Sudtirolo sempre più laico
Il quotidiano Dolomiten oggi ha rilanciato una notizia apparsa ieri sui quotidiani nazionali e basata sulle ultime statistiche Istat relative alla ‘propensione religiosa’ degli abitanti in Italia. Il titolo scelto “Viele Kirchenbäncke bleiben leer” e la foto abbinata (raffigurante un sacerdote di spalle mentre celebra in una chiesa praticamente vuota) indicano la concreta preoccupazione che il Sudtirolo sia avviato ormai verso un’inesorabile indebolimento del suo legame con la religione cattolica.
Nel sottotitolo dell’articolo il quotidiano mette in evidenza la sostanza dei dati: in Italia oggi ormai è solo un terzo della popolazione a dichiarare di andare a messa almeno una volta alla settimana. E quel che è più grave - osserva Dolomiten - il Sudtirolo si pone sotto la media.
Nell’articolo Dolomiten riferisce quindi i dati. Ma è strano che faccia riferimento alla regione Trentino Alto Adige e non alla sola Provincia di Bolzano, per la quale in realtà i dati disaggregati sono in bella evidenza nella pagina Istat dedicata alla ricerca. Quasi come se al quotidiano in lingua tedesca facesse male constatare un dato aggiuntivo: e cioè che che i trentini, oggi, risultano essere più ‘fedeli’ degli altoatesini.
Ma veniamo alle percentuali. Negli ultimi 10 anni in Italia i praticanti sono passati dal 33,4% del 2006 a 29% del 2015.
In Trentino Alto Adige la percentuale dei praticanti scende al 27,6%, ma in realtà il dato risulta essere la media tra il 31,2% dei praticanti trentini e il 23,9% di quelli sudtirolesi/altoatesini.
Come si vede la differenza tra le due province autonome è molto significativa. Al punto di avvicinare la frequentazione religiosa trentina a consuetudini più proprie del Veneto (32,4%) e del sud Italia (33,5%). E mettere invece in competizione la disaffezione sudtirolese per la frequentazione delle chiese con le regioni italiane più laiche, come Liguria (18,8%), Toscana (19,4%), Valle D’Aosta (21%), Emilia Romagna 21,6% e Friuli (21,9%).
Non c’è che dire: per il Sudtirol terra degli Herz-Jesu-Feuer si tratta evidentemente di un cambiamento epocale e di un segno di forte secolarizzazione.
Tutto questo in un’epoca come la nostra carica di contraddizioni. In cui i Chriskindlmärkte si caricano paradossalmente sempre più di simboli non religiosi, mentre partiti politici si affannano in frettolosi appelli al mantenimento delle tradizioni natalizie. Cercando in questo modo di approfittare delle paure manifestate da un’ampia fascia di popolazione, resa inquieta dalla progressiva crescita della comunità musulmana tra i residenti.
Seppur spaesati i sudtirolesi - sempre più ‘laici’ come dimostra anche il voto convinto della SVP ieri al Senato sulla legge sulle unioni civili - possono naturalmente anche guardare oltre confine per osservare come se la passano nel resto del mondo di lingua tedesca in tema di propensione religiosa.
Un vero e proprio paragone in realtà non è possibile, perché i dati disponibili in Austria e Germania vengono rilevati in un modo completamente diverso rispetto alle ‘dichiarazioni di frequentazione’ raccolte telefonicamente dall’ISTAT. Nei due paesi di lingua tedesca infatti i praticanti vengono contati uno per uno in due specifiche domeniche all’anno. Inoltre va naturalmente considerato il fatto che in Austria, Germania e Svizzera le percentuali di cristiani non cattolici sono molto più significative che in Italia.
Tant’è: nella diocesi di Innsbruck i praticanti risultano essere il 13,8% dei 391mila cattolici sulla carta. Percentuale che scende all’11% se si considera tutta l’Austria e al 10,9% se si considera la Baviera. Più ‘ligi’ sono i cattolici Svizzeri che si fanno vedere settimanalmente nelle chiese con una percentuale del 18%.
Rispetto ai cugini d’oltralpe dunque i sudtirolesi/altoatesini sono ancora più legati alla partecipazione alla messa almeno una volta alla settimana. Ma ancora per quanto?
Come lascia supporre l
Come lascia supporre l’articolista, le statistiche ISTAT, nel caso della partecipazione religiosa sono poco attendibili. Si tratta di “indagini campionarie” che si basano su interviste. Di fronte a domande del tipo “Quante volte va a messa” molte persone rispondono in modo “meno negativo”; tendono cioè a nascondere la realtà per ragioni, che tra l’altro, sarebbe interessante analizzare. Di fatto aumentano la propria affezione religiosa.
A Bolzano, nella primavera del 2008, è stata fatta un’indagine, non una statistica ma un vero e proprio conteggio, del numero dei partecipanti alla messa durante un sabato e una domenica.
Ebbene nei due giorni il numero delle persone che si sono recate alla messa corrisponde a circa un 10% della popolazione di Bolzano.
Dato del 2008.. e non penso che i praticanti siano siano aumentati in questi 8 anni.
Questo dato dovrebbe far riflettere ma si preferisce evitare; il clima come detto, non è favorevole…