli di genere e le relazioni di potere all’interno delle mure domestiche rimangono cristallizzati, poiché l'educazione dei bambini, dei lavori domestici e del lavoro di cura rimane ancora prerogativa femminile.