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Politica | Convenzione Alto Adige

Cir-CONVENZIONE di incapaci?

Cittadini coinvolti nella riforma dello Statuto di Autonomia: una farsa?
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

L'Alto Adige Südtirol vuole cambiare pelle. Per questo motivo, con una Legge Provinciale del 23 aprile 2015 ha istituito una Convenzione per la riforma dello Statuto di Autonomia del Trentino Alto Adige. Allo stesso modo, i cugini trentini hanno istituito una Consulta per la revisione dello stesso Statuto.

L'intento è quello di riformare lo Statuto di Autonomia del 1972, che al Titolo XII, Art. 103 (2) permette la modifica dello stesso per iniziativa della Regione, quindi, su proposta delle due Provincie autonome.

La Provincia di Bolzano ha deciso di istituire un complesso organo para-istituzionale, appunto, la Convenzione, composto sia da esponenti politici sia da rappresentanti della società civile. Esiste una pagina web che spiega il funzionamento di questo organo rivoluzionario nella sua composizione perché, appunto, sembrerebbe porre il potere di iniziativa nelle mani dei cittadini, più che della politica.

Tutto bene? Direi di no, per almeno due motivi: la procedura di modifica dello Statuto, spiega lo stesso, è prettamente Costituzionale; il c.d. potere di iniziativa definito dalla Convenzione nelle mani dei cittadini è solo formale, ma non sostanziale.

Il primo punto critico della presente Convenzione, totalmente ignorato da qualsiasi documento provinciale presentato è, appunto, relativo alla procedura di riforma dello Statuto di autonomia. Lo slogan utilizzato dalla Provincia “Immaginare l'Alto Adige” è molto suggestivo, ma andrebbe spiegato a chiare lettere che i lavori della Convenzione non porteranno a nessun tipo di modifica dello Statuto. Innanzitutto, i lavori della Convenzione bolzanina dovranno essere presentati al Consiglio Regionale e confrontati con il documento presentato dal Consiglio Provinciale di Trento. Quindi, il testo licenziato dalla Convenzione al massimo potrà essere considerato uno tra le due proposte sul banco della politica regionale, perché appunto il potere di iniziativa di revisione appartiene unicamente alla Regione. Infine, come anticipato, quella proposta regionale di revisione dovrà subire la tagliola della procedura Costituzionale di revisione dello statuto, con tutte le possibili modifiche che i due rami del Parlamento vorranno apporre. Quindi, per concludere, non si capisce proprio perché nei documenti sulla Convenzione prodotti dalla Provincia di Bolzano non ci sia la minima menzione a questa complessità, lasciando invece credere ai cittadini che tutto debba essere deciso tra Bolzano e Trento, quindi dalla Convenzione stessa.

Appunto «ai cittadini» e qui veniamo al secondo punto critico. La Convenzione è un organo, costituito da 33 soggetti, ovvero due sindacalisti, due imprenditori, quattro rappresentanti dei Comuni, cinque esperti, otto cittadini e dodici Consiglieri Provinciali. Una composizione alquanto anomala, ma nel pieno rispetto della proporzionale etnica! Alla Convenzione si affianca un c.d. Forum dei 100, ovvero cento cittadini sorteggiati tra quelli che manifesteranno la loro disponibilità entro una data non specificata! Tra questi, a loro volta otto verranno sorteggiati ed entreranno di diritto nella struttura istituzionale della Convenzione. Il Forum verrà “regolarmente informato sui lavori della Convenzione e...sentito e interpellato con modalità definite dalla Convenzione stessa”, come recita l'Art. 5 della Legge istitutiva della Convenzione. Quello che non si capisce è il peso decisionale di un Forum che verrà sicuramente informato, ma non si capisce minimamente in che modo utilizzato e interpellato da una Convenzione al quale già partecipa con otto membri. Insomma, una ridondanza che fa il palio con la lontananza di questo Forum dalla decisione finale sulle sorti del nuovo Statuto che, appunto, si compiranno in sede di discussione parlamentare e votazione con Legge Costituzionale.

Ma non è finita. La Provincia ha organizzato otto giornate di incontri con la popolazione, chiamati Open Space, il primo dei quali tenutosi sabato scorso presso l'Eurac sul tema “Quale futuro per il nostro territorio”, al quale ho partecipato.

Come spiegato dai responsabili del Forum, ogni giornata di lavoro prevede(rà) la formazione di tavoli tematici di lavoro (modello Leopolda) durante i quali, ognuno nella propria lingua, è chiamato a dire e sostenere quello che crede. Ogni tavolo di lavoro produce un documento e l'insieme dei documenti prodotti verrà consegnato sia al Forum dei 100 sia alla Convenzione che, ancora, non si sa in che forma e che peso, potrà eventualmente tenerne conto. Lo scopo di questi tavoli, quindi queste otto giornate Open Space, è appunto di «acquisire idee e proposte della popolazione» (Art. 5 (3) Convenzione). In altre parole, si tratterà di una mole di documenti, sotto forma di opinioni e idee, prodotti da cittadini sicuramente volonterosi, ma tipicamente poco preparati su un argomento molto tecnico e poco maneggiabile dal cittadino qualunque. Perché un conto è l'idea, un altro la sua trasformazione in legge coerente e concordante con il sistema giuridico vigente, la non conoscenza del quale è tipicamente comune al cittadino medio. Inoltre, quelli raccolti dagli Open Space, sono documenti colmi di buoni propositi, ma sintetizzati dal moderatore di turno, a sua immagine e somiglianza. Infine, dall'osservazione dei lavori è emerso un fatto significativo e poco sottolineato dalla stampa, assente in queste giornate: la presenza, anzi, la onnipresenza tanto del partito di raccolta sudtirolese quanto del partito di Eva Klotz, praticamente ad ogni tavolo di lavoro. Insomma, c'erano gli Schützen con il loro comandante, l'addetto stampa e diversi noti esponenti, ma anche la componente più secessionista della SVP che su mia richiesta a forza si è fatta riconoscere per le cariche interne al partito. Una presenza del tutto legittima, s'intende, e capace di monopolizzare alcuni tavoli, magari impegnati a discutere sulla estrema necessità di una scuola monolingue o di una secessione finanziaria da Roma. Tavoli condotti quasi interamente nella lingua tedesca (spesso nel dialetto ai più meno comprensibile), vista la mancanza di una traduzione simultanea che ha tagliato fuori dal dibattito diversi anziani italiani.

Insomma, l'impressione forte era di una precisa organizzazione attorno ai tavoli di lavoro per influenzare ideologicamente i 45 minuti di discussione previsti su temi di interesse precipuo della componente secessionista della popolazione di madrelingua tedesca. Se questa impressione corrisponde al vero, non è azzardato ipotizzare che la Convenzione e il Forum dei 100 saranno innondati da quella che verrà definita la volontà ufficiale della cittadinanza altoatesina, così per come raccolta nel corso degli otto Open Space in tutta la Provincia, appunto, scientificamente occupati.